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Reato di calunnia: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di calunnia. Il ricorso è stato giudicato generico e riproduttivo di censure già esaminate, ribadendo che la Corte non può riesaminare i fatti. La condanna per aver falsamente accusato dei pubblici ufficiali è stata quindi confermata, così come la sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Calunnia: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso relativo al reato di calunnia, fornendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità. La pronuncia sottolinea come un ricorso basato su motivi generici o che miri a una nuova valutazione dei fatti sia destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme la vicenda e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di calunnia (art. 368 c.p.) emessa dalla Corte di Appello. L’imputato era stato sanzionato per guida senza copertura assicurativa. Per contestare il verbale redatto dai pubblici ufficiali, egli aveva presentato una querela di falso presso il Tribunale civile, negando di essere stato alla guida del veicolo al momento dell’accertamento.

Questa azione, tuttavia, si è rivelata un boomerang. Le testimonianze raccolte nel corso del processo hanno smentito la versione dell’imputato, confermando che era effettivamente lui a condurre l’autoveicolo. Di conseguenza, la sua querela di falso è stata interpretata come un’accusa mendace nei confronti dei pubblici ufficiali, configurando così il reato di calunnia. L’uomo è stato condannato in primo e secondo grado, decidendo infine di presentare ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Reato di Calunnia

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno ritenuto che i motivi presentati dall’imputato fossero generici e meramente riproduttivi di censure già adeguatamente valutate e respinte dalla Corte d’Appello. La decisione impugnata, secondo la Suprema Corte, era basata su una motivazione logica e coerente, che aveva correttamente individuato sia gli elementi oggettivi sia quelli soggettivi del reato di calunnia contestato.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su alcuni principi cardine del giudizio di legittimità.

Genericità del Ricorso e Divieto di Rivalutazione dei Fatti

Il primo punto cruciale è il rigetto del ricorso in quanto generico. La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il compito della Corte è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Proporre una diversa lettura delle prove, come le testimonianze, è un’attività riservata esclusivamente al giudice di merito. Un ricorso che si limita a contestare la valutazione dei fatti senza evidenziare vizi di legittimità è, per definizione, inammissibile.

La Prova dell’Elemento Soggettivo nel Reato di Calunnia

Un altro aspetto fondamentale riguarda la dimostrazione del dolo, ovvero l’elemento soggettivo del reato di calunnia. La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui la prova della cosciente volontà di accusare un innocente può essere desunta logicamente dalle circostanze concrete e dalle modalità dell’azione. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva correttamente ricostruito la sfera intellettiva e volitiva dell’imputato, evidenziando come la sua falsa accusa fosse parte di una piena rappresentazione del fatto attribuito ingiustamente ai pubblici ufficiali.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Infine, la Cassazione ha ritenuto inammissibile anche il motivo relativo al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche. La Corte di Appello aveva motivato in modo logico il suo diniego, sottolineando da un lato l’assenza di elementi positivamente valutabili a favore dell’imputato e, dall’altro, la gravità del fatto commesso. Tale valutazione, essendo priva di illogicità, è insindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce con forza alcuni principi fondamentali del processo penale. In primo luogo, un ricorso per Cassazione deve essere specifico e puntuale nell’individuare i vizi di legge della sentenza impugnata, senza limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni o a contestare la ricostruzione dei fatti. In secondo luogo, per il reato di calunnia, la prova dell’intenzione di accusare falsamente una persona innocente può essere raggiunta anche attraverso un processo logico-deduttivo basato sulle concrete circostanze del caso. Questa decisione serve da monito: le strategie difensive che si traducono in accuse infondate contro pubblici ufficiali possono portare a conseguenze penali molto serie, con scarse possibilità di successo nei gradi di giudizio superiori se non supportate da solidi argomenti di diritto.

Quando un ricorso in Cassazione per il reato di calunnia viene considerato inammissibile?
Un ricorso è considerato inammissibile quando è generico, si limita a riproporre censure già respinte nei precedenti gradi di giudizio, o tenta di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che esula dalle competenze della Corte di Cassazione.

Come viene provata l’intenzione nel reato di calunnia?
La prova dell’elemento soggettivo, ossia la consapevole volontà di accusare una persona sapendola innocente, può essere desunta dalle concrete circostanze e dalle modalità esecutive dell’azione criminosa, attraverso un processo logico-deduttivo.

Perché possono essere negate le circostanze attenuanti generiche in un caso di calunnia?
Le attenuanti generiche possono essere negate se il giudice, con motivazione logica, non rileva elementi positivi a favore dell’imputato e, al contempo, considera il fatto particolarmente grave, come nel caso di una falsa accusa mossa nei confronti di pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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