LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Reato di evasione: dolo e ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di evasione. La Corte ha stabilito che, ai fini della configurazione del reato, è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza di violare la misura restrittiva, rendendo irrilevanti le specifiche motivazioni dell’allontanamento. Il ricorso è stato giudicato generico e assertivo, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Evasione: Quando il Dolo è Generico e il Ricorso Inammissibile

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sul reato di evasione, chiarendo ancora una volta i contorni dell’elemento psicologico richiesto per la sua configurazione. La decisione sottolinea come, per integrare tale delitto, sia sufficiente la semplice coscienza e volontà di allontanarsi dal luogo di detenzione, rendendo irrilevanti le motivazioni personali che hanno spinto il soggetto a violare la misura. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Milano per il reato di evasione, previsto e punito dall’articolo 385 del codice penale. L’imputato, sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale presso il proprio domicilio, si era allontanato senza autorizzazione.

Avverso la sentenza di condanna, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, incentrando i propri motivi sulla presunta erronea valutazione, da parte dei giudici di merito, dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.

L’Analisi della Cassazione sul Reato di Evasione

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giudicandoli fin da subito non consentiti in sede di legittimità. Secondo i giudici, le argomentazioni della difesa erano puramente assertive riguardo a presunti vizi nella configurabilità del dolo.

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il dolo nel reato di evasione è generico. Ciò significa che non è richiesta una finalità specifica o un particolare scopo nell’azione del colpevole. L’elemento psicologico si esaurisce nella “consapevole violazione della prescrizione di non allontanarsi dal domicilio”.

La questione del Dolo Generico

Il punto centrale della decisione è che, ai fini della sussistenza del reato di evasione, i motivi che spingono una persona ad allontanarsi sono irrilevanti. Che l’allontanamento sia dovuto a una necessità, a una dimenticanza o a una precisa volontà di fuga, non cambia la natura del reato, purché l’atto sia stato compiuto con la consapevolezza di violare l’obbligo imposto dal giudice. Il ricorso, pertanto, basandosi su argomentazioni che miravano a giustificare l’allontanamento, è stato ritenuto inammissibile in quanto non affrontava vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma tentava di ottenere un nuovo esame del merito dei fatti.

Le Motivazioni della Decisione

Richiamando un proprio precedente (sentenza n. 19218 del 2012), la Corte ha spiegato che le censure mosse dall’imputato erano generiche e si limitavano a contestare la configurabilità del dolo senza indicare specifici errori di diritto commessi dalla Corte d’Appello. In sede di legittimità, la Cassazione non può riesaminare le prove o la ricostruzione dei fatti, ma solo verificare la corretta applicazione delle norme giuridiche.

Poiché il ricorso non ha evidenziato alcuna violazione di legge, ma solo un dissenso sulla valutazione dell’intenzionalità, è stato dichiarato inammissibile. Questa decisione conferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia, che non ammette giustificazioni personali come cause di esclusione della colpevolezza nel reato di evasione.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con una dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia rappresenta un monito importante: chi intende impugnare una condanna per evasione deve concentrarsi su specifici vizi di legittimità, come l’errata applicazione della legge o la manifesta illogicità della motivazione, e non su argomenti fattuali legati alle ragioni personali dell’allontanamento, che non trovano spazio nel giudizio di Cassazione.

Cosa si intende per ‘dolo’ nel reato di evasione?
Secondo la Corte, il dolo nel reato di evasione è generico e consiste nella semplice coscienza e volontà di violare la prescrizione di non allontanarsi dal luogo di detenzione. Le motivazioni specifiche che spingono all’allontanamento sono irrilevanti ai fini della configurazione del reato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi presentati erano puramente assertivi e generici riguardo all’esistenza del dolo. La difesa ha tentato di ottenere una nuova valutazione dei fatti, che non è consentita in sede di legittimità, invece di contestare specifici errori di diritto nella sentenza impugnata.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati