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Reato di contraffazione: no attenuanti per abitualità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di contraffazione, consistente nella vendita di orologi falsi. La Corte ha ribadito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica quando la condotta, come nel caso di specie, denota professionalità e abitualità, comprovate dalla quantità di merce e dai precedenti penali. Anche le altre censure relative alla valutazione delle prove e alla concessione delle attenuanti sono state respinte.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Contraffazione: Quando l’Abitualità Esclude la Non Punibilità

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di reato di contraffazione, fornendo chiarimenti cruciali sui limiti di applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto e sulla valutazione della condotta dell’imputato. La decisione conferma un orientamento rigoroso verso chi commette tali illeciti in modo professionale e non occasionale.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 474, comma 2, del codice penale, per aver messo in vendita a Milano un numero significativo di orologi con marchi contraffatti. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. La contestazione della sua responsabilità penale, chiedendo una riconsiderazione delle prove.
3. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti.

La Corte di Appello di Milano aveva già confermato la condanna, ritenendo le argomentazioni difensive infondate. L’imputato ha quindi tentato l’ultima via del ricorso per cassazione.

L’Analisi della Corte e il Reato di Contraffazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, esaminando e respingendo ogni singolo motivo con argomentazioni precise che rafforzano principi giuridici consolidati.

Il Rigetto della Particolare Tenuità del Fatto

Il primo e più significativo motivo di ricorso riguardava l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La difesa sosteneva che il fatto fosse di lieve entità. La Cassazione ha dissentito nettamente, basandosi sul “diritto vivente” formatosi in materia. Per escludere la punibilità, il giudice deve compiere una valutazione complessa che considera le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno.

Nel caso specifico, la Corte territoriale aveva correttamente evidenziato elementi che deponevano contro la tenuità del fatto:

* Modalità della condotta: L’imputato non si era limitato a vendere pochi oggetti, ma un “numero significativo di orologi contraffatti”, corredati da etichette, confezioni, prezzari e cataloghi. Questo dettaglio è stato interpretato come indice di una vera e propria attività commerciale organizzata.
* Professionalità e abitualità: La condotta è stata ritenuta espressione di “professionalità nell’attività criminosa”, connotata da “abitualità”. Questo aspetto è stato ulteriormente comprovato dai plurimi precedenti penali specifici dell’imputato per reati analoghi.

L’abitualità del comportamento è, per legge, una delle cause ostative all’applicazione della non punibilità. Pertanto, la richiesta è stata giudicata manifestamente infondata.

L’Inammissibilità della Rivalutazione del Merito

Il secondo motivo, con cui si contestava la responsabilità, è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare le prove. Il ricorso in Cassazione serve a controllare la corretta applicazione della legge, non a riesaminare i fatti. L’imputato, secondo la Corte, stava semplicemente proponendo una lettura alternativa delle prove, senza indicare errori logici macroscopici o decisivi fraintendimenti da parte dei giudici di merito. Di conseguenza, il motivo è stato respinto in quanto non consentito in sede di legittimità.

La Discrezionalità sulle Circostanze Attenuanti

Infine, anche il terzo motivo, relativo alle circostanze attenuanti generiche, è stato ritenuto infondato. Il giudizio di comparazione tra circostanze di segno opposto (attenuanti e aggravanti) rientra nella valutazione discrezionale del giudice di merito. La sua decisione può essere censurata in Cassazione solo se frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario. Nel caso in esame, la Corte d’Appello aveva motivato adeguatamente la scelta di concedere le attenuanti in regime di equivalenza (e non di prevalenza), ritenendola la soluzione più idonea a garantire l’adeguatezza della pena. Tale motivazione è stata giudicata sufficiente e non sindacabile dalla Suprema Corte.

Le Motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione della Cassazione sono radicate in principi fondamentali del diritto penale e processuale. In primo luogo, la valutazione della “particolare tenuità del fatto” non può essere un mero esercizio aritmetico, ma deve considerare l’intera fattispecie concreta, inclusa la personalità dell’autore del reato. L’abitualità e la professionalità nel commettere un illecito come il reato di contraffazione sono indicatori di una maggiore pericolosità sociale che impedisce di qualificare il fatto come “tenue”. In secondo luogo, viene riaffermato il confine invalicabile tra il giudizio di merito, che accerta i fatti, e il giudizio di legittimità, che controlla il diritto. Infine, si riconosce l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, inclusa la valutazione delle circostanze, purché la sua decisione sia sorretta da una motivazione congrua e non illogica.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un messaggio chiaro: il reato di contraffazione, sebbene possa apparire di modesta entità in singoli episodi, viene trattato con rigore quando si inserisce in un contesto di attività organizzata e abituale. La professionalità dimostrata nella vendita, unita a precedenti specifici, trasforma l’illecito da un fatto sporadico a una condotta criminale strutturata, precludendo l’accesso a benefici come la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione serve da monito per chi opera nel mercato del falso, sottolineando che il sistema giudiziario è attento a distinguere le condotte occasionali da quelle che rivelano una deliberata e persistente scelta criminale.

È possibile ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto per il reato di contraffazione?
No, non se la condotta dimostra professionalità e abitualità. La Corte ha stabilito che la vendita di un numero significativo di prodotti contraffatti, corredati di accessori come etichette e cataloghi, e la presenza di precedenti penali specifici, escludono l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, la Cassazione non può riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici di merito. Un ricorso che mira a una nuova valutazione delle prove, senza denunciare specifici e decisivi fraintendimenti, viene dichiarato inammissibile.

Perché non sono state concesse le attenuanti generiche in misura prevalente?
La decisione su come bilanciare le circostanze attenuanti e aggravanti è una valutazione discrezionale del giudice di merito. In questo caso, la scelta di ritenerle equivalenti è stata considerata adeguatamente motivata e non illogica, pertanto non è stata modificata dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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