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Reato continuato: quando si applica? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza 18079/2025, ha confermato il rigetto della richiesta di applicazione del reato continuato per due tentati furti. Nonostante la somiglianza dei reati, mancava la prova di un unico disegno criminoso iniziale, ritenendo le azioni frutto di decisioni estemporanee e non di un piano unitario.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Quando la Somiglianza dei Crimini Non Basta

Il concetto di reato continuato è fondamentale nel diritto penale, poiché permette di unificare sotto un’unica pena più violazioni di legge, se commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, stabilire quando sussista tale disegno non è sempre semplice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 18079/2025) offre chiarimenti cruciali, sottolineando che la somiglianza dei reati e la vicinanza temporale non sono, da sole, sufficienti a dimostrare l’esistenza di un piano unitario.

Il Caso: Due Tentati Furti e la Richiesta di Continuazione

Il caso esaminato riguarda una donna condannata per due episodi di tentato furto aggravato in abitazione, commessi a distanza di meno di un mese l’uno dall’altro nella stessa provincia. In entrambi i casi, l’imputata, insieme a delle complici, aveva utilizzato uno stratagemma per entrare nelle case di persone anziane con l’intento di sottrarre beni.

In sede di esecuzione, la difesa aveva chiesto l’applicazione della disciplina del reato continuato, sostenendo che i due episodi fossero parte di un unico progetto criminoso. La richiesta era basata sull’omogeneità dei reati, sulla vicinanza nel tempo e nello spazio, e sulle modalità operative (modus operandi) quasi identiche.

La Corte d’Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva però respinto l’istanza. Secondo i giudici di merito, mancavano elementi concreti per affermare che, al momento del primo furto, la donna avesse già pianificato il secondo. Le azioni sono state piuttosto valutate come il frutto di decisioni estemporanee, nate dalla necessità contingente di procurarsi denaro, e non da un programma deliberato in anticipo.

La Decisione della Cassazione sul reato continuato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso dell’imputata. La Suprema Corte ha ribadito i principi, già consolidati dalle Sezioni Unite, per il riconoscimento del reato continuato.

Gli Indicatori della Continuazione: Omogeneità e Contiguità

La Corte ha specificato che elementi come l’omogeneità delle violazioni, la vicinanza temporale e spaziale, e la somiglianza delle modalità della condotta sono certamente indicatori importanti. Tuttavia, essi non sono decisivi se, singolarmente considerati, non portano a provare l’esistenza di un’unica deliberazione iniziale.

La Mancanza di un Programma Unitario

Il punto centrale della decisione è che, per aversi reato continuato, è necessario dimostrare che i reati successivi al primo fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dall’inizio. Se invece emergono come frutto di decisioni occasionali e autonome, prese di volta in volta, non si può parlare di un unico disegno criminoso, anche se i reati sono simili e spinti da un movente generico come il bisogno di denaro.

Le motivazioni: Perché è stato negato il reato continuato

Le motivazioni della Corte si fondano su una distinzione netta tra un piano criminoso preordinato e una generica propensione a delinquere.

L’Insufficienza del Movente Economico

I giudici hanno chiarito che il semplice movente economico o la necessità di procurarsi denaro non possono, da soli, costituire il collante di un “medesimo disegno criminoso”. Un tale proposito è troppo generico e si confonde con la scelta di uno stile di vita basato sull’attività illecita. Il disegno criminoso, invece, deve avere un carattere di specificità e concretezza.

La Differenza tra Disegno Criminoso e Tendenza a Delinquere

La Corte ha sottolineato che la storia criminale dell’imputata, caratterizzata da precedenti condanne per furto, indicava una inclinazione a commettere reati contro il patrimonio. Questa “abitudine” al crimine non va confusa con un singolo e unitario progetto. Il reato continuato non serve a premiare la serialità, ma a riconoscere l’unicità di una deliberazione che si manifesta in più atti. In questo caso, i due tentati furti sono stati visti come manifestazioni separate di una generale tendenza a delinquere, attivate da opportunità contingenti.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio rigoroso: per ottenere il beneficio del reato continuato, non basta dimostrare che i reati sono simili e vicini nel tempo. È necessario fornire prove concrete che dimostrino l’esistenza di un’unica programmazione iniziale che abbracci tutti gli episodi delittuosi. La valutazione è una questione di fatto, rimessa al giudice di merito, che deve analizzare attentamente tutti gli indizi per distinguere una pianificazione unitaria da una serie di decisioni estemporanee. Per la difesa, ciò significa che l’onere della prova è significativo e richiede di andare oltre la semplice elencazione delle somiglianze tra i reati commessi.

Quando più reati simili possono essere considerati un reato continuato?
Più reati simili possono essere considerati un reato continuato solo se si dimostra che sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero se i reati successivi al primo erano stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, prima della commissione del primo episodio.

La somiglianza nel modo di agire (modus operandi) è sufficiente per riconoscere il reato continuato?
No. Secondo la sentenza, la somiglianza nel modus operandi, così come l’omogeneità dei reati e la vicinanza temporale, sono solo indizi. Da soli non sono sufficienti a provare l’esistenza di un unico disegno criminoso se emerge che i reati sono frutto di decisioni autonome ed estemporanee.

Che differenza c’è tra un “unico disegno criminoso” e una generale “tendenza a delinquere”?
L'”unico disegno criminoso” è una programmazione specifica e unitaria di una serie di reati, decisa prima di commettere il primo. La “tendenza a delinquere” è, invece, una propensione generale del soggetto a commettere crimini della stessa indole, che si manifesta in base alle occasioni, senza un piano preordinato che leghi i singoli episodi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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