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Reato continuato: quando la Cassazione lo esclude

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio di autovetture, truffa e falso. La sentenza chiarisce i rigidi presupposti per richiedere in appello il riconoscimento del reato continuato con sentenze divenute definitive e ribadisce i limiti del giudizio di legittimità, che non può riesaminare i fatti. La Corte ha inoltre confermato che la motivazione per gli aumenti di pena per i reati satellite può essere sintetica se gli aumenti sono minimi.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Limiti e Motivazione della Pena secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 777 del 2025, ha affrontato un caso complesso di riciclaggio di autovetture, truffa e falso, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità e sui requisiti per il riconoscimento del reato continuato. La decisione sottolinea la necessità di formulare motivi di ricorso specifici e l’impossibilità per la Suprema Corte di procedere a una nuova valutazione dei fatti già esaminati nei gradi di merito.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, ritenuto colpevole di aver posto in essere un articolato schema criminale. L’imputato, operando come rivenditore di auto, riceveva veicoli di provenienza illecita, ne curava la re-immatricolazione con documenti falsi e li rivendeva a clienti ignari. La condanna, emessa in primo grado dal G.U.P. del Tribunale di Cremona, è stata integralmente confermata dalla Corte di Appello di Brescia.

Contro la sentenza d’appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Mancata motivazione sulla richiesta di riconoscimento del reato continuato con altri fatti giudicati in un diverso procedimento.
2. Illogicità della motivazione sull’affermazione di responsabilità, sostenendo che l’imputato avesse ricevuto i veicoli da un terzo, circostanza che avrebbe dovuto escludere l’elemento soggettivo del reato.
3. Assenza di adeguata motivazione sugli aumenti di pena applicati per i reati satellite in continuazione.

La Questione del Reato Continuato in Appello

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato generico e inammissibile. La Cassazione ha chiarito che la richiesta di applicazione della cosiddetta “continuazione esterna” in appello (cioè con un reato giudicato con sentenza definitiva) è ammissibile solo a condizioni molto rigorose. È necessario che la richiesta sia avanzata tramite motivi nuovi, ai sensi dell’art. 585, comma 4, c.p.p., e che sia corredata dall’allegazione completa delle sentenze definitive pertinenti. Nel caso di specie, la difesa non aveva fornito tale documentazione alla Corte d’Appello, impedendole di valutare l’esistenza di un unico disegno criminoso. La Corte ha comunque precisato che questa preclusione non è definitiva: l’imputato potrà sempre presentare l’istanza in sede esecutiva, come previsto dall’art. 671 c.p.p.

La Valutazione della Responsabilità Penale

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Ciò significa che la Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici dei gradi precedenti. Nel caso in esame, i giudici di primo e secondo grado avevano raggiunto una “doppia valutazione conforme”, ricostruendo in modo logico e coerente la condotta dell’imputato. Le prove non erano meri indizi isolati, ma componevano un quadro probatorio solido, basato sulla ricostruzione di una serie di operazioni illecite (ricezione dei mezzi, re-immatricolazione e vendita) gestite direttamente dall’imputato. Pertanto, il tentativo della difesa di offrire una lettura alternativa dei fatti è stato ritenuto inammissibile.

La Motivazione sugli Aumenti di Pena per il Reato Continuato

Infine, la Cassazione ha ritenuto infondato anche il terzo motivo, relativo alla motivazione degli aumenti di pena per il reato continuato. Citando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (n. 47127/2021), la Corte ha spiegato che l’obbligo di motivazione sugli aumenti per i reati satellite è proporzionale all’entità degli stessi. Quando la pena si avvicina al minimo edittale, una motivazione sintetica è sufficiente. Nel caso specifico, il giudice di primo grado aveva fissato la pena base nel minimo per il reato più grave (riciclaggio) e aveva applicato aumenti molto contenuti per gli altri otto reati (tre di riciclaggio, tre di falso e tre di truffa). La Corte ha ritenuto che tale determinazione, motivata con riferimento alla gravità dei fatti e alla personalità dell’imputato, fosse del tutto adeguata e non censurabile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile basandosi su principi consolidati. In primo luogo, ha evidenziato la genericità e aspecificità dei motivi, che in parte reiteravano doglianze già respinte in appello e in parte miravano a una non consentita rivalutazione del merito. In secondo luogo, ha riaffermato le rigide condizioni procedurali per l’applicazione del reato continuato in appello con sentenze passate in giudicato. Infine, ha confermato che l’obbligo motivazionale del giudice sulla pena è graduato in base alla sua entità: per pene vicine al minimo, non è richiesta una motivazione analitica.

Conclusioni

La sentenza in esame offre importanti spunti pratici. Anzitutto, ribadisce l’importanza di redigere ricorsi per cassazione che si concentrino esclusivamente su vizi di legittimità, evitando di riproporre questioni di fatto. In secondo luogo, chiarisce che l’istituto del reato continuato può essere fatto valere in appello solo rispettando precise formalità, tra cui la produzione tempestiva di tutta la documentazione necessaria. In mancanza, la via maestra resta quella dell’incidente di esecuzione. Infine, la decisione consolida l’orientamento secondo cui la congruità della pena è adeguatamente motivata quando il giudice, pur in modo sintetico, dimostra di aver considerato i criteri di legge, specialmente se la sanzione inflitta è contenuta.

È possibile chiedere in appello il riconoscimento del reato continuato con una sentenza diventata definitiva dopo l’impugnazione?
Sì, ma solo se la richiesta viene avanzata con motivi nuovi ai sensi dell’art. 585, comma 4, c.p.p., e a condizione che vengano allegate le sentenze definitive necessarie per la valutazione, in modo completo e preciso.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al controllo di legittimità. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o dei fatti (una “rilettura” del compendio probatorio), ma solo verificare se la decisione impugnata ha applicato correttamente la legge e se la sua motivazione è logica e non contraddittoria.

Come deve essere motivato l’aumento di pena per il reato continuato?
Il giudice deve motivare l’aumento di pena in modo distinto per ciascun reato satellite. Tuttavia, il grado di dettaglio richiesto è proporzionale all’entità dell’aumento: se la pena inflitta è vicina al minimo edittale, anche una motivazione sintetica che faccia riferimento ai criteri dell’art. 133 c.p. è considerata sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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