Reato Continuato e Distanza Temporale: La Decisione della Cassazione
L’istituto del reato continuato rappresenta un pilastro del diritto penale italiano, offrendo un trattamento sanzionatorio più mite a chi commette più crimini sotto l’impulso di un’unica programmazione. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica di specifici indicatori. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3614/2024) ribadisce un principio fondamentale: una significativa distanza temporale tra i reati può essere sufficiente a escludere il medesimo disegno criminoso. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Caso: La Richiesta in Sede di Esecuzione
Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato per due reati commessi a distanza di circa sei anni l’uno dall’altro. In sede di esecuzione della pena, l’interessato aveva richiesto al Tribunale di Taranto di riconoscere il vincolo della continuazione tra i due delitti. L’obiettivo era ottenere l’applicazione del cosiddetto cumulo giuridico, che prevede una pena base per il reato più grave aumentata fino al triplo, anziché la somma aritmetica delle pene per ciascun reato (cumulo materiale).
Il Tribunale di Taranto, tuttavia, aveva respinto la richiesta, ritenendo che il lungo lasso di tempo intercorso tra i due fatti criminosi fosse incompatibile con l’esistenza di un’unica ‘volizione unitaria’. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per Cassazione.
La Decisione della Corte: Il No al Reato Continuato
La Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando pienamente la valutazione del giudice dell’esecuzione. I motivi presentati dal ricorrente sono stati giudicati ‘manifestamente infondati’ in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità sul tema del reato continuato.
La Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione tipica per i ricorsi giudicati inammissibili.
Le Motivazioni: L’Assenza di una ‘Volizione Unitaria’
Il cuore della motivazione risiede nell’analisi del concetto di ‘volizione unitaria’, elemento indispensabile per configurare il reato continuato. La Cassazione ha richiamato un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017), che ha fissato i criteri per accertare l’esistenza di un medesimo disegno criminoso. Questi criteri includono:
* L’omogeneità delle violazioni e del bene protetto.
* La contiguità spazio-temporale.
* Le modalità della condotta.
* La sistematicità e le abitudini di vita.
Il punto cruciale, sottolinea la Corte, è che i reati successivi al primo devono essere stati programmati sin dall’inizio, almeno nelle loro linee essenziali. Non è sufficiente che vi sia una generica inclinazione a delinquere o che i reati siano simili tra loro. Se il secondo reato è frutto di una determinazione ‘estemporanea’, nata cioè in un momento successivo e autonomo, non si può parlare di continuazione.
Nel caso specifico, una distanza di sei anni tra il primo e il secondo reato è stata considerata un elemento decisivo. Secondo i giudici, è ‘non illogico’ concludere che un lasso di tempo così ampio impedisca di ritenere che il secondo delitto fosse stato pianificato al momento della commissione del primo. Il criterio temporale, dunque, assume un peso preponderante nell’escludere la programmazione unitaria.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica: il fattore tempo è un indicatore cruciale nella valutazione del reato continuato. Sebbene non esista una soglia temporale fissa e predeterminata, un intervallo di anni significativo tra due condotte criminose costituisce una forte presunzione contraria al riconoscimento del medesimo disegno criminoso. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questa decisione chiarisce che la semplice ripetizione di reati nel tempo non è sufficiente per beneficiare di un trattamento sanzionatorio più favorevole, essendo necessaria la prova rigorosa di un’unica e originaria programmazione delittuosa.
È possibile ottenere il riconoscimento del reato continuato se tra due delitti sono passati molti anni?
No, secondo la Cassazione un’ampia distanza temporale, come i sei anni del caso di specie, è un forte indicatore contrario. Rende illogico presumere che il secondo reato fosse stato programmato, almeno nelle sue linee essenziali, già al momento del primo, minando il requisito della ‘volizione unitaria’.
Quali sono i criteri principali per riconoscere un reato continuato?
I criteri includono l’omogeneità delle violazioni, la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta e la prova di un medesimo disegno criminoso. Quest’ultimo richiede che i reati successivi fossero stati programmati sin dall’inizio e non siano frutto di decisioni estemporanee.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione sui motivi del reato continuato viene giudicato infondato?
Se i motivi sono manifestamente infondati, come in questo caso, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 3614 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 3614 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 19/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOMECODICE_FISCALE) nato a FRAGAGNANO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 17/08/2023 del TRIBUNALE di TARANTO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che i motivi dedotti nel ricorso sono manifestamente infondati, in quanto i contrasto con la consolidata giurisprudenza della Corte di legittimità in punto di individuazi dei criteri da cui si può desumere l’esistenza di una volizione unitaria ( Sez. U, Sentenza n. 28659 del 18/05/2017, COGNOME, Rv. 270074: Il riconoscimento della continuazione, necessita, anche in sede di esecuzione, non diversamente che nel processo di cognizione, di una approfondita verifica della sussistenza di concreti indicatori, quali l’omogene delle violazioni e del bene protetto, la Contiguità spazio-temporale, le singole causali, le modal della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita, e del fatto che, al mome della commissione del primo reato, i successivi fossero stati programmati almeno nelle loro linee essenziali, non essendo sufficiente, a tal fine, valorizzare la presenza di taluno degli i suindicati se i successivi reati risultino comunque frutto di determinazione estemporanea), atteso che il criterio temporale è uno degli indici di valutazione della esistenza o meno di una volizi unitaria ed in presenza di una distanza temporale di circa sei anni tra il primo ed il secon reato, non è illogica la decisione del giudice dell’esecuzione che ha ritenuto che al momento d commissione del primo reato il secondo non potesse essere stato programmato “almeno nelle sue linee essenziali”;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma, determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 19 dicembre 2023.