Reato Continuato: Quando e Perché Viene Negato dalla Cassazione
L’istituto del reato continuato, previsto dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta una risorsa fondamentale per chi ha commesso più violazioni della legge penale. Esso permette di unificare diverse condanne sotto un “medesimo disegno criminoso”, ottenendo un trattamento sanzionatorio più favorevole. Tuttavia, non sempre questa richiesta viene accolta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio dei limiti e dei requisiti necessari, sottolineando come la semplice affermazione di un’intenzione unitaria non sia sufficiente.
Il Caso in Analisi: Una Richiesta di Continuazione Respinta
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo che, dopo aver subito tre condanne definitive in anni diversi (2010, 2017 e 2022), aveva chiesto al Tribunale di riconoscere il vincolo della continuazione tra i reati giudicati. L’obiettivo era ottenere una rideterminazione della pena complessiva, applicando l’aumento previsto per il reato più grave, anziché sommare le singole pene.
Il Tribunale di Firenze aveva respinto la richiesta e il condannato ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e vizi di motivazione. Tuttavia, anche la Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la decisione precedente.
I Criteri per il Riconoscimento del Reato Continuato
Perché una richiesta di applicazione del reato continuato abbia successo, è necessario dimostrare un elemento fondamentale: il “medesimo disegno criminoso”. Questo significa che l’autore, al momento della commissione del primo reato, doveva già aver pianificato e deliberato i reati successivi nei loro tratti essenziali. Non si tratta di una generica propensione a delinquere, ma di un progetto unitario e premeditato.
I giudici valutano diversi indicatori per accertare l’esistenza di questo disegno, tra cui:
* La vicinanza temporale tra i reati.
* L’omogeneità delle modalità di esecuzione.
* La natura dei reati e i beni giuridici lesi.
* Il contesto in cui sono stati commessi.
Le Motivazioni: Perché la Cassazione Nega il Reato Continuato
La Corte di Cassazione ha definito le argomentazioni del ricorrente “aspecifiche e manifestamente infondate”. In sostanza, l’interessato si era limitato a generiche asserzioni sulla presunta unicità del suo progetto, senza però contestare nel merito gli elementi contrari evidenziati dal Tribunale. La decisione si fonda su tre pilastri principali.
Distanza Temporale e Diversa Indole dei Reati
Il primo ostacolo insormontabile era la notevole distanza temporale tra i fatti, che si estendevano per oltre un decennio. Un arco di tempo così ampio rende poco credibile l’esistenza di un piano criminoso unitario concepito fin dall’inizio. A questo si aggiungeva la “diversa indole” dei reati, che suggeriva motivazioni e contesti differenti, non riconducibili a un’unica matrice deliberativa.
L’Incompatibilità con i Reati Colposi
Un punto cruciale della motivazione riguarda la natura di alcuni dei reati commessi. La Corte sottolinea che almeno uno dei reati era di natura colposa, cioè commesso non con volontà ma per negligenza, imprudenza o imperizia (e senza che fosse contestata una colpa cosciente). Questo elemento è logicamente incompatibile con un “disegno criminoso”, che per sua definizione richiede una deliberazione iniziale e una rappresentazione mentale dei reati da compiere, elementi tipici del dolo (intenzione).
Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per ottenere il beneficio del reato continuato in fase esecutiva, non basta affermare l’esistenza di un piano unitario. È necessario fornire prove concrete e argomentazioni specifiche che superino gli elementi oggettivi contrari. La distanza temporale, la diversità delle condotte e, soprattutto, la presenza di reati colposi costituiscono ostacoli difficilmente superabili. Questa decisione serve da monito sulla necessità di formulare istanze ben fondate, pena non solo il rigetto, ma anche la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria per aver presentato un ricorso infondato.
È possibile ottenere il riconoscimento del reato continuato per reati molto distanti nel tempo?
No, secondo l’ordinanza, la notevole distanza temporale tra i reati è un elemento che gioca a sfavore del riconoscimento di un unico disegno criminoso, rendendo difficile l’applicazione del reato continuato.
Un reato colposo (commesso per negligenza) può essere unito in continuazione con reati dolosi (intenzionali)?
No. La Corte chiarisce che la natura colposa di un reato è incompatibile con l’esistenza di un disegno criminoso unitario, che richiede una deliberazione e rappresentazione iniziale dei reati da commettere, tipica solo dei reati dolosi.
Cosa succede se un ricorso per cassazione viene giudicato inammissibile?
In base a questa ordinanza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) a favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un ricorso manifestamente infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 1331 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 1331 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 24/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a MOTTA SANTA LUCIA il 24/04/1970
avverso l’ordinanza del 08/05/2024 del TRIBUNALE di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
LETTO
il ricorso per cassazione proposto da NOME COGNOME avverso l’ordinanza indicata in epigrafe, con la quale è stata rigettata l’istanza, ai sensi dell’art. 671, cod. proc. pen., vol ottenere l’applicazione della disciplina di cui all’art. 81, cod. pen., in relazione alle pene per i reati giudicati con sentenze irrevocabili il 25/10/2010, il 21/01/2017 e il 22/12/20222;
RILEVATO
che il ricorrente, denunziando violazione di legge e vizi della motivazione, svolge rilie aspecifici e comunque manifestamente infondati, poiché, alle complete e adeguate giustificazioni di merito in ordine al diniego della continuazione, oppone generiche asserzion riferite solamente alle finalità e ad alcuni tratti delle manifestazioni volitive, c smentiscono l’apprezzamento in motivazione degli elementi di segno contrario, avuto riguardo alle modalità e alla distanza temporale fra i reati, nonché alla diversa indole e alla nat colposa (senza addebito della colpa cosciente) di alcuni di essi, così da non risultare l’inizi deliberazione e rappresentazione unitaria richiesta per il riconoscimento della continuazione;
RITENUTO
pertanto, che il ricorso deve dichiararsi inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuale e, in ragione dei profili di colpa, della somma determinata in euro tremila da corrispondere in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 24 ottobre 2024.