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Reato di calunnia: quando inizia la prescrizione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14786/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per il reato di calunnia. La Corte ha stabilito che la prescrizione del reato di calunnia decorre dal momento in cui lo scritto calunnioso perviene all’autorità giudiziaria, non dalla data apparente dello scritto. Inoltre, ha ritenuto superflua la perizia grafica a fronte della piena confessione dell’imputato.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Calunnia: La Cassazione sul Termine di Prescrizione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14786 del 2024, offre importanti chiarimenti sul reato di calunnia, in particolare riguardo al momento esatto da cui far decorrere il termine di prescrizione. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: ciò che conta non è la data riportata su uno scritto accusatorio, ma il momento in cui tale scritto giunge a conoscenza dell’autorità giudiziaria, perfezionando così il reato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato nei precedenti gradi di giudizio per il reato di calunnia. L’imputato aveva inoltrato uno scritto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale, muovendo false accuse nei confronti di un’altra persona. In sede di Cassazione, il ricorrente sollevava tre motivi di doglianza: l’avvenuta prescrizione del reato, la mancata ammissione di una perizia grafica sullo scritto e una ricostruzione alternativa dei fatti.

La Prescrizione del Reato di Calunnia: La Decisione della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile, fornendo una disamina precisa per ciascuno dei motivi proposti. L’analisi si è concentrata in modo particolare sulla questione della prescrizione, aspetto cruciale per l’esito del procedimento.

Il Momento Rilevante per il Calcolo della Prescrizione

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta estinzione del reato per decorso del tempo. La difesa sosteneva che si dovesse fare riferimento alla data apparente dello scritto calunnioso. La Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. I giudici hanno chiarito che, ai fini della prescrizione, il reato di calunnia si perfeziona non quando l’accusa viene scritta, ma quando viene portata a conoscenza dell’autorità a cui è destinata. Nel caso specifico, lo scritto era pervenuto alla Procura della Repubblica ai primi di maggio del 2015. Calcolando il termine di prescrizione massima (sette anni e sei mesi) e aggiungendo il periodo di sospensione (173 giorni), la Corte ha concluso che alla data della sentenza impugnata il reato non era affatto prescritto.

Le Altre Motivazioni di Inammissibilità

Oltre alla questione della prescrizione, la Corte ha smontato anche gli altri motivi di ricorso.

La Superfluità della Perizia Grafica

La richiesta di una perizia calligrafica è stata ritenuta superflua. La ragione è semplice e logica: lo stesso ricorrente aveva pienamente ammesso la paternità dello scritto e, soprattutto, aveva riconosciuto la falsità delle accuse in esso contenute. Di fronte a una piena confessione, disporre un accertamento tecnico sull’autenticità della grafia sarebbe stato un atto privo di alcuna utilità processuale.

L’Irrilevanza della Ricostruzione Alternativa

Anche il terzo motivo, volto a fornire una diversa interpretazione dei fatti, è stato giudicato infondato. Il ricorrente aveva fatto riferimento alla comparsa del testo di una lettera di scuse sul computer della persona offesa. La Corte ha ritenuto tale circostanza del tutto ininfluente, dato che l’imputato aveva comunque ribadito la falsità delle sue accuse originarie direttamente davanti al Giudice, rendendo irrilevante ogni altro elemento esterno.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati del diritto penale. Per il reato di calunnia, il ‘tempus commissi delicti’ (il momento in cui il reato è commesso) coincide con la ‘deminutio patrimonii’ della vittima, ovvero il momento in cui l’accusa falsa giunge all’autorità giudiziaria, innescando il potenziale avvio di un procedimento penale contro un innocente. Fino a quel momento, lo scritto, anche se redatto, non ha rilevanza penale. La decisione ribadisce inoltre il principio di economia processuale, secondo cui gli accertamenti probatori devono essere disposti solo se necessari e rilevanti, escludendo quelli resi inutili dalla stessa condotta processuale dell’imputato, come la confessione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante orientamento giurisprudenziale. In primo luogo, stabilisce con chiarezza che per la prescrizione del reato di calunnia si deve guardare al momento della ricezione dell’atto da parte dell’autorità, non alla sua datazione. In secondo luogo, conferma che l’ammissione di colpa e la confessione sulla falsità delle accuse rendono superflue ulteriori indagini tecniche come la perizia grafica. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende suggella l’inammissibilità di un ricorso basato su argomentazioni manifestamente infondate.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per il reato di calunnia?
La prescrizione per il reato di calunnia inizia a decorrere non dalla data apparente dello scritto, ma dal momento in cui tale scritto viene inoltrato e perviene all’autorità giudiziaria (ad es. la Procura della Repubblica).

È necessaria una perizia grafica se l’imputato ha già confessato di essere l’autore dello scritto?
No, la Corte di Cassazione ha ritenuto la richiesta di perizia grafica manifestamente infondata e superflua quando vi è stato un pieno riconoscimento da parte del ricorrente della paternità dello scritto e della falsità delle accuse in esso contenute.

Quali sono le conseguenze di un ricorso giudicato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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