LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato di evasione: dolo e tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di evasione. La Corte ha confermato che l’allontanamento volontario dalla propria abitazione integra il dolo generico richiesto dalla norma, anche in presenza di lesioni auto-inferte. Inoltre, ha stabilito che le modalità dei fatti ostacolavano un giudizio di particolare tenuità dell’offesa, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Quando la Fuga non Ammette Scuse

Il reato di evasione, disciplinato dall’articolo 385 del Codice Penale, rappresenta una violazione degli obblighi imposti a chi si trova in stato di arresto o detenzione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire due aspetti cruciali di questa fattispecie: l’elemento soggettivo del dolo e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Analizziamo come i giudici hanno interpretato questi concetti in un caso concreto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, che si era allontanato dalla propria abitazione senza l’autorizzazione del giudice. Condannato in primo e secondo grado, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali. In primo luogo, sosteneva la mancanza dell’elemento soggettivo (il dolo), affermando che l’allontanamento era finalizzato a procurarsi lesioni auto-inferte, un gesto che, a suo dire, avrebbe dovuto escludere la volontà di evadere. In secondo luogo, lamentava la mancata applicazione dell’articolo 131-bis del Codice Penale, che prevede la non punibilità per i reati di particolare tenuità.

L’Analisi del Reato di Evasione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati e, di conseguenza, dichiarando l’appello inammissibile. La decisione si fonda su un’interpretazione rigorosa della normativa e dei principi consolidati in materia di reato di evasione.

Per quanto riguarda il primo motivo, relativo al dolo, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: per la configurazione del reato di evasione è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. Ciò significa che basta la coscienza e la volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione senza essere autorizzati. Non è richiesto un fine specifico o un secondo scopo. Di conseguenza, il fatto che l’imputato si sia allontanato per autoinfliggersi delle lesioni è stato considerato irrilevante ai fini della sussistenza del reato, non potendo tale circostanza costituire un’esimente.

La Valutazione sulla Tenuità del Fatto

Sul secondo punto, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità per tenuità del fatto. La valutazione sull’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. è un potere discrezionale del giudice, che deve considerare le modalità della condotta e l’entità del danno o del pericolo. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato, in modo immune da vizi, che le modalità con cui si erano verificati i fatti di evasione (nel caso di specie erano due episodi) erano di per sé ostative a un giudizio di lieve entità. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione corretta e adeguata, confermando che non tutte le evasioni possono essere considerate “tenui”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si basano su argomenti giuridici solidi e consolidati. La riproduzione di censure già esaminate e respinte nei gradi di merito, senza l’apporto di nuovi e validi argomenti, rende il ricorso inammissibile. La Corte ha sottolineato che l’allontanamento volontario e non autorizzato dalla propria abitazione integra pienamente il dolo generico richiesto per il reato di evasione. Le motivazioni personali, come la volontà di procurarsi lesioni, non eliminano la consapevolezza di violare la misura restrittiva. Inoltre, la valutazione sulla tenuità dell’offesa spetta al giudice di merito e, se logicamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità. Le modalità concrete dell’evasione sono state ritenute sufficienti a escludere la lieve entità del fatto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma due principi cardine in materia di reato di evasione. Primo, la semplice volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione è sufficiente per integrare il reato, indipendentemente dalle ragioni personali dell’agente. Secondo, l’applicazione della causa di non punibilità per tenuità del fatto non è automatica, ma dipende da una valutazione discrezionale del giudice basata sulle specifiche circostanze del caso. Questa decisione serve da monito: la violazione delle misure restrittive della libertà personale è una condotta grave, e le giustificazioni addotte devono avere un fondamento giuridico solido per poter essere accolte.

Autoinfliggersi lesioni giustifica l’allontanamento dagli arresti domiciliari?
No, secondo la Corte di Cassazione, le lesioni auto-inferte non costituiscono una causa di giustificazione (esimente) che possa escludere la punibilità per il reato di evasione.

Cosa si intende per dolo nel reato di evasione?
Per il reato di evasione è sufficiente il dolo generico, che consiste nella consapevolezza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione (come la propria abitazione in caso di arresti domiciliari) senza l’autorizzazione del giudice. Non è necessario dimostrare un fine specifico.

Quando non si applica la causa di non punibilità per tenuità del fatto nel reato di evasione?
La causa di non punibilità per tenuità del fatto non si applica quando il giudice di merito, con motivazione adeguata, ritiene che le modalità della condotta (come nel caso di specie, in cui si erano verificati più episodi di evasione) siano tali da escludere un giudizio di particolare tenuità dell’offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati