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Reato di calunnia: la denuncia non è necessaria

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per il reato di calunnia. La Suprema Corte ribadisce due principi fondamentali: non può riesaminare i fatti, compito esclusivo dei giudici di merito, e per integrare il reato di calunnia non è necessaria una denuncia formale, essendo sufficiente qualsiasi comunicazione a un’autorità che abbia l’obbligo di riferire alla giustizia.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Calunnia: Non Serve una Denuncia Formale per la Condanna

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso di reato di calunnia, fornendo importanti chiarimenti sui requisiti necessari per la sua configurabilità. La decisione sottolinea che, per accusare ingiustamente qualcuno, non è indispensabile presentare una denuncia formale, e ribadisce i limiti del giudizio di legittimità, che non può sostituirsi alla valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

Il Caso: Dalla Condanna in Appello al Ricorso in Cassazione

Una donna veniva condannata dalla Corte d’Appello per il reato di calunnia, previsto dall’art. 368 del codice penale. L’accusa si riferiva a due episodi, avvenuti nel giugno e nell’agosto del 2017, in cui l’imputata aveva falsamente incolpato un’altra persona di aver commesso un reato, pur sapendola innocente.

Contro la sentenza di condanna, l’imputata proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a diversi motivi. Sostanzialmente, la difesa lamentava una valutazione errata delle prove da parte dei giudici di merito e contestava la sussistenza stessa del reato, in particolare per l’assenza di una ‘denuncia’ formalmente presentata dall’imputata.

I Motivi del Ricorso e la Valutazione del reato di calunnia

I motivi del ricorso erano principalmente generici e riproponevano censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La ricorrente, in sostanza, chiedeva alla Suprema Corte una nuova e diversa lettura delle prove, come le testimonianze e l’esame della persona offesa.

Uno dei punti centrali sollevati dalla difesa riguardava la presunta violazione di legge per l’assenza di una ‘denuncia’ formale. Secondo la ricorrente, senza questo atto specifico, il reato di calunnia non poteva considerarsi integrato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dell’imputata. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi di grande importanza.

Limiti al Giudizio di Legittimità

In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Questo significa che la Corte non ha il potere di riesaminare i fatti del processo o di sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici dei gradi precedenti. Il suo compito è verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e priva di contraddizioni. Poiché la Corte d’Appello aveva motivato in modo ‘logico, coerente e puntuale’, la Cassazione non poteva intervenire.

La Configurazione del Reato di Calunnia

In secondo luogo, e qui sta il cuore della pronuncia, la Corte ha smontato l’argomento relativo alla necessità di una denuncia formale. Citando un precedente orientamento giurisprudenziale, ha chiarito che ‘in tema di calunnia, non è necessaria per la configurabilità del reato una denuncia in senso formale’.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e dirette. I motivi del ricorso sono stati ritenuti ‘generici e riproduttivi’ di argomenti già vagliati e disattesi dalla Corte d’Appello con motivazione logica e corretta. La Corte territoriale, secondo la Cassazione, aveva correttamente valutato tutte le risultanze processuali, incluse le testimonianze e l’esame della persona offesa, per fondare il proprio convincimento sulla responsabilità dell’imputata.

Per quanto riguarda l’assenza di una denuncia formale, la Corte ha qualificato il motivo come ‘manifestamente infondato’. Ha specificato che è sufficiente che un soggetto, ‘rivolgendosi in qualsiasi forma a soggetto obbligato a riferire all’autorità giudiziaria, esponga fatti concretanti gli estremi di un reato e li addebiti a persona di cui conosce l’innocenza’. Questa precisazione amplia la portata della norma, includendo qualsiasi tipo di comunicazione idonea a innescare un procedimento penale a carico di un innocente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. La prima è un monito per chi intende ricorrere in Cassazione: non è possibile utilizzare questo grado di giudizio come un ‘terzo appello’ per ridiscutere i fatti. Il ricorso deve basarsi su vizi di legge o di motivazione concreti e specifici. La seconda, di portata più generale, è un chiarimento fondamentale sul reato di calunnia: l’accusa falsa non deve necessariamente essere veicolata tramite un atto formale di denuncia o querela. Qualsiasi segnalazione a un’autorità (come le forze dell’ordine) che ha l’obbligo di trasmetterla alla Procura della Repubblica è sufficiente a far scattare il reato, se fatta con la consapevolezza dell’innocenza dell’accusato.

Per commettere il reato di calunnia è necessario presentare una denuncia scritta e formale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che per la configurabilità del reato non è necessaria una denuncia in senso formale. È sufficiente esporre in qualsiasi forma, a un’autorità che ha l’obbligo di riferire alla giustizia, fatti che costituiscono un reato, addebitandoli a una persona che si sa essere innocente.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo e le testimonianze?
No, esula dai poteri della Corte di Cassazione operare una diversa lettura degli elementi di fatto. La valutazione delle prove e delle risultanze processuali è riservata in via esclusiva al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Cassazione valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La persona che ha presentato il ricorso (il ricorrente) viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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