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Reato continuato: la Cassazione sulla motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza della Corte d’Appello che, nel riconoscere il vincolo del reato continuato, aveva omesso di motivare specificamente gli aumenti di pena per ciascun reato satellite. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice dell’esecuzione deve calcolare e giustificare in modo distinto ogni aumento, per garantire la proporzionalità della pena e consentire un controllo effettivo sulla decisione. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Annulla per Mancata Motivazione sugli Aumenti di Pena

La corretta determinazione della pena è un pilastro fondamentale del diritto penale, garantendo equità e proporzionalità. Un principio cruciale in questo contesto è quello del reato continuato, disciplinato dall’art. 81 del codice penale, che permette di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Con la recente sentenza n. 33817/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato un obbligo imprescindibile per i giudici: motivare in modo specifico e distinto l’aumento di pena per ciascun reato satellite. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Reggio Calabria, in funzione di giudice dell’esecuzione. Quest’ultima aveva accolto la richiesta di un condannato di applicare la disciplina del reato continuato a una serie di illeciti giudicati con cinque sentenze definitive. La Corte aveva individuato come reato più grave quello di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) e, partendo dalla pena inflitta per tale delitto, aveva applicato una serie di aumenti per i reati satellite, giungendo a una pena complessiva di venticinque anni e sei mesi di reclusione.

Il condannato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando che la Corte d’Appello non avesse fornito alcuna motivazione circa l’entità degli aumenti di pena applicati per i singoli reati satellite, limitandosi a giustificare solo uno degli aumenti. Questo, secondo la difesa, costituiva una violazione di legge, in particolare degli articoli 125 e 671 del codice di procedura penale.

La Disciplina del Reato Continuato e l’Obbligo di Motivazione

L’istituto del reato continuato prevede che chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso sia punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave, aumentata fino al triplo. Il giudice, tuttavia, non ha un potere arbitrario nel determinare l’entità di questi aumenti.

La giurisprudenza, consolidatasi con una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 47127/2021), ha chiarito che il giudice deve seguire un percorso logico-giuridico preciso:

1. Individuare il reato più grave e la relativa pena-base.
2. Calcolare e motivare l’aumento di pena in modo distinto per ciascuno dei reati satellite.

Questo obbligo di motivazione analitica non è un mero formalismo. Esso serve a garantire la trasparenza del percorso decisionale e a permettere un controllo effettivo sulla proporzionalità della pena finale rispetto alla gravità dei singoli fatti commessi.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Reato Continuato

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso, accogliendo le doglianze della difesa. Gli Ermellini hanno osservato che la Corte d’Appello, pur avendo correttamente individuato il reato più grave, aveva applicato gli aumenti per gli altri reati senza fornire alcuna spiegazione sui criteri seguiti per determinarne l’entità. L’unica eccezione riguardava un capo d’imputazione specifico, ma per tutti gli altri mancava qualsiasi giustificazione.

Questo modo di procedere, secondo la Cassazione, si traduce in un vizio motivazionale che invalida la decisione. Il semplice rispetto del limite massimo dell’aumento (il triplo della pena-base) non è sufficiente. È necessario che il giudice dia conto, seppur sinteticamente, delle ragioni che lo hanno portato a stabilire un certo aumento per un reato e un altro per un altro, in base a criteri di gravità e proporzionalità.

le motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione della Cassazione sono radicate in principi cardine del nostro ordinamento. In primo luogo, vi è l’esigenza di assicurare il diritto di difesa e la possibilità di un controllo giurisdizionale effettivo. Una motivazione assente o apparente impedisce di comprendere il ragionamento del giudice e, di conseguenza, di contestarlo efficacemente. In secondo luogo, la motivazione analitica previene il rischio che il giudice operi un cumulo materiale surrettizio delle pene, ovvero una semplice somma aritmetica mascherata da aumento per la continuazione, tradendo la ratio dell’istituto, che è quella di mitigare il trattamento sanzionatorio.

La Corte ha ribadito che il grado di impegno motivazionale è correlato all’entità degli aumenti stessi: più sono significativi, più la motivazione deve essere dettagliata. Ciò serve a verificare il rispetto del rapporto di proporzione tra le pene e la gravità dei singoli illeciti.

le conclusioni

La sentenza in esame ha importanti implicazioni pratiche. Essa costituisce un monito per i giudici dell’esecuzione, i quali sono tenuti a un rigore argomentativo non inferiore a quello richiesto al giudice della cognizione. Nel rideterminare una pena per effetto del reato continuato, non è sufficiente indicare un risultato finale, ma è indispensabile esplicitare il percorso logico seguito per arrivarci, calcolando e giustificando ogni singolo aumento. Per effetto di questa decisione, l’ordinanza impugnata è stata annullata e il procedimento è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame che dovrà attenersi scrupolosamente ai principi enunciati dalla Cassazione.

In caso di reato continuato, il giudice può limitarsi a indicare la pena finale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non solo deve individuare il reato più grave e la pena base, ma deve anche calcolare e motivare in modo distinto l’aumento di pena per ciascuno dei reati satellite.

Perché è necessario motivare ogni singolo aumento di pena per i reati satellite?
La motivazione distinta per ogni reato satellite è essenziale per consentire un controllo effettivo sul percorso logico-giuridico seguito dal giudice, per verificare che sia stato rispettato il rapporto di proporzione tra le pene e la gravità dei fatti, e per evitare un cumulo materiale mascherato di pene.

Cosa accade se un’ordinanza del giudice dell’esecuzione non motiva adeguatamente gli aumenti di pena nel reato continuato?
L’ordinanza è affetta da un vizio motivazionale e può essere annullata dalla Corte di Cassazione. Il procedimento viene quindi rinviato al giudice precedente, che dovrà emettere una nuova decisione rispettando l’obbligo di motivazione analitica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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