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Reato continuato: quando si può chiedere di nuovo?

Un condannato si è visto negare la richiesta di applicazione del reato continuato perché ritenuta ripetitiva. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che un nuovo provvedimento di cumulo pene costituisce un ‘fatto nuovo’ che impone al giudice una rivalutazione completa del nesso tra tutti i reati, anche quelli già esaminati in precedenza.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Apre alla Rivalutazione Anche Dopo un Rigetto

Nel complesso panorama del diritto penale esecutivo, l’istituto del reato continuato rappresenta uno strumento fondamentale per garantire un trattamento sanzionatorio equo e proporzionato. Ma cosa succede se una richiesta per il suo riconoscimento viene respinta? È possibile ripresentarla? Con la sentenza n. 35868/2025, la Corte di Cassazione offre un chiarimento cruciale, affermando che la presentazione di una nuova istanza non è sempre preclusa, specialmente in presenza di ‘fatti nuovi’ come un successivo provvedimento di cumulo pene.

I Fatti del Caso: La Richiesta Respinta

Un uomo, condannato con diverse sentenze definitive, presentava un’istanza al Giudice dell’esecuzione per ottenere l’applicazione della disciplina del reato continuato. L’obiettivo era unificare le pene inflitte per vari reati (tra cui resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio a un corpo politico, amministrativo o giudiziario), sostenendo che fossero stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, il Tribunale dichiarava l’istanza inammissibile. La ragione? Alcuni dei reati erano già stati oggetto di due precedenti pronunce che avevano escluso il vincolo della continuazione. Secondo il giudice, queste decisioni, ormai irrevocabili, impedivano una nuova valutazione, anche in relazione ai reati non ancora esaminati.

Il Ricorso in Cassazione: il Ruolo del Provvedimento di Cumulo

La difesa del condannato non si è arresa e ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la dichiarazione di inammissibilità. Il punto centrale dell’argomentazione difensiva era che l’istanza non poteva essere considerata una mera riproposizione delle precedenti. La situazione era mutata a seguito dell’emissione di un provvedimento di cumulo pene, che aveva raggruppato sia i reati già scrutinati sia quelli nuovi. Questo atto, secondo il ricorrente, costituiva un elemento nuovo, tale da richiedere una riconsiderazione globale della sussistenza del reato continuato su tutti i fatti.

Le Motivazioni della Suprema Corte: Non Esiste Preclusione Assoluta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato: la preclusione che impedisce di riproporre un’istanza già rigettata non è assoluta. Essa non opera quando vengono dedotti fatti o questioni che non hanno formato oggetto della precedente decisione. La Corte ha specificato che la sopravvenienza di un provvedimento di cumulo pene, che include reati per i quali il vincolo era stato escluso insieme a nuovi reati, costituisce proprio quel ‘fatto nuovo’ che impone una rivalutazione complessiva. Il cumulo crea un nuovo contesto esecutivo che obbliga il giudice a verificare nuovamente il nesso ideativo e volitivo tra tutti i fatti, superando i limiti delle precedenti decisioni parziali. Il giudice di merito aveva errato nel non considerare che l’ampio arco temporale dei reati non esime dall’obbligo di verificare se la continuazione possa sussistere almeno tra gruppi di reati cronologicamente e spazialmente vicini.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che il provvedimento impugnato era viziato perché basato su un’insussistente causa di inammissibilità. Il Tribunale avrebbe dovuto esaminare nel merito l’istanza, verificando la sussistenza del disegno criminoso alla luce del nuovo quadro delineato dal cumulo delle pene. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio al Tribunale di Genova, che, in diversa composizione, dovrà procedere a una nuova valutazione seguendo i principi di diritto enunciati dalla Cassazione. Questa decisione rafforza la tutela del condannato, garantendo che ogni elemento rilevante, anche se sopravvenuto, possa essere considerato per una corretta determinazione della pena da espiare.

È possibile presentare una nuova istanza di applicazione del reato continuato dopo che una precedente è stata respinta?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione chiarisce che la preclusione non opera quando vengono introdotti fatti o questioni nuove che non sono state oggetto della decisione precedente. L’istanza non deve essere una mera riproposizione della richiesta già rigettata.

Cosa si intende per ‘fatto nuovo’ che giustifica una nuova valutazione del reato continuato?
Un ‘fatto nuovo’ può essere la sopravvenienza di un provvedimento di cumulo di pene (ex art. 663 c.p.p.) che raggruppa reati già esaminati con altri reati. Questo nuovo atto impone al giudice una rivalutazione del nesso ideativo e volitivo tra tutti i fatti, anche quelli per cui il vincolo della continuazione era stato precedentemente escluso.

Qual è l’obbligo del giudice di fronte a una nuova istanza di reato continuato che riguarda reati già esaminati e reati nuovi?
Il giudice ha l’obbligo di non fermarsi a una declaratoria di inammissibilità basata su precedenti decisioni parziali. Deve procedere a una nuova e completa valutazione della sussistenza del disegno criminoso tra tutti i reati coinvolti, anche verificando la possibilità di riconoscere la continuazione per singoli gruppi di reati cronologicamente e spazialmente vicini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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