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Reato continuato: quando non si applica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 9227/2024, ha respinto il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del reato continuato tra due evasioni dagli arresti domiciliari. Nonostante la vicinanza temporale e la natura identica dei reati, la Corte ha stabilito che le diverse motivazioni (lavoro e acquisto di sigarette) dimostravano decisioni estemporanee anziché un unico disegno criminoso, confermando l’inammissibilità della richiesta.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Non Bastano Reati Simili e Vicini nel Tempo

L’istituto del reato continuato rappresenta un’importante figura del diritto penale che permette di mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono riconducibili a un unico progetto. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9227/2024) chiarisce con fermezza i presupposti necessari, sottolineando come la semplice somiglianza e vicinanza temporale tra i reati non sia sufficiente a dimostrare l’esistenza di un “medesimo disegno criminoso”.

Il Caso in Analisi: Due Evasioni, una Richiesta

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di un soggetto, agli arresti domiciliari, di vedere riconosciuto il vincolo della continuazione tra due episodi di evasione. L’uomo aveva lasciato la propria abitazione in due occasioni distinte ma ravvicinate nel tempo. In sede di esecuzione della pena, ha quindi chiesto al Tribunale di applicare la disciplina del reato continuato, che avrebbe comportato un calcolo della pena più favorevole, considerandoli come parte di un unico piano.

Il Tribunale di Palermo, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva però rigettato la richiesta. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando un’errata valutazione dei fatti e sostenendo che il giudice avesse travisato gli elementi che provavano l’unicità del suo progetto criminoso.

La Decisione della Cassazione sul Reato Continuato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. Gli Ermellini hanno ribadito che il riconoscimento del reato continuato richiede una verifica approfondita e rigorosa, che va ben oltre la mera constatazione di alcuni indici superficiali.

L’Onere della Prova a Carico del Condannato

Un punto cruciale evidenziato dalla Corte è che spetta al condannato l’onere di allegare e provare l’esistenza di elementi specifici e concreti a sostegno della sua tesi. Non è sufficiente indicare la contiguità cronologica o l’identità del tipo di reato (in questo caso, l’evasione). Questi elementi, da soli, possono essere semplici indici di un’abitualità a delinquere o di scelte di vita contingenti, piuttosto che l’attuazione di un piano preordinato.

Indici Rivelatori e Determinazioni Estemporanee

Per accertare il medesimo disegno criminoso, i giudici devono valutare una serie di indicatori concreti: l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta e, soprattutto, le causali che hanno spinto all’azione. L’elemento fondamentale è la prova che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero già stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali. Nel caso specifico, è emerso che le due evasioni erano state animate da esigenze completamente diverse e contingenti: la prima era finalizzata allo svolgimento di un’attività lavorativa, mentre la seconda era scaturita dall'”impellente necessità di acquistare le sigarette”. Questa diversità di motivazioni ha fatto propendere i giudici per la tesi delle “determinazioni estemporanee”, ovvero decisioni prese sul momento e non collegate da un piano unitario.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sulla coerenza e logicità della valutazione operata dal giudice dell’esecuzione. Quest’ultimo ha correttamente escluso l’unicità del disegno criminoso basandosi sulla differente spinta psicologica che ha mosso il ricorrente nelle due occasioni. Sebbene i reati fossero omogenei (due evasioni) e prossimi nel tempo, le finalità divergenti hanno rivelato l’assenza di una programmazione unitaria ab initio. La decisione di evadere per comprare le sigarette è stata vista come un impulso momentaneo, del tutto slegato dalla precedente evasione per motivi di lavoro. Pertanto, la valutazione del giudice di merito non è stata ritenuta censurabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un principio consolidato: per ottenere il beneficio del reato continuato, non basta che i crimini appaiano simili. È indispensabile fornire una prova concreta che essi siano tappe di un percorso deliberato e pianificato sin dall’origine. La diversità delle motivazioni, anche per reati identici e commessi a breve distanza, può essere l’elemento decisivo per escludere l’unicità del disegno criminoso e, di conseguenza, negare un trattamento sanzionatorio più mite. Chi invoca questo istituto deve essere in grado di dimostrare, con elementi specifici, che le proprie azioni non sono state il frutto di decisioni estemporanee, ma l’esecuzione di un piano unitario.

Quando si può chiedere il riconoscimento del reato continuato?
Si può chiedere il riconoscimento del reato continuato, anche in fase di esecuzione della pena, quando più reati sono stati commessi in attuazione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario ideato prima di commettere il primo reato.

La vicinanza nel tempo e la somiglianza dei reati sono sufficienti per ottenere il reato continuato?
No. Secondo l’ordinanza, la sola contiguità temporale e l’identità del tipo di reato non sono sufficienti. È necessario dimostrare che i reati successivi erano stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dal momento della commissione del primo.

Perché in questo caso è stato negato il reato continuato tra due evasioni?
È stato negato perché le due evasioni, sebbene omogenee e ravvicinate, erano animate da esigenze diverse e immediate: la prima per svolgere un’attività lavorativa, la seconda per l’impellente necessità di acquistare sigarette. Questo ha indicato determinazioni estemporanee e non un unico piano criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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