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Reato continuato: la motivazione della pena satellite

La Corte di Cassazione chiarisce i criteri di motivazione per l’aumento di pena nel caso di reato continuato. Con la sentenza n. 21131/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una serie di furti. La Corte ha stabilito che, per aumenti di pena modesti e vicini al minimo edittale, il richiamo alla personalità negativa dell’imputato e ai criteri generali dell’art. 133 c.p. costituisce una motivazione adeguata, senza necessità di un’analisi più dettagliata.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato continuato: quando basta una motivazione sintetica per l’aumento di pena?

L’istituto del reato continuato è fondamentale nel diritto penale per determinare la pena complessiva quando una persona commette più crimini in esecuzione di un unico disegno. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 21131 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti dell’obbligo di motivazione del giudice nell’applicare gli aumenti di pena per i cosiddetti ‘reati satellite’. La pronuncia stabilisce che, in presenza di aumenti modesti, il riferimento ai criteri generali è sufficiente.

I fatti del processo

Il caso riguarda un individuo condannato in via definitiva per una lunga serie di reati contro il patrimonio. Le accuse includevano numerosi furti aggravati, come la sottrazione di chilogrammi di conduttori di rame da una linea elettrica, di un decespugliatore e di altri attrezzi. A questi si aggiungevano furti in un noto centro commerciale, un furto in abitazione e un furto ai danni del Corpo forestale dello Stato.

La Corte d’Appello, in sede di rinvio dalla Cassazione, aveva ricalcolato la pena totale riconoscendo il vincolo della continuazione tra questi reati e altre precedenti condanne per fatti analoghi. La pena finale era stata fissata in cinque anni e un mese di reclusione, oltre a una multa. L’imputato ha presentato un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando una motivazione insufficiente e illogica riguardo alla quantificazione degli aumenti di pena per alcuni dei reati satellite.

Reato continuato e obbligo di motivazione per la pena

Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse ingiustificatamente applicato aumenti di pena diversi per reati di furto simili, senza fornire una spiegazione adeguata. In particolare, contestava la differenza tra l’aumento di due mesi per alcuni furti e quello di tre mesi per altri, ritenendola arbitraria.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire un principio consolidato in materia di determinazione della pena nel reato continuato. Secondo i giudici di legittimità, l’obbligo di motivazione sulla congruità della pena è inversamente proporzionale all’entità della stessa: più la pena si avvicina al minimo edittale previsto dalla legge, meno stringente è l’onere motivazionale del giudice.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto che le argomentazioni della Corte d’Appello fossero adeguate e sufficienti. L’aumento di pena applicato per i reati satellite (tre mesi di reclusione e 30 euro di multa per ciascuno) è stato considerato ‘modico’ e ben al di sotto dei massimi previsti.

In un simile contesto, il richiamo alla ‘negativa personalità dell’imputato’ e ai criteri generali di cui all’art. 133 del codice penale è stato giudicato una motivazione valida e non carente. La Corte ha sottolineato come il giudice di merito avesse correttamente tenuto conto del fatto che l’imputato aveva commesso alcuni dei reati mentre era già sottoposto a una misura cautelare per crimini della stessa indole, un elemento che denota una particolare inclinazione a delinquere.

Di conseguenza, la scelta di quantificare l’aumento di pena in tre mesi di reclusione è stata considerata un legittimo esercizio del potere discrezionale del giudice, immune da vizi di motivazione.

Conclusioni

La sentenza in esame conferma che, nel calcolare la pena per il reato continuato, il giudice non è tenuto a una motivazione analitica e dettagliata per ogni singolo aumento, a condizione che l’aumento sia di modesta entità e che la decisione sia ancorata a criteri oggettivi, come quelli indicati nell’art. 133 c.p. e la personalità del reo. Questa pronuncia ribadisce l’ampia discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena, un potere che può essere sindacato in sede di legittimità solo in caso di motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente, circostanze non riscontrate nel caso di specie.

Quando un giudice deve motivare dettagliatamente l’aumento di pena per i reati satellite in un reato continuato?
L’obbligo di una motivazione dettagliata diventa più stringente quando la pena inflitta si discosta significativamente dal minimo edittale o addirittura lo supera. Per aumenti modesti e vicini al minimo, è sufficiente una motivazione più sintetica.

È sufficiente richiamare l’art. 133 del codice penale per giustificare un aumento di pena nel reato continuato?
Sì, secondo la sentenza, quando l’aumento di pena è modico, il mero richiamo ai criteri dell’art. 133 c.p. (come la gravità del fatto e la capacità a delinquere del reo) può essere considerato una motivazione sufficiente, soprattutto se supportato da elementi concreti come la personalità negativa dell’imputato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che il ricorso non venga esaminato nel merito. Di conseguenza, il provvedimento impugnato diventa definitivo e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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