Reato di Danneggiamento: Reagire a un Torto Giustifica il Crimine? La Cassazione Risponde
Recentemente, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso che solleva una questione fondamentale: una reazione a un comportamento altrui, percepito come ingiusto o illegittimo, può giustificare la commissione di un reato di danneggiamento? Con l’ordinanza in esame, i giudici supremi hanno ribadito principi cardine del nostro ordinamento, tracciando una linea netta tra la legittima reazione e l’illecito penale. Analizziamo insieme questa decisione per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.
I Fatti del Processo
Il caso ha origine dalla condanna di una donna per il reato di danneggiamento. La vicenda processuale era giunta fino alla Corte d’Appello, che aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imputata, non accettando la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: un presunto ‘vizio di motivazione’ nella sentenza di secondo grado. Secondo la tesi difensiva, le sue azioni erano state una reazione diretta a un comportamento illegittimo tenuto dal personale sanitario, e la Corte d’Appello non avrebbe valutato adeguatamente questa circostanza.
Il Ricorso in Cassazione e il Vizio di Motivazione
Il cuore del ricorso si concentrava sull’affermazione che la condotta dell’imputata dovesse essere letta in un contesto di reazione a un’ingiustizia subita. La difesa sosteneva che i giudici di merito avessero errato nel non considerare questo aspetto come potenzialmente dirimente per escludere o attenuare la sua colpevolezza. Si chiedeva, in sostanza, alla Corte di Cassazione di riesaminare la logica della sentenza impugnata, suggerendo un modello di ragionamento alternativo che tenesse conto del presunto torto subito.
La Decisione della Corte: i Limiti del Giudizio di Legittimità
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una spiegazione chiara e netta sui limiti del proprio potere giurisdizionale. I giudici hanno ricordato che il loro ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La Corte non può sovrapporre la propria valutazione dei fatti a quella già compiuta dai giudici dei gradi precedenti, né può ‘saggiare la tenuta logica’ di una sentenza confrontandola con ricostruzioni alternative proposte dalla difesa. Il suo compito è verificare che la motivazione della sentenza impugnata sia esente da vizi logici evidenti e che la legge sia stata applicata correttamente.
Le Motivazioni della Decisione sul Reato di Danneggiamento
Nel merito, la Corte ha osservato come la sentenza d’Appello avesse già risposto in modo esauriente e logicamente coerente alle stesse doglianze sollevate dall’imputata. I giudici di secondo grado avevano spiegato chiaramente le ragioni della condanna, applicando corretti principi giuridici. Il punto cruciale, ribadito dalla Cassazione, è che il presunto comportamento illegittimo del personale sanitario non poteva, in alcun modo, ‘scriminare’ (cioè giustificare legalmente) la condotta dell’imputata. Commettere un reato di danneggiamento come reazione a un’ingiustizia non è una causa di giustificazione prevista dalla legge. La condotta dei sanitari e quella dell’imputata sono due fatti distinti, e il primo non annulla l’illiceità del secondo.
Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche
La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio fondamentale dello stato di diritto: non ci si può fare giustizia da soli. Anche di fronte a una situazione percepita come profondamente ingiusta o a un comportamento altrui palesemente illegittimo, la reazione non può mai tradursi nella commissione di un altro reato. Le vie per tutelare i propri diritti sono quelle legali (denunce, azioni civili, etc.), non la violenza o il danneggiamento di beni altrui. Questa ordinanza serve come monito: la legge non ammette scorciatoie e ogni azione illecita, anche se motivata da una presunta provocazione, verrà perseguita e sanzionata autonomamente. La condanna dell’imputata al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende suggella in modo inequivocabile questo principio.
Posso commettere un reato di danneggiamento se sono provocato da un comportamento che ritengo illegittimo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il presunto comportamento illegittimo di terzi non può giustificare o ‘scriminare’ la commissione del reato di danneggiamento. Si tratta di due condotte distinte e l’eventuale torto subito va fatto valere nelle sedi legali appropriate, non reagendo con un altro illecito.
Cosa significa che un ricorso in Cassazione è ‘inammissibile’ per vizio di motivazione?
Significa che il motivo del ricorso, pur lamentando un difetto di ragionamento nella sentenza precedente, non è idoneo a essere esaminato. Ciò accade quando la Corte di Cassazione ritiene che la motivazione impugnata sia in realtà logica e coerente, e che il ricorrente stia tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa che non rientra nei poteri della Corte stessa.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso penale è dichiarato inammissibile, la condanna diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali del giudizio di Cassazione e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un ricorso ritenuto infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 30904 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 30904 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 21/06/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME NOME PESCARA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/09/2023 della CORTE APPELLO di L’AQUILA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si deduce GLYPH vizio di motivazione della sentenza impugnata in relazione all’affermazione di penale responsabilità dell’imputata per il reato di danneggiamento contestato, prospettando la tesi di una reazione dell’imputata ad un comportamento illegittimo dei sanitari, non è consentito dalla legge, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260);
che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, rispondendo alle medesime doglianze in fatto già oggetto di appello, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini della dichiarazione di responsabilità dell’imputata e della sussistenza del reato contestato (si veda, in particolare, pag. 1 della motivazione) a prescindere dalla condotta dei sanitari, che non poteva in ipotesi scriminare quella dell’imputata;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 21 giugno 2024
GLYPH
Il Consigliere estensore
Il Presidente