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Reato di evasione: perché la recidiva blocca la prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una persona condannata per il reato di evasione. I giudici hanno ritenuto il ricorso manifestamente infondato, sottolineando che la condotta (trovarsi in un luogo non autorizzato) costituiva evasione. La Corte ha inoltre negato le attenuanti generiche a causa dell’intensità del dolo e degli otto precedenti specifici. Infine, la prescrizione è stata esclusa in virtù della recidiva qualificata, che ha esteso il termine a dieci anni, non ancora trascorsi.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Quando Precedenti e Recidiva Impediscono la Prescrizione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali in materia di reato di evasione, attenuanti generiche e prescrizione. Il caso analizzato offre spunti cruciali per comprendere come il passato criminale di un imputato possa influenzare pesantemente l’esito di un processo, in particolare quando si discute della decorrenza dei termini per l’estinzione del reato. La decisione sottolinea l’importanza della specificità e fondatezza dei motivi di ricorso, pena la loro inammissibilità.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dal ricorso presentato da una persona condannata dalla Corte di Appello per il delitto di evasione, previsto dall’articolo 385 del codice penale. L’imputata, soggetta a una misura restrittiva che le permetteva di recarsi in un luogo specifico per svolgere attività lavorativa, era stata sorpresa dalle forze dell’ordine in un luogo diverso da quello autorizzato. Contro questa sentenza, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre distinti motivi.

I Motivi del Ricorso e il reato di evasione

La difesa ha contestato la decisione della Corte di Appello su tre fronti principali:

1. Erronea applicazione della legge penale: Si contestava la sussistenza stessa del reato, sostenendo che la condotta non integrasse gli estremi dell’evasione.
2. Mancata concessione delle attenuanti: Si lamentava il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e la non applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), argomentando a favore di una minore gravità della condotta.
3. Intervenuta prescrizione: Si sosteneva che il reato, commesso il 13 gennaio 2017, fosse ormai estinto per il decorso del tempo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto in toto le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi proposti non solo generici, ma anche manifestamente infondati, confermando integralmente la valutazione già espressa dalla Corte di Appello. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa di ciascuno dei punti sollevati, evidenziando le ragioni giuridiche che ne determinavano l’infondatezza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

L’ordinanza della Cassazione offre una chiara lezione sulla valutazione del reato di evasione e sulle conseguenze della recidiva.

La Sussistenza del Reato e l’Intensità del Dolo

In primo luogo, la Corte ha confermato che allontanarsi dal luogo autorizzato per l’attività lavorativa integra pienamente il reato di evasione. La condotta della ricorrente, controllata in un luogo diverso da quello consentito, costituiva una violazione palese delle prescrizioni imposte.

Inoltre, i giudici hanno ritenuto corretta la decisione di non concedere le attenuanti generiche. Questa scelta era motivata non solo dall’intensità del dolo, ma soprattutto dalla presenza di ben otto precedenti penali specifici per evasione. Tale curriculum criminale, secondo la Corte, dimostra una spiccata tendenza a violare le norme, rendendo ingiustificabile qualsiasi trattamento sanzionatorio più mite e precludendo anche l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il Ruolo della Recidiva sulla Prescrizione

Il punto più significativo della decisione riguarda la questione della prescrizione. La difesa sosteneva che il reato fosse prescritto, ma la Corte ha smontato questa tesi richiamando l’istituto della recidiva qualificata (art. 99, quarto comma, c.p.), correttamente contestata e ritenuta nel giudizio di merito. Questa forma di recidiva, applicabile a chi commette un nuovo delitto della stessa indole dopo una precedente condanna, comporta un aumento dei termini di prescrizione.

Nel caso specifico, il termine ordinario è stato esteso a dieci anni. Essendo il reato stato commesso il 13 gennaio 2017, la prescrizione maturerà solo il 12 gennaio 2027. Di conseguenza, al momento della decisione, il reato non era affatto estinto.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione riafferma con forza alcuni principi cardine del diritto penale. In primo luogo, un ricorso deve essere specifico e giuridicamente fondato per superare il vaglio di ammissibilità. In secondo luogo, il passato criminale di un imputato ha un peso determinante nella valutazione del giudice, sia per la concessione di benefici come le attenuanti, sia per l’applicazione di istituti che inaspriscono il trattamento sanzionatorio, come la recidiva. Infine, la decisione chiarisce in modo inequivocabile come la recidiva qualificata possa incidere in modo decisivo sui termini di prescrizione, impedendo l’estinzione del reato per il semplice decorso del tempo.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando i motivi presentati sono generici e manifestamente infondati, cioè quando non contestano in modo specifico e giuridicamente pertinente le ragioni della decisione impugnata.

Avere precedenti penali per lo stesso reato influisce sulla concessione delle attenuanti?
Sì, in modo significativo. Come stabilito nel caso di specie, la presenza di numerosi precedenti specifici (in questo caso, otto per evasione) dimostra un’intensità del dolo e una tendenza a delinquere che possono precludere il riconoscimento delle attenuanti generiche e di altri benefici, come la non punibilità per particolare tenuità del fatto.

In che modo la recidiva incide sulla prescrizione del reato di evasione?
La recidiva qualificata, come quella prevista dall’art. 99, quarto comma, del codice penale, comporta un aumento del termine di prescrizione. Nel caso esaminato, ha esteso il termine necessario per la prescrizione a dieci anni, rendendo infondata la richiesta della difesa di dichiarare estinto il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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