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Reato di calunnia: quando la denuncia è un boomerang

Un individuo, dopo aver perso una disputa civile relativa a una compravendita immobiliare, denuncia la controparte per truffa. La Corte di Cassazione conferma la sua condanna per il reato di calunnia, poiché la denuncia è stata presentata con la piena consapevolezza dell’innocenza dell’accusato, già sancita da una decisione arbitrale definitiva. La sentenza chiarisce che la calunnia sussiste anche se il reato denunciato è prescritto o la querela è tardiva.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Calunnia: Quando Denunciare Diventa un Reato

Il diritto di presentare una denuncia o una querela è uno strumento fondamentale di tutela per ogni cittadino. Tuttavia, quando questo diritto viene utilizzato in malafede per accusare una persona che si sa essere innocente, si oltrepassa un confine molto netto, configurando il grave reato di calunnia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come una disputa civile possa trasformarsi in un procedimento penale a carico di chi ha sporto la denuncia.

I Fatti del Caso: Una Disputa Immobiliare Finita Male

La vicenda trae origine da una complessa trattativa per la compravendita di un immobile. Un promissario acquirente versa una cospicua caparra, ma la stipula del contratto definitivo non va a buon fine. Ne scaturisce una controversia civile che viene deferita a un collegio arbitrale. Gli arbitri danno ragione ai promittenti venditori, stabilendo la legittimità della loro condotta e l’assenza di vincoli di inalienabilità sull’immobile che potessero giustificare il rifiuto dell’acquirente. La decisione viene persino confermata dalla Corte d’Appello, diventando così definitiva.

Nonostante l’esito del giudizio civile, il promissario acquirente, sentendosi ancora leso, decide di presentare una querela presso la Procura della Repubblica, accusando i venditori del reato di truffa. Sostanzialmente, li incolpava di avergli taciuto l’esistenza di un presunto vincolo sul bene per incassare indebitamente la caparra.

La Condanna per il Reato di Calunnia

Tanto il Tribunale quanto la Corte d’Appello hanno condannato il querelante per il reato di calunnia, previsto dall’art. 368 del Codice Penale. La ragione è semplice e diretta: nel momento in cui ha sporto la querela, l’uomo era perfettamente consapevole che i venditori erano innocenti. Questa consapevolezza non derivava da una sua personale convinzione, ma era stata sancita da un lodo arbitrale, divenuto irrevocabile, che aveva già esaminato e risolto la questione, escludendo qualsiasi comportamento illecito da parte dei venditori. Presentare una denuncia su fatti già giudicati e smentiti da una sentenza definitiva è stato ritenuto un chiaro indice del dolo, ovvero della volontà cosciente di accusare falsamente qualcuno.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione, investita del ricorso dell’imputato, ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, confermando la condanna e offrendo importanti chiarimenti sulla configurabilità del reato di calunnia.

L’irrilevanza della Tardività o Prescrizione del Reato Denunciato

L’imputato si era difeso sostenendo, tra le altre cose, che la querela per la presunta truffa (risalente a molti anni prima) era tardiva e il reato stesso probabilmente prescritto. La Cassazione ha smontato questa linea difensiva, affermando un principio fondamentale: il reato di calunnia si perfeziona anche se si accusa falsamente una persona di un reato per il quale la querela è tardiva o che è già estinto per prescrizione. Questo perché, in ogni caso, l’autorità giudiziaria è costretta ad attivarsi per verificare queste circostanze, avviando indagini e sprecando risorse. L’amministrazione della giustizia viene quindi sviata dal suo corretto percorso, che è esattamente uno dei beni giuridici tutelati dalla norma sulla calunnia.

La Consapevolezza dell’Innocenza come Elemento Chiave

Il fulcro della decisione risiede nella prova del dolo. La Corte ha ribadito che la preesistenza di una decisione arbitrale irrevocabile, che aveva già dato torto al querelante sulla medesima questione, rendeva la sua successiva denuncia un atto compiuto con la piena consapevolezza dell’innocenza degli accusati. Non si trattava di un errore di valutazione o di una diversa interpretazione dei fatti, ma di un tentativo di riaprire in sede penale una partita già persa e definita in sede civile, accusando persone la cui correttezza era già stata accertata giudizialmente.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un monito importante sull’uso responsabile degli strumenti di giustizia. Denunciare è un diritto sacrosanto, ma non può essere utilizzato come un’arma di ritorsione o per perseguire scopi personali contro chi si sa essere innocente. La Corte di Cassazione ha riaffermato che il reato di calunnia non protegge solo l’onore e la reputazione del falso accusato, ma anche e soprattutto il corretto funzionamento della giustizia, che non deve essere inquinata da accuse infondate e pretestuose. Chi abusa del diritto di querela, accusando persone la cui innocenza è già stata acclarata in altra sede, rischia di trovarsi dall’altra parte del banco degli imputati, con conseguenze penali ed economiche significative.

Si commette il reato di calunnia se si denuncia una persona per un reato procedibile a querela, ma la querela viene presentata in ritardo?
Sì, la Cassazione ha chiarito che la falsa incolpazione di un reato procedibile a querela configura il delitto di calunnia anche se la querela è presentata tardivamente, qualora l’accertamento di tale tardività richieda comunque l’avvio di un procedimento penale e lo svolgimento di indagini.

Accusare qualcuno di un reato già prescritto può essere considerato calunnia?
Sì. Secondo la sentenza, il delitto di calunnia è configurabile anche quando il reato falsamente attribuito è già estinto per prescrizione al momento della denuncia, poiché l’accertamento della prescrizione presuppone comunque una verifica e un’analisi da parte dell’autorità giudiziaria, deviandone il corretto funzionamento su circostanze non veritiere.

È necessario che una denuncia abbia una forma specifica per integrare il reato di calunnia?
No, non è necessaria una denuncia in senso formale. È sufficiente che un soggetto, rivolgendosi in qualsiasi forma a un’autorità che ha l’obbligo di riferire alla magistratura, esponga fatti che integrano un reato e li attribuisca a una persona di cui conosce l’innocenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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