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Reato continuato: no a due associazioni diverse

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva l’applicazione del reato continuato a due sentenze per spaccio. La Corte ha confermato che non basta la somiglianza dei reati se le prove dimostrano che appartengono a due associazioni criminali distinte, con soggetti e modalità operative differenti, escludendo così l’unicità del disegno criminoso.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Quando la Somiglianza dei Reati Non Basta

L’istituto del reato continuato, disciplinato dall’articolo 81 del Codice Penale, rappresenta una colonna portante del nostro sistema sanzionatorio. Esso consente di mitigare la pena per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta dei fatti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la semplice somiglianza dei reati commessi non è sufficiente a dimostrare l’esistenza di un’unica programmazione criminale, specialmente quando le condotte si inseriscono in contesti associativi differenti.

Il Caso: Due Condanne per Stupefacenti

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un soggetto condannato con due sentenze definitive, emesse in anni diversi, per reati legati alla disciplina sugli stupefacenti. L’interessato aveva presentato un’istanza, ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale, per ottenere il riconoscimento del reato continuato tra i fatti giudicati nelle due sentenze. L’obiettivo era unificare le pene inflitte, ottenendo un trattamento sanzionatorio più favorevole. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la richiesta, spingendo il condannato a presentare ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte: Niente Applicazione del Reato Continuato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Secondo i giudici di legittimità, le argomentazioni del ricorrente erano generiche e non riuscivano a scalfire la logicità e la correttezza della valutazione effettuata nel precedente grado di giudizio. Il ricorso si basava essenzialmente sulla medesima tipologia di reati (violazioni della legge sugli stupefacenti) e sulla loro vicinanza temporale, elementi ritenuti insufficienti a provare l’unicità del disegno criminoso.

Le Motivazioni della Cassazione sul Reato Continuato

Il cuore della decisione risiede nell’analisi degli elementi che si opponevano all’individuazione di un medesimo disegno criminoso. La Corte d’Appello, con una motivazione considerata puntuale e logica dalla Cassazione, aveva evidenziato delle differenze sostanziali tra i fatti oggetto delle due condanne.

In particolare, era emerso che i reati erano riconducibili a due distinte associazioni criminali, che operavano con modalità e soggetti diversi. Questa circostanza è stata ritenuta decisiva per escludere che le varie condotte potessero derivare da un’unica programmazione iniziale. La presenza di due contesti associativi distinti, infatti, è un forte indicatore della mancanza di quell’unità di intenti che costituisce il presupposto indispensabile per l’applicazione dell’articolo 81 del Codice Penale. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: per il riconoscimento del reato continuato, non è sufficiente una generica affinità tra i reati commessi. È necessario dimostrare, con elementi concreti, che tutte le condotte illecite erano state programmate fin dall’inizio come parte di un unico piano. La valutazione del giudice deve andare oltre la natura dei reati e il dato temporale, analizzando il contesto, le modalità operative e i soggetti coinvolti. Quando, come nel caso di specie, i fatti si inseriscono in due contesti criminali separati e distinti, l’ipotesi di un unico disegno criminoso viene meno, impedendo l’applicazione del più favorevole trattamento sanzionatorio previsto per il reato continuato.

È sufficiente che due reati siano dello stesso tipo per ottenere il riconoscimento del reato continuato?
No, secondo l’ordinanza, la medesimezza del titolo dei reati e la vicinanza temporale non sono di per sé sufficienti a dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso, che è il presupposto per applicare il reato continuato.

Cosa ha considerato la Corte per escludere il medesimo disegno criminoso?
La Corte ha valorizzato gli elementi contrari all’unicità del disegno criminoso, in particolare il fatto che i reati fossero riconducibili a due associazioni criminali distinte, che operavano in modi diversi e con soggetti diversi.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della decisione impugnata. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende a causa della colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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