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Reato continuato: quando si applica? Nuova sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava il riconoscimento del reato continuato a un imputato per due rapine commesse lo stesso giorno. Secondo la Corte, la vicinanza temporale, l’omogeneità dei reati e la finalità di profitto sono indici importanti che il giudice di merito non può ignorare basandosi solo sull’intensità della violenza, la quale non esclude di per sé un unico disegno criminoso.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Annulla la Decisione Basata sull’Intensità della Violenza

Il concetto di reato continuato è fondamentale nel diritto penale italiano, poiché permette di unificare, sotto il profilo sanzionatorio, più azioni criminose nate da un unico progetto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi guida per il suo riconoscimento, sottolineando come indicatori oggettivi quali la vicinanza temporale e l’omogeneità dei delitti non possano essere svalutati da interpretazioni soggettive sulla psicologia del reo, come l’impulsività o l’eccessiva violenza.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguardava un ricorso presentato da un condannato per due rapine, aggravate in un caso da resistenza e lesioni, commesse a Milano nello stesso giorno, il 16 agosto 2018. Entrambi i crimini erano stati caratterizzati da una notevole aggressività fisica.

Nonostante la stretta contiguità temporale e spaziale e l’omogeneità delle condotte (entrambe rapine), il giudice dell’esecuzione aveva negato l’applicazione del vincolo della continuazione. A suo avviso, si trattava di due episodi distinti, frutto di una generica ‘proclività a delinquere’ piuttosto che di un’unica programmazione criminosa. Il giudice aveva basato la sua decisione sull’intensità della violenza e sul fatto che già con la prima rapina era stato ottenuto un profitto non modesto (250 euro), elementi che, a suo dire, smentivano l’esistenza di un piano unitario.

Il Reato Continuato e i Criteri di Valutazione

L’articolo 81, comma 2, del Codice Penale definisce il reato continuato come la commissione di più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge con un ‘medesimo disegno criminoso’. Il riconoscimento di tale vincolo comporta un trattamento sanzionatorio più favorevole: si applica la pena prevista per la violazione più grave, aumentata fino al triplo.

La giurisprudenza, inclusa quella delle Sezioni Unite, ha costantemente chiarito che l’accertamento del disegno criminoso deve basarsi su un’analisi concreta di una serie di indicatori oggettivi, tra cui:
* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra le condotte.
* Similitudine delle modalità esecutive (modus operandi).
* Unicità del fine o dello scopo perseguito.

È fondamentale distinguere il disegno criminoso, che è una programmazione iniziale (anche solo nelle linee generali) di una pluralità di reati, da una semplice scelta di vita criminale o da una successione di decisioni autonome maturate estemporaneamente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la motivazione del giudice dell’esecuzione illogica e giuridicamente infondata. I giudici di legittimità hanno innanzitutto ribadito che l’onere della prova del disegno criminoso si alimenta di elementi indiziari esterni, e quelli presenti nel caso in esame (stesso giorno, stessa città, stessa tipologia di reato) erano palesemente significativi.

Il punto cruciale della sentenza risiede nella critica alla valutazione del giudice di merito. La Cassazione ha stabilito che basare la negazione del reato continuato sulla ‘intensità della violenza’ utilizzata è un dato ‘alquanto precario’ sul piano dell’analisi criminologica. Secondo la Corte, non è affatto logico dedurre da una particolare impulsività o da una ‘maldestra accentuazione della violenza fisica’ l’esistenza di due distinte progettazioni criminali. Al contrario, tali aspetti potrebbero tranquillamente coesistere con un’unica, seppur mal eseguita, programmazione unitaria.

La Suprema Corte ha quindi censurato il provvedimento impugnato per non aver condotto una verifica approfondita di tutti gli indicatori concreti, come richiesto dalle Sezioni Unite. Valorizzare un singolo aspetto (l’aggressività) a discapito di tutti gli altri elementi convergenti (tempo, luogo, tipo di reato) costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento della decisione.

Le Conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione rafforza un principio cardine in materia di reato continuato: la valutazione deve essere ancorata a dati oggettivi e concreti, non a precarie analisi psicologiche sull’autore del reato. L’impulsività o l’eccessiva aggressività non sono elementi sufficienti, di per sé, a escludere l’esistenza di un unico disegno criminoso quando tutti gli altri indicatori fattuali depongono in senso contrario. La decisione è stata quindi annullata con rinvio, imponendo al nuovo giudice di riesaminare il caso attenendosi a questi principi, garantendo una valutazione più rigorosa e completa di tutti gli elementi a disposizione.

Due reati identici commessi a breve distanza di tempo sono sempre considerati ‘reato continuato’?
No, non automaticamente. È necessario che il giudice accerti, sulla base di indicatori concreti, l’esistenza di un ‘medesimo disegno criminoso’, ovvero una programmazione unitaria dei reati fin dal principio. La sola vicinanza temporale è un indizio importante, ma non decisivo di per sé.

L’eccessiva violenza o l’impulsività nell’esecuzione di un reato escludono la possibilità di un unico disegno criminoso?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che basarsi sull’intensità della violenza o sull’impulsività dell’autore è un dato ‘precario’ e non logicamente sufficiente per escludere un’unica progettazione criminosa. Tali aspetti possono coesistere con un piano unitario, magari eseguito in modo maldestro.

Quali sono gli indicatori principali per riconoscere un reato continuato?
Secondo la sentenza, che richiama i principi delle Sezioni Unite, gli indicatori principali sono: l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità spazio-temporale, le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita, e la prova che al momento del primo reato i successivi fossero già stati programmati almeno nelle loro linee essenziali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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