LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato di evasione: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di evasione dagli arresti domiciliari. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso, inclusa l’invocazione dello stato di necessità, del tutto generici e non in grado di scalfire la solida motivazione della Corte d’Appello. La decisione ribadisce che qualsiasi allontanamento non autorizzato integra l’evasione, a prescindere da durata e distanza, e comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: La Cassazione Boccia il Ricorso Troppo Generico

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di reato di evasione e di impugnazioni: la specificità dei motivi di ricorso è un requisito imprescindibile. La decisione analizza il caso di un individuo condannato per essersi allontanato dagli arresti domiciliari, il cui ricorso è stato dichiarato inammissibile per la sua manifesta genericità. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un soggetto, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, veniva condannato dalla Corte d’Appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. Contro questa sentenza, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi. Sostanzialmente, lamentava la genericità della motivazione della sentenza d’appello, la mancata considerazione di uno ‘stato di necessità’ che lo avrebbe spinto ad allontanarsi, e contestava aspetti tecnici come la sua capacità di partecipare al processo, l’applicazione della recidiva e il mancato riconoscimento della prevalenza delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto in toto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. Secondo i giudici, i motivi presentati erano tutti affetti da una ‘genericità’ che non permetteva una reale critica alla decisione impugnata. La Corte d’Appello, al contrario, aveva fornito una motivazione puntuale e congrua, allineandosi all’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Di conseguenza, in applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza sul Reato di Evasione

La Cassazione ha chiarito punto per punto perché il ricorso non potesse trovare accoglimento. Il fulcro della decisione risiede nella consolidata interpretazione del reato di evasione. I giudici hanno ribadito che per integrare tale delitto è sufficiente ‘qualsiasi allontanamento dal luogo degli arresti domiciliari senza autorizzazione’.

Su questo principio si basano le seguenti considerazioni:

* Irrilevanza della Durata e della Distanza: Non assume alcun rilievo la durata dell’allontanamento o la distanza percorsa. Anche un’assenza breve e per pochi metri configura il reato.
* Irrilevanza dei Motivi: Allo stesso modo, sono irrilevanti i motivi che spingono il soggetto a violare la misura, a meno che non integrino una reale causa di giustificazione, come lo stato di necessità.
* Stato di Necessità: La Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato sull’insussistenza dello stato di necessità invocato, e il ricorso non ha offerto elementi specifici per contestare tale valutazione.
* Genericità degli Altri Motivi: Anche le doglianze relative all’imputabilità, alla recidiva e al bilanciamento delle circostanze sono state liquidate come generiche, poiché non si confrontavano criticamente con le valutazioni, ritenute esaustive e corrette, dei giudici di merito.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. Il primo riguarda la disciplina del reato di evasione: la giurisprudenza mantiene una linea di estremo rigore, considerando sufficiente la semplice violazione della prescrizione di rimanere nel luogo indicato, senza che contino durata, distanza o motivazioni soggettive (salvo comprovate cause di giustificazione). Il secondo, di natura processuale, è un monito sulla necessità di redigere ricorsi specifici e puntuali. Un’impugnazione basata su critiche generiche e ripetitive, che non si confronta analiticamente con la sentenza impugnata, è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Quando si configura il reato di evasione dagli arresti domiciliari?
Secondo la Corte, il reato di evasione si configura con qualsiasi allontanamento non autorizzato dal luogo degli arresti domiciliari, indipendentemente dalla durata dell’assenza, dalla distanza percorsa o dai motivi personali che hanno spinto il soggetto ad allontanarsi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti dal ricorrente sono stati giudicati generici. Essi non contestavano in modo specifico e puntuale la motivazione della sentenza della Corte d’Appello, la quale era stata ritenuta congrua e conforme all’orientamento giurisprudenziale consolidato.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
Come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati