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Reato di evasione: 30 metri fuori casa bastano

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di evasione. L’imputato era stato sorpreso a 30 metri dalla propria abitazione in orario non autorizzato. La Corte ha confermato la condanna, ritenendo irrilevanti le giustificazioni e sottolineando che la violazione dell’autorizzazione e la protrazione della condotta integrano pienamente il reato, escludendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di evasione: Anche 30 Metri Fuori Casa Costituiscono Delitto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di misure restrittive della libertà personale: anche un allontanamento di poche decine di metri dall’abitazione può configurare il reato di evasione. Nell’analizzare il caso, la Suprema Corte ha fornito chiarimenti importanti sui limiti della condotta consentita e sull’impossibilità di invocare la particolare tenuità del fatto in determinate circostanze. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale presso la propria abitazione. Durante un controllo, le forze dell’ordine lo sorprendevano a una distanza di 30 metri dalla sua residenza, in un orario in cui non beneficiava di alcuna autorizzazione per allontanarsi.

La Corte d’Appello aveva già confermato la sua responsabilità penale per il reato di evasione, ritenendo che l’essersi allontanato senza permesso dal luogo di detenzione domiciliare integrasse pienamente la fattispecie delittuosa. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, contestando sia l’affermazione di responsabilità sia il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il Ricorso e la Decisione della Cassazione

Il ricorrente ha tentato di difendere la propria posizione sostenendo che la sua condotta non fosse così grave da meritare una condanna per evasione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I motivi sono stati giudicati “meramente reiterativi”, ovvero una semplice ripetizione di argomentazioni già esaminate e respinte con motivazione adeguata e corretta dalla Corte d’Appello. Il ricorso, secondo i giudici, si limitava a proporre una lettura alternativa dei fatti, senza sollevare questioni di legittimità che potessero essere esaminate in sede di Cassazione.

Le motivazioni sul reato di evasione

La Corte ha specificato che la condotta dell’imputato integrava senza dubbio il reato di evasione. L’essere stato sorpreso a 30 metri dall’abitazione, in un orario non coperto da alcuna autorizzazione, è un elemento sufficiente a configurare la violazione. I giudici hanno sottolineato l’irrilevanza delle motivazioni addotte dall’imputato e il fatto che non gli fosse stata rilasciata alcuna autorizzazione al lavoro da parte dell’autorità giudiziaria.

Inoltre, è stato decisivo per escludere la particolare tenuità del fatto non solo la violazione dell’autorizzazione stessa, ma anche la “protrazione della condotta”. Questo suggerisce che l’allontanamento non è stato un evento istantaneo e accidentale, ma si è protratto per un lasso di tempo significativo, aggravando la posizione del soggetto.

Le conclusioni della Suprema Corte

La Suprema Corte ha concluso dichiarando il ricorso inammissibile. Questa decisione comporta due conseguenze dirette per il ricorrente: la conferma definitiva della condanna per evasione e l’obbligo di pagare le spese processuali. A ciò si aggiunge la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La pronuncia è un chiaro monito: le prescrizioni legate alle misure restrittive della libertà personale devono essere rispettate con il massimo rigore. Qualsiasi allontanamento non autorizzato, anche se di modesta entità spaziale, interrompe il controllo dell’autorità giudiziaria e configura il grave reato di evasione, con conseguenze penali e pecuniarie significative.

Allontanarsi di pochi metri da casa durante gli arresti domiciliari costituisce reato di evasione?
Sì, secondo questa ordinanza, essere sorpresi a 30 metri dalla propria abitazione in un orario non coperto da autorizzazione è sufficiente per integrare il reato di evasione.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché si limitava a ripetere le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre nuovi e validi motivi di diritto.

In questo caso è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, la Corte ha escluso l’applicazione della particolare tenuità del fatto a causa della violazione delle prescrizioni e della protrazione della condotta, elementi che hanno reso il comportamento dell’imputato non trascurabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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