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Reato di calunnia: la Cassazione sulla falsa accusa

La Cassazione conferma la condanna per il reato di calunnia a un avvocato che aveva falsamente accusato un curatore fallimentare di tentata estorsione. Decisiva la prova della consapevolezza dell’innocenza della vittima, desunta da una precedente email di proposta transattiva inviata dallo stesso imputato e dalla rappresentazione parziale dei fatti nella denuncia. Rigettata anche l’eccezione di prescrizione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato di Calunnia: Quando la Denuncia Parziale Configura il Dolo

Il reato di calunnia, disciplinato dall’art. 368 del codice penale, tutela il corretto funzionamento della giustizia e l’onore della persona ingiustamente accusata. Ma quando una denuncia, basata su fatti parzialmente veri ma esposti in modo distorto, può integrare questo grave delitto? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre importanti chiarimenti, confermando la condanna di un avvocato per aver falsamente accusato un curatore fallimentare.

I Fatti del Caso: Una Proposta Transattiva e una Successiva Accusa

La vicenda trae origine da un contesto fallimentare. Un avvocato, per definire la propria posizione debitoria e quella di altri soggetti da lui assistiti nei confronti di una società fallita, inviava una mail al curatore fallimentare proponendo un accordo transattivo “omnia comprensivo” di 20.000 euro. Il curatore, valutando la convenienza dell’offerta per la procedura, la istruiva per sottoporla agli organi competenti.

Successivamente, lo stesso avvocato presentava un esposto accusando il curatore fallimentare di tentata estorsione. Nell’esposto, l’avvocato sosteneva che il curatore avesse tentato di ottenere l’adempimento di un’obbligazione non dovuta, rappresentando falsamente la realtà al giudice delegato. La narrazione dei fatti, tuttavia, era palesemente parziale e ometteva il contesto originario della proposta transattiva avanzata dallo stesso denunciante.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Sia in primo grado che in appello, l’avvocato veniva condannato per il reato di calunnia, oltre al risarcimento del danno in favore della parte civile. La difesa proponeva quindi ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

La Sostenuta Insussistenza del Reato di Calunnia

Il ricorrente lamentava una violazione di legge e vizi di motivazione, sostenendo che i giudici di merito avessero interpretato in modo distorto il contenuto della sua email e che la vicenda si risolvesse in una mera questione civile. A suo dire, mancavano sia l’elemento materiale che quello psicologico (il dolo) del reato contestato.

L’Eccezione di Prescrizione

In secondo luogo, la difesa eccepiva l’intervenuta prescrizione del reato, sostenendo che, tenuto conto delle sospensioni, il termine massimo fosse spirato subito dopo il deposito della sentenza di appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. Le motivazioni della decisione sono cruciali per comprendere i confini del reato di calunnia.

Sulla Configurabilità del Reato di Calunnia

La Corte ha ribadito che, in caso di “doppia conforme”, le motivazioni di primo e secondo grado si integrano a vicenda. Nel merito, i giudici hanno evidenziato come la prova del dolo della calunnia fosse stata correttamente desunta da elementi oggettivi e incontestabili. L’avvocato aveva denunciato fatti assolutamente parziali, tacendo circostanze decisive a lui note, come il fatto che fosse stato lui stesso a proporre l’accordo transattivo. Questa deliberata parzialità nella narrazione denotava la sua piena consapevolezza dell’innocenza del curatore e la volontà di accusarlo di un reato (la tentata estorsione) in realtà insussistente.

La Corte ha precisato che l’elemento psicologico del reato può essere provato attraverso un processo logico-deduttivo basato sulle concrete circostanze e modalità dell’azione, risalendo così alla sfera volitiva del soggetto. La mail inviata dall’imputato, contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, trattava proprio dell’esborso economico, rendendo la successiva accusa di estorsione palesemente mendace.

Sul Rigetto dell’Eccezione di Prescrizione

Anche il motivo relativo alla prescrizione è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha ricostruito meticolosamente i periodi di sospensione del termine di prescrizione, evidenziando un errore nel calcolo del ricorrente. In particolare, è stato sottolineato un principio fondamentale: quando il difensore dell’imputato si associa esplicitamente alla richiesta di rinvio dell’udienza formulata da un’altra parte (in questo caso, il difensore della parte civile), la prescrizione rimane sospesa per l’intero periodo dello slittamento concesso dal giudice. Sommando correttamente tutti i periodi di sospensione (inclusi quelli per l’emergenza COVID e per i rinvii su richiesta di parte), il termine di prescrizione massima non era affatto maturato.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce due principi di fondamentale importanza pratica. In primo luogo, il reato di calunnia non richiede necessariamente l’invenzione di fatti mai accaduti, ma può configurarsi anche attraverso una rappresentazione parziale e manipolatoria della realtà, finalizzata a far apparire come illecita una condotta in realtà legittima. La consapevolezza dell’innocenza altrui è l’elemento chiave, e può essere provata anche per via logica, partendo dal comportamento e dalle conoscenze dell’accusatore. In secondo luogo, in ambito processuale, l’adesione a una richiesta di rinvio non è un atto privo di conseguenze, comportando la sospensione dei termini di prescrizione, un aspetto che i difensori devono sempre tenere in attenta considerazione.

Quando una rappresentazione parziale dei fatti in una denuncia può integrare il reato di calunnia?
Sì, secondo la sentenza, una denuncia che riporta fatti assolutamente parziali, omettendo circostanze cruciali note al denunciante, integra il reato di calunnia perché tale parzialità dimostra la consapevolezza di accusare di un reato una persona che si sa essere innocente.

Come viene provata la consapevolezza dell’innocenza della persona accusata nel reato di calunnia?
La prova dell’elemento psicologico (dolo) può essere desunta dalle concrete circostanze e modalità dell’azione. Nel caso di specie, la prova è stata ricavata dal fatto che l’imputato aveva inviato una mail con una proposta transattiva, un comportamento incompatibile con la successiva accusa di essere vittima di tentata estorsione.

L’adesione alla richiesta di rinvio di un’altra parte processuale comporta la sospensione della prescrizione?
Sì. La sentenza chiarisce che l’esplicita adesione del difensore dell’imputato alla richiesta di rinvio formulata da un’altra parte (come il difensore della parte civile) comporta la sospensione del corso della prescrizione per l’intero periodo di slittamento dell’udienza disposto dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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