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Reato di calunnia: quando la falsa accusa è reato?

La Corte di Cassazione analizza un caso di reato di calunnia, distinguendo tra una falsa accusa di evasione fiscale, ritenuta credibile e quindi penalmente rilevante, e una simulazione di oltraggio a corpo amministrativo. La Corte conferma la condanna per la prima accusa, ma annulla con rinvio la seconda, richiedendo alla Corte d’Appello di verificare se le offese simulate fossero effettivamente collegate all’esercizio delle funzioni pubbliche, elemento necessario per configurare il reato presupposto.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di calunnia: quando la falsa accusa è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22934/2024, è tornata a pronunciarsi sul delicato tema del reato di calunnia, offrendo importanti chiarimenti sui requisiti necessari affinché una falsa accusa possa essere considerata penalmente rilevante. Il caso esaminato riguarda un medico accusato di aver inviato lettere anonime per incolpare un collega di evasione fiscale e di oltraggio a diverse autorità pubbliche.

I Fatti del Caso: Accuse Anonime e Lettere Minatorie

La vicenda trae origine da un conflitto tra un medico in servizio presso un ente previdenziale e un altro professionista. L’imputato avrebbe orchestrato una campagna denigratoria inviando diverse missive.
Una prima lettera, firmata con uno pseudonimo, veniva inviata all’autorità fiscale, accusando la persona offesa di essere un evasore fiscale, di emettere fatture false e di possedere conti correnti all’estero.
Successivamente, altre lettere contenenti offese e minacce venivano spedite a vari enti pubblici (Comune, Prefettura, Polizia Locale), questa volta apponendo una firma apocrifa della persona offesa. L’obiettivo era simulare che fosse quest’ultima a commettere il reato di oltraggio a corpo amministrativo.
La Corte di Appello confermava la condanna per entrambi i capi d’imputazione, ma l’imputato proponeva ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sul Reato di Calunnia

La Suprema Corte ha analizzato separatamente le due condotte, giungendo a conclusioni diverse. La decisione si fonda sulla distinzione tra un’accusa astrattamente credibile e una che, per essere penalmente rilevante, deve simulare un reato in tutti i suoi elementi costitutivi.

La Calunnia per Evasione Fiscale: Un’Accusa Credibile

Per quanto riguarda la lettera inviata all’autorità fiscale, la Cassazione ha ritenuto infondata la tesi difensiva secondo cui l’accusa fosse palesemente inverosimile. I giudici hanno chiarito che, ai fini del reato di calunnia, non è necessario che venga effettivamente avviato un procedimento penale. È sufficiente che la falsa incolpazione contenga gli elementi necessari e sufficienti per l’esercizio dell’azione penale.
Un’accusa può essere esclusa dal campo della calunnia solo se si basa su circostanze assurde, grottesche o talmente inverosimili da essere percepite ictu oculi (a colpo d’occhio) come inattendibili. Nel caso di specie, accusare un libero professionista di emettere fatture false non è un fatto assurdo, ma una condotta specifica e potenzialmente attribuibile a chi svolge tale attività. L’accusa era quindi idonea a far sorgere il pericolo dell’avvio di un procedimento, integrando così il reato.

La Calunnia per Oltraggio: Necessario un Nuovo Esame

Diversa è stata la valutazione per le lettere inviate ai vari enti pubblici. In questo caso, il reato che si intendeva simulare era quello di oltraggio a un corpo amministrativo (art. 342 c.p.). La Cassazione ha accolto il motivo di ricorso, annullando la sentenza su questo punto con rinvio a un’altra sezione della Corte di Appello. La ragione risiede nel fatto che l’oltraggio commesso tramite scritto richiede un requisito specifico: l’offesa deve essere collegata all’esercizio delle funzioni del corpo amministrativo.
I giudici di merito non avevano adeguatamente verificato se le frasi offensive e minacciose contenute nelle lettere potessero essere effettivamente collegate alle funzioni degli enti destinatari. Questa valutazione è cruciale, perché se tale collegamento mancasse, mancherebbe anche un elemento costitutivo del reato di oltraggio. Di conseguenza, la simulazione sarebbe inefficace e il reato di calunnia non sussisterebbe.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la calunnia è un reato di pericolo, che si consuma nel momento in cui la falsa accusa viene portata a conoscenza dell’autorità, creando il rischio di un’indagine ingiusta. Tuttavia, questo pericolo deve essere concreto.
Nel primo caso (evasione fiscale), l’accusa di emettere fatture false è di per sé sufficientemente specifica e plausibile da attivare questo pericolo. Non rileva che, in concreto, le indagini non siano partite.
Nel secondo caso (oltraggio), la plausibilità dell’accusa dipende dalla presenza di tutti gli elementi del reato presupposto. La Corte di Appello dovrà quindi riesaminare il contenuto delle lettere per stabilire se le offese simulate avessero quel necessario collegamento con le funzioni pubbliche che la legge richiede per il reato di oltraggio. In assenza di tale nesso, l’incolpazione sarebbe inidonea a simulare il reato e la condanna per calunnia dovrebbe essere esclusa.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza sottolinea l’importanza di analizzare attentamente la natura dell’accusa per determinare la sussistenza del reato di calunnia. Le conclusioni principali sono due:
1. Una falsa accusa è penalmente rilevante se riguarda fatti specifici e verosimili, anche se non seguita da un procedimento penale. Solo le accuse palesemente assurde o grottesche non integrano il reato.
2. Quando si simula un reato complesso, che richiede elementi specifici (come il nesso funzionale nell’oltraggio), la falsa accusa deve rappresentare tutti questi elementi per essere idonea a configurare la calunnia. In caso contrario, l’azione non è punibile.

Perché una falsa accusa di evasione fiscale può costituire reato di calunnia anche se non partono le indagini?
Perché il reato di calunnia è un reato di pericolo. Non è necessario l’effettivo inizio di un procedimento penale, ma è sufficiente che la falsa incolpazione contenga in sé gli elementi necessari per l’esercizio dell’azione penale, creando così il concreto pericolo che un’indagine ingiusta possa essere avviata.

Quando una falsa accusa è considerata troppo inverosimile per integrare il reato di calunnia?
Secondo la Corte, una falsa accusa non costituisce calunnia solo quando si compendia in circostanze assurde, inverosimili o grottesche, tali da essere percepite ‘ictu oculi’ (a colpo d’occhio) come non credibili, perché in contrasto con i più elementari principi della logica e del buon senso.

Perché la Cassazione ha annullato la condanna per la calunnia relativa alle lettere inviate alle autorità pubbliche?
La Cassazione ha annullato la condanna perché il reato che si simulava (oltraggio a corpo amministrativo tramite scritto, art. 342 c.p.) richiede che l’offesa sia collegata all’esercizio delle funzioni dell’ente. La Corte di Appello non aveva verificato se le frasi offensive contenute nelle lettere avessero questo specifico collegamento, un elemento essenziale per configurare il reato presupposto e, di conseguenza, la calunnia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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