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Reato continuato: quando non c’è disegno criminoso

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento del reato continuato tra una condanna per favoreggiamento e una per importazione di droga. La Corte ha escluso l’unicità del disegno criminoso, sottolineando l’eterogeneità dei reati, dei soggetti coinvolti e delle finalità, nonostante la vicinanza temporale.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Chiarisce i Requisiti del Disegno Criminoso

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un tema di cruciale importanza nel diritto penale, offrendo un trattamento sanzionatorio più mite a chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 28016/2024) torna a fare chiarezza sui rigidi presupposti necessari per la sua applicazione, sottolineando come la semplice vicinanza temporale tra i fatti non sia sufficiente a dimostrare un piano unitario.

Il Caso: Due Condanne Distinte e la Richiesta di Continuazione

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato con due sentenze separate e definitive. La prima condanna era per favoreggiamento aggravato, per aver aiutato un parente a sottrarsi alla giustizia. La seconda, invece, riguardava un’operazione di importazione di sostanze stupefacenti, commessa a circa un mese di distanza dal primo fatto.

L’interessato, tramite i suoi legali, aveva richiesto al Tribunale, in fase di esecuzione della pena, di applicare la disciplina del reato continuato, sostenendo che entrambi i delitti fossero frutto di un’unica programmazione criminale. Il Tribunale aveva respinto la richiesta, e contro questa decisione è stato proposto ricorso per Cassazione.

L’Analisi della Corte: Perché Manca il Reato Continuato

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del giudice dell’esecuzione, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza ribadisce con fermezza che per riconoscere la continuazione è necessaria una prova rigorosa dell’unicità del disegno criminoso, che deve essere preesistente alla commissione del primo reato. Nel caso di specie, mancavano indicatori concreti di tale programmazione unitaria.

Eterogeneità dei Reati e dei Soggetti Coinvolti

I giudici hanno evidenziato una netta differenza tra le due condotte. Il favoreggiamento era legato al contesto familiare e al supporto di un parente latitante. L’importazione di cocaina, al contrario, vedeva il coinvolgimento di soggetti diversi, legati ad altri contesti criminali, e non risultava in alcun modo collegata all’attività di favoreggiamento. Questa eterogeneità di contesti, finalità e persone coinvolte è stata considerata un elemento decisivo per escludere un piano comune.

La Vicinanza Temporale non Basta per il Reato Continuato

La difesa aveva insistito sulla vicinanza temporale tra i due episodi, avvenuti a solo un mese di distanza. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la contiguità spazio-temporale è solo uno dei tanti indicatori da valutare, ma da sola non è sufficiente. Se i reati, pur vicini nel tempo, appaiono come il frutto di determinazioni estemporanee e separate, non si può parlare di reato continuato. È necessario che i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, già al momento della commissione del primo.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra ‘disegno criminoso’ e ‘abitualità criminosa’. Il primo presuppone una deliberazione unitaria e preventiva di una serie di illeciti. La seconda, invece, descrive una scelta di vita e una propensione generale a delinquere, che si concretizza in reati diversi a seconda delle occasioni, senza un progetto comune a monte. La Corte ha ritenuto che i fatti in esame rientrassero in questa seconda categoria.

Inoltre, è stato ricordato che in sede esecutiva l’onere di allegare elementi specifici e concreti a sostegno della richiesta di continuazione grava sul condannato. Non è sufficiente un mero riferimento alla vicinanza cronologica o ad affermazioni generiche. Il ricorso è stato giudicato aspecifico proprio perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza contrastare efficacemente la logica della decisione impugnata.

Le Conclusioni

Confermando l’inammissibilità del ricorso, la Cassazione ha riaffermato la necessità di un’analisi approfondita e basata su elementi concreti per l’applicazione del reato continuato. La decisione serve da monito: per beneficiare di un trattamento sanzionatorio unificato, non basta che più reati siano stati commessi dalla stessa persona in un breve arco di tempo. È indispensabile dimostrare che essi erano tessere di un unico mosaico, programmato e deliberato fin dall’inizio.

La semplice vicinanza temporale tra due reati è sufficiente per ottenere il riconoscimento del reato continuato?
No, la sentenza chiarisce che la sola contiguità temporale non è un elemento sufficiente. È necessario dimostrare una concreta e preesistente unicità del disegno criminoso che leghi le diverse condotte delittuose.

Cosa si intende per ‘unicità del disegno criminoso’?
Si intende che l’agente, prima di commettere il primo reato, si sia rappresentato e abbia deliberato unitariamente una serie di condotte criminose, almeno nelle loro linee essenziali. Non si identifica con una generica propensione a delinquere o con un programma di vita criminale.

In un procedimento di esecuzione, su chi grava l’onere di provare i presupposti per il reato continuato?
L’onere grava sul condannato che invoca l’applicazione della disciplina. Egli deve allegare elementi specifici e concreti a sostegno della sua richiesta, non potendosi limitare a riferimenti generici come la sola vicinanza cronologica dei fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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