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Reato di droga: occultamento per calunnia e offensività

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un individuo condannato per un reato di droga. L’imputato aveva procurato cocaina non per spaccio, ma per occultarla nell’auto di un’altra persona allo scopo di incastrarla. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che il possesso di stupefacenti per fini diversi dall’uso personale integra il reato di droga, poiché la condotta è di per sé offensiva per la salute e la sicurezza pubblica, a prescindere dalla finalità calunniosa.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Droga: Sì alla Condanna Anche se la Droga Serve per Incastrare un Terzo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un caso complesso di reato di droga, chiarendo importanti principi sulla natura del reato e sulla sua offensività. La Corte ha stabilito che procurarsi sostanze stupefacenti è reato anche quando lo scopo non è lo spaccio, ma quello di occultarle per accusare ingiustamente un’altra persona. Analizziamo insieme i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna in appello di un uomo per detenzione di sostanze stupefacenti. Inizialmente assolto in primo grado, l’imputato era stato accusato di aver procurato, in concorso con altri, un quantitativo di cocaina. L’obiettivo del piano criminale non era la vendita, ma l’occultamento della droga nell’automobile di un terzo, del tutto ignaro, al fine di denunciarlo e farlo arrestare. La condanna in appello ha portato l’imputato a ricorrere in Cassazione, sollevando diverse questioni giuridiche.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha basato il ricorso su diversi punti fondamentali:

1. Violazione della correlazione tra accusa e sentenza: L’imputato sosteneva di essere stato condannato per un fatto diverso da quello contestato. L’accusa parlava di “procurare” la droga a una persona, mentre la sentenza lo condannava per averla procurata al fine di occultarla a sua insaputa.
2. Inattendibilità delle prove: La condanna si basava principalmente sulle dichiarazioni di un testimone, ritenuto dalla difesa inattendibile e mosso da sentimenti di vendetta.
3. Mancanza di offensività del fatto: Secondo il ricorrente, la condotta non era offensiva. La droga non era destinata al mercato e quindi non avrebbe leso il bene giuridico della salute pubblica. Di conseguenza, il reato doveva considerarsi impossibile.
4. Errata qualificazione giuridica: La difesa chiedeva il riconoscimento della fattispecie di lieve entità, data l’assenza di un fine di spaccio.

Analisi sul principio di offensività nel reato di droga

Il punto centrale del ricorso verteva sul concetto di offensività. La difesa argomentava che, se la droga non entra mai nel circuito dello spaccio ma viene usata solo come strumento per una calunnia, mancherebbe il danno concreto alla salute pubblica che la norma sul reato di droga intende proteggere. Questa tesi, se accolta, avrebbe potuto portare all’assoluzione dell’imputato per inesistenza del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. Le motivazioni della Corte offrono chiarimenti cruciali su come interpretare la normativa sugli stupefacenti.

In primo luogo, la Corte ha escluso la violazione del principio di correlazione tra accusa e sentenza. Ha ritenuto che il capo d’imputazione, descrivendo un “programma criminoso” che includeva sia il procurarsi la sostanza sia il suo occultamento, fosse sufficientemente ampio da permettere alla difesa di comprendere pienamente l’accusa. Non vi è stata, quindi, alcuna modifica a sorpresa del fatto contestato.

Successivamente, i giudici hanno confermato la valutazione della Corte d’Appello sull’attendibilità del testimone, ritenendola logica, coerente e supportata da altri elementi di prova, come le dichiarazioni di altri soggetti e la ricostruzione dei rapporti conflittuali tra l’imputato e la vittima della calunnia.

Le motivazioni sull’offensività del reato

La parte più significativa della sentenza riguarda il principio di offensività. La Cassazione ha affermato un principio di diritto netto: la detenzione di sostanze stupefacenti è punibile per il solo fatto di integrare una delle condotte previste dalla legge (acquisto, detenzione, ecc.), a meno che non sia destinata a un uso esclusivamente personale.

Il dolo richiesto è quello generico, ovvero la coscienza e volontà di detenere la sostanza sapendo che non è per uso personale. L’ulteriore scopo (in questo caso, la calunnia) costituisce il movente, che non elide la pericolosità intrinseca della condotta. Il possesso di un quantitativo non irrilevante di cocaina (circa 26 grammi) mette di per sé in pericolo beni giuridici come la salute pubblica, la sicurezza e l’ordine pubblico, a prescindere dal suo destino finale. La condotta è quindi intrinsecamente offensiva e non può essere considerata un “reato impossibile”.

Infine, la Corte ha ritenuto corretta l’esclusione della fattispecie di lieve entità, date le modalità gravi della condotta e la quantità non trascurabile di sostanza stupefacente.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce con forza che il reato di droga è un reato di pericolo presunto. La legge punisce la disponibilità stessa della sostanza per finalità diverse dall’uso personale, considerando tale condotta di per sé lesiva degli interessi collettivi. L’intenzione di utilizzare la droga come strumento per un altro crimine, come la calunnia, non solo non esclude la punibilità per il reato in materia di stupefacenti, ma può al contrario evidenziare una maggiore pericolosità sociale dell’autore. Questa decisione consolida un’interpretazione rigorosa della normativa, sottolineando che la lotta al traffico di stupefacenti passa anche attraverso la punizione di tutte quelle condotte preparatorie che ne presuppongono la detenzione illecita.

Procurarsi della droga per incastrare un’altra persona è considerato un reato di droga?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la detenzione di sostanze stupefacenti per fini diversi dall’uso personale integra il reato previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/90. Lo scopo ulteriore, come quello di commettere una calunnia, rappresenta il movente ma non esclude la punibilità della condotta di detenzione.

In un reato di droga, la condotta è punibile anche se la sostanza non viene immessa nel mercato?
Sì. La sentenza chiarisce che il reato è di pericolo e la sua offensività non dipende dall’effettiva immissione sul mercato. Il solo fatto di detenere un quantitativo non destinato all’uso personale è sufficiente a mettere in pericolo beni giuridici tutelati, come la salute e la sicurezza pubblica.

È possibile essere condannati per un fatto che in sentenza viene descritto in modo leggermente diverso rispetto all’accusa iniziale?
Sì, è possibile a condizione che non venga alterato il nucleo essenziale del fatto storico contestato e che la difesa sia stata posta in condizione di argomentare su tutti gli aspetti dell’accusa. Se la contestazione iniziale è sufficientemente ampia da includere la condotta accertata, il principio di correlazione tra accusa e sentenza è rispettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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