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Reato continuato: la detenzione pregressa non si sconta

La Corte di Cassazione, con la sentenza 35512/2024, ha stabilito che, in caso di reato continuato, il periodo di detenzione presofferto non può essere detratto dalla pena relativa a un reato commesso successivamente a tale detenzione. Il riconoscimento del reato continuato crea un’unità giuridica fittizia ai soli fini sanzionatori, ma non modifica la data di commissione di ciascun singolo reato, che rimane il riferimento temporale per l’applicazione dell’art. 657, comma 4, del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato e Detrazione della Pena: Quando il Presofferto Non Vale

L’istituto del reato continuato rappresenta un’importante applicazione del principio del favor rei, consentendo di unificare più condotte illecite sotto un’unica, più mite sanzione. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35512/2024) ha ribadito un limite cruciale a questa finzione giuridica: essa non permette di detrarre dalla pena un periodo di carcerazione sofferto prima della commissione del reato più recente. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Due Condanne e una Richiesta di Sconto

Un soggetto veniva condannato in due distinti processi per il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.). La prima condotta criminosa si collocava tra il 1995 e il 1996, mentre la seconda si era svolta tra il 2016 e il 2017.

Nel secondo giudizio, i giudici riconoscevano il vincolo della continuazione tra i due reati, unificandoli in un’unica pena complessiva. Il condannato, che aveva scontato un lungo periodo di detenzione tra il 2000 e il 2003, chiedeva che questo ‘presofferto’ venisse detratto dalla pena finale da espiare. Il giudice dell’esecuzione, però, respingeva l’istanza, sostenendo che quel periodo di detenzione non poteva essere scomputato, poiché era stato sofferto prima che il secondo reato (quello commesso dal 2016 al 2017) fosse anche solo iniziato.

La Tesi del Ricorrente e i Principi in Gioco

Il condannato ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un’interpretazione estensiva del reato continuato. Secondo la sua tesi, l’unificazione giuridica dei due reati avrebbe dovuto comportare una retrodatazione fittizia della commissione del secondo reato, facendola coincidere con l’inizio del primo. In questo modo, il periodo di detenzione sofferto tra il 2000 e il 2003 sarebbe risultato successivo all’inizio della (fittizia) condotta unitaria, rendendolo detraibile.

Inoltre, il ricorrente ha sollevato una questione di legittimità costituzionale dell’art. 657, comma 4, del codice di procedura penale, la norma che regola la fungibilità della pena, per violazione dei principi di uguaglianza (art. 3 Cost.) e della funzione rieducativa della pena (art. 25 Cost.).

La Decisione della Cassazione sul reato continuato

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, giudicandolo infondato e confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra la finzione giuridica del reato continuato e la realtà storica dei fatti.

Le Motivazioni: Unità Fittizia vs. Realtà Temporale

La Corte ha ribadito che il reato continuato crea una “unicità giuridica fittizia” al solo scopo di mitigare il trattamento sanzionatorio. Tuttavia, questa finzione non cancella l’autonomia temporale di ciascun episodio criminoso. Ai fini dell’applicazione dell’art. 657, comma 4, c.p.p., che consente di detrarre solo la detenzione subita dopo la commissione del reato, è necessario “scindere il reato continuato nelle singole violazioni che lo compongono”.

In altre parole, la data di commissione del secondo reato rimane quella effettiva (2016-2017). Poiché la detenzione in questione è stata sofferta in un’epoca precedente (2000-2003), non può essere imputata alla pena relativa a questo secondo reato. La pena, per sua natura logica e giuridica, deve sempre seguire il reato, mai precederlo.

Le Motivazioni: La Questione di Costituzionalità

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Cassazione ha ricordato che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 198 del 2014, ha già dichiarato infondata una questione analoga. Lo sbarramento temporale previsto dall’art. 657, comma 4, c.p.p. risponde a due esigenze fondamentali:

1. Evitare una “riserva di impunità”: Consentire di usare un periodo di carcerazione pregresso come ‘credito’ per futuri reati incentiverebbe la commissione di nuovi illeciti.
2. Garantire la funzione della pena: La pena può esplicare le sue funzioni di prevenzione e rieducazione solo se è una conseguenza del reato. Se lo precede, perde la sua stessa ragion d’essere.

Non vi è, pertanto, alcuna violazione dei principi di eguaglianza o ragionevolezza, poiché la disciplina differenziata trova una solida giustificazione giuridica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale nell’esecuzione penale: il beneficio del reato continuato si esaurisce nel calcolo della pena e non si estende alla fase esecutiva per quanto riguarda la detrazione del presofferto. Per i condannati e i loro difensori, è cruciale comprendere che la data storica di commissione di ogni singolo reato rimane un punto fermo invalicabile per determinare quale periodo di detenzione possa essere effettivamente scomputato dalla pena finale. L’unità del reato continuato è una finzione, la cronologia dei fatti è una realtà.

Se due reati vengono uniti dal vincolo della continuazione, la detenzione scontata prima del secondo reato può essere detratta dalla pena?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la detenzione può essere detratta solo se subita dopo la commissione del reato per cui si deve eseguire la pena, come previsto dall’art. 657, comma 4, c.p.p. Il reato continuato è una finzione giuridica che non altera la data effettiva di commissione di ciascun reato.

Perché il reato continuato non permette di retrodatare la commissione del secondo reato ai fini dello scomputo della pena?
Perché il reato continuato crea un’unità giuridica fittizia solo per determinare una pena più favorevole. Tuttavia, ai fini della fungibilità della pena, ogni reato conserva la sua autonomia temporale. La pena deve seguire il reato, non precederlo.

La norma che impedisce di detrarre la detenzione anteriore alla commissione del reato (art. 657, comma 4, c.p.p.) è costituzionale?
Sì. Secondo la Corte Costituzionale (sentenza n. 198 del 2014), questa regola è legittima perché evita di creare una “riserva di impunità” (cioè un “credito” di carcere da spendere per futuri reati) e garantisce che la pena mantenga la sua funzione di prevenzione e rieducazione, che presuppone che segua, e non preceda, il fatto illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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