LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato di evasione: il dolo generico è sufficiente

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante una condanna per il reato di evasione. La Corte ribadisce che per questo delitto è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevole volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza autorizzazione, essendo irrilevanti i motivi specifici dell’agente. Viene inoltre confermata la decisione di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa delle specifiche modalità della condotta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Basta la Coscienza di Allontanarsi

Il reato di evasione, disciplinato dall’articolo 385 del Codice Penale, rappresenta una delle figure delittuose più comuni nell’ambito dell’esecuzione penale. Recentemente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha offerto importanti chiarimenti sull’elemento soggettivo richiesto per la sua configurabilità: il dolo. La pronuncia conferma un orientamento consolidato, ribadendo che per integrare il reato è sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’, senza che sia necessario accertare l’intenzione di sottrarsi definitivamente alla misura restrittiva. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte di Appello per il reato di evasione. L’imputato aveva impugnato la sentenza di secondo grado lamentando due principali vizi: in primo luogo, l’errata valutazione della sussistenza del dolo, ovvero dell’intenzione consapevole di commettere il reato; in secondo luogo, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del Codice Penale.

L’imputato, attraverso il suo difensore, sosteneva che la sua condotta non fosse sorretta da una reale volontà di evadere, ma da altre motivazioni che, a suo dire, avrebbero dovuto escludere la punibilità. Tuttavia, i suoi motivi di ricorso sono stati giudicati dalla Suprema Corte come una mera riproposizione di argomenti già esaminati e respinti correttamente dal giudice di merito.

L’Elemento Soggettivo nel Reato di Evasione

Il cuore della questione giuridica verte sulla natura del dolo nel reato di evasione. La Corte di Cassazione ha chiarito, in linea con la sua giurisprudenza costante, che questo reato non richiede un ‘dolo specifico’, ovvero un fine particolare (come quello di sottrarsi per sempre alla giustizia). È invece sufficiente il ‘dolo generico’.

Ma cosa significa in pratica? Significa che il reato si perfeziona nel momento in cui la persona, soggetta a una misura restrittiva della libertà personale (come gli arresti domiciliari), viola consapevolmente e volontariamente il divieto di lasciare il luogo di esecuzione della misura senza la prescritta autorizzazione. Non hanno alcuna rilevanza i motivi che spingono la persona ad allontanarsi, né la durata dell’allontanamento o l’intenzione di farvi ritorno.

La Questione della Particolare Tenuità del Fatto

Un altro punto sollevato dal ricorrente riguardava l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p., che consente di non punire reati per cui è prevista una pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, quando l’offesa è di particolare tenuità. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto la doglianza. La Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di merito, che aveva escluso la lieve tenuità basandosi sulle ‘modalità della condotta’ dell’imputato, fosse logica, congrua e, pertanto, non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione sintetica ma estremamente chiara. I giudici hanno sottolineato che i motivi del ricorso erano ‘meramente riproduttivi’ di censure già vagliate e disattese. La Corte ha ribadito che l’elemento soggettivo del reato di cui all’art. 385 c.p. si atteggia a dolo generico, consistente nella ‘consapevole violazione del divieto di lasciare il luogo di esecuzione della misura senza la prescritta autorizzazione’. Citando un proprio precedente (n. 10425/2012), ha specificato che sono del tutto irrilevanti ‘i motivi che hanno determinato la condotta dell’agente e la sua intenzione di sottrarsi definitivamente alla misura’. Per quanto riguarda la tenuità del fatto, la decisione della Corte d’Appello è stata considerata ben motivata e immune da vizi logici.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida principi fondamentali in materia di reato di evasione. In primo luogo, chiarisce che la semplice coscienza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione, anche per un breve periodo e per motivi personali, è sufficiente per integrare il reato. Non è necessario dimostrare un piano di fuga o un’intenzione di rendersi irreperibili a lungo termine. In secondo luogo, la possibilità di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto non è automatica, ma dipende da una valutazione complessiva della condotta, in cui le modalità concrete dell’azione giocano un ruolo decisivo. La decisione finale ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona la violazione delle misure restrittive della libertà personale.

Cosa si intende per dolo nel reato di evasione?
Per il reato di evasione è sufficiente il cosiddetto ‘dolo generico’, che consiste nella consapevole e volontaria violazione del divieto di lasciare il luogo di esecuzione della misura (es. arresti domiciliari) senza la prescritta autorizzazione del giudice.

I motivi che spingono una persona ad evadere sono rilevanti per il giudice?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i motivi che hanno determinato la condotta dell’agente, così come la sua intenzione di sottrarsi in modo definitivo o temporaneo alla misura, sono irrilevanti per la configurazione del reato.

È possibile che il reato di evasione non venga punito per la sua ‘particolare tenuità’?
Sì, in teoria è possibile, ma la decisione spetta al giudice di merito. Nel caso specifico, la Corte ha confermato la decisione di non applicare questa causa di non punibilità, ritenendo che le modalità della condotta dell’imputato fossero ostative al suo riconoscimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati