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Reato di evasione: quando è inammissibile l’appello

Un uomo agli arresti domiciliari si allontana di 100 km per costituirsi presso un’altra stazione dei Carabinieri, adducendo una convivenza intollerabile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando la condanna per il reato di evasione. La decisione sottolinea che il motivo dell’allontanamento è irrilevante ai fini del dolo e che la particolare tenuità del fatto è stata esclusa a causa della personalità dell’imputato e delle modalità della condotta.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Anche Consegnarsi ai Carabinieri può non Bastare

Il reato di evasione, disciplinato dall’articolo 385 del Codice Penale, punisce chi, legalmente arrestato o detenuto per un reato, evade. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce alcuni aspetti fondamentali di questo delitto, confermando che anche l’intenzione di costituirsi non esclude la responsabilità penale. Analizziamo un caso che illustra perfettamente come la legge interpreta la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione, anche per ragioni apparentemente comprensibili.

I Fatti del Caso

Un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso la sua abitazione a Foggia, decideva di allontanarsi volontariamente. Percorreva ben cento chilometri per raggiungere la stazione dei Carabinieri di Larino, dove si costituiva spontaneamente. La ragione addotta per questo gesto era una presunta “intollerante coabitazione” con la moglie, iniziata da pochi giorni, che lo avrebbe spinto a chiedere di essere ricondotto in carcere. Nei gradi di merito, l’uomo veniva condannato per il reato di evasione. La difesa proponeva quindi ricorso in Cassazione, chiedendo l’assoluzione per inoffensività del fatto o, in subordine, il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione sul reato di evasione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso generici e manifestamente infondati, ribadendo un principio cardine: la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Nel merito, la decisione della Corte d’Appello è stata considerata immune da vizi logici o giuridici.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi principali che meritano un’analisi approfondita.

L’Irrilevanza dei Motivi e il Dolo Generico

Il primo punto cruciale riguarda l’elemento psicologico del reato. Per configurare il reato di evasione, è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. Questo significa che basta la consapevolezza e la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza autorizzazione. I motivi personali che spingono a tale condotta, come un litigio familiare o il desiderio di tornare in prigione, sono del tutto irrilevanti ai fini della sussistenza del reato. La condotta di allontanarsi volontariamente dal domicilio integra di per sé il delitto, a prescindere dallo scopo finale dell’agente. Consegnarsi alle forze dell’ordine in un altro luogo non cancella l’illecito già commesso.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Il secondo aspetto riguarda l’articolo 131 bis c.p., che prevede la non punibilità per fatti di “particolare tenuità”. La difesa sosteneva che, essendosi l’imputato costituito, il fatto fosse di minima offensività. La Corte ha respinto questa tesi con una motivazione articolata. I giudici hanno considerato non solo le modalità della condotta (un allontanamento di ben cento chilometri), ma anche la personalità dell’imputato. I precedenti penali e la “inquietante personalità” emersa dagli atti hanno portato a escludere che la fattispecie concreta potesse essere qualificata come di “minima offensività”. La valutazione, quindi, non si è limitata al singolo episodio, ma ha abbracciato un giudizio complessivo sulla pericolosità sociale del soggetto, ritenendo che la sua condotta non potesse essere considerata un’offesa lieve al bene giuridico protetto dalla norma.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza?

Questa pronuncia della Cassazione offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce la natura formale del reato di evasione: l’obbligo di permanere nel luogo di detenzione è assoluto e la sua violazione volontaria è sufficiente a integrare il reato, a prescindere dalle intenzioni successive, come quella di costituirsi. In secondo luogo, chiarisce che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto è un’analisi complessa che va oltre il singolo gesto. Le modalità dell’azione, il contesto e, soprattutto, la personalità e i precedenti dell’autore del reato sono elementi determinanti che il giudice di merito deve considerare. Pertanto, chi si trova in una situazione di detenzione domiciliare deve essere consapevole che qualsiasi allontanamento non autorizzato, per quanto motivato da ragioni personali, costituisce un grave illecito penale con conseguenze significative.

Se una persona agli arresti domiciliari si allontana per consegnarsi spontaneamente alle forze dell’ordine, commette comunque il reato di evasione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la condotta di volontario allontanamento dal luogo di restrizione domiciliare integra il reato di evasione. Il fatto di presentarsi successivamente presso una stazione dei Carabinieri non esclude il reato, in quanto il dolo richiesto è generico e consiste nella mera consapevolezza e volontà di allontanarsi dal domicilio.

Perché la Corte non ha considerato l’atto di ‘particolare tenuità del fatto’ nonostante l’imputato si sia costituito?
La Corte ha escluso la particolare tenuità del fatto perché la valutazione non si limita alla sola condotta, ma include anche altri indicatori. Nel caso specifico, sono state considerate le modalità dell’azione (spostarsi di cento chilometri), l’assenza di giustificazioni convincenti e, soprattutto, l’inquietante personalità e la pericolosità dell’imputato, emergenti dai suoi precedenti penali.

Qual è l’elemento psicologico richiesto per configurare il reato di evasione?
Il reato di evasione richiede il ‘dolo generico’. Ciò significa che è sufficiente la mera consapevolezza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione o arresti domiciliari, risultando irrilevanti i motivi specifici o gli scopi ulteriori che hanno spinto la persona a compiere tale condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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