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Reato continuato: la Cassazione sul calcolo della pena

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati contro la determinazione della pena per il reato continuato. La Corte ribadisce che il giudice di merito deve motivare l’aumento di pena per ogni reato satellite, ma precisa che il livello di dettaglio della motivazione è proporzionale all’entità dell’aumento stesso. In questo caso, gli aumenti minimi applicati dalla Corte d’Appello sono stati ritenuti implicitamente ma adeguatamente motivati.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Come si Motiva l’Aumento di Pena?

La corretta determinazione della pena in caso di reato continuato è una questione centrale nel diritto penale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, offrendo importanti chiarimenti sull’obbligo di motivazione che grava sul giudice. La pronuncia analizza come calcolare gli aumenti di pena per i cosiddetti “reati satellite”, seguendo i principi stabiliti dalle Sezioni Unite nella celebre sentenza “Pizzone”.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine dal ricorso presentato da due persone condannate per una serie di gravi reati, tra cui associazione di tipo mafioso, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. La loro vicenda processuale era già complessa: una precedente sentenza della Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio la decisione di merito limitatamente al trattamento sanzionatorio. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, aveva quindi rideterminato la pena. Gli imputati, tuttavia, hanno nuovamente impugnato la decisione, lamentando che gli aumenti di pena applicati per il reato continuato non fossero stati adeguatamente motivati.

La Disciplina del Reato Continuato e l’Obbligo di Motivazione

L’articolo 81 del codice penale disciplina il reato continuato, prevedendo che chi, con un unico disegno criminoso, commette più reati, è punito con la pena prevista per la violazione più grave, aumentata fino al triplo. Le Sezioni Unite, con la sentenza “Pizzone” del 2021, hanno stabilito un principio fondamentale: il giudice deve:
1. Individuare il reato più grave e fissare la pena base.
2. Calcolare e motivare l’aumento di pena in modo distinto per ciascuno dei reati satellite.

Questo obbligo serve a garantire la trasparenza e la controllabilità della decisione del giudice, assicurando che la pena sia proporzionata e che non si trasformi in un mero cumulo materiale delle pene previste per ogni singolo reato.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, ritenendoli generici e riproduttivi di censure già correttamente esaminate e respinte dal giudice di merito. Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha fatto corretta applicazione dei principi enunciati dalle Sezioni Unite. In particolare, ha valorizzato elementi specifici per giustificare gli aumenti di pena:

* Per una ricorrente, è stato considerato il ruolo centrale nell’attività illecita di estorsione, il suo carattere “redditizio” e la commissione di un reato mentre era già sottoposta ad altre prescrizioni.
* Per l’altro ricorrente, è stata sottolineata la gravità delle condotte di spaccio, caratterizzate dalla loro reiterazione.

La Corte ha poi aggiunto un’importante precisazione: il grado di dettaglio richiesto nella motivazione è correlato all’entità degli aumenti di pena. Se gli aumenti sono minimi e si riferiscono a reati omogenei, come nel caso di specie, l’onere motivazionale può considerarsi assolto anche in modo implicito. L’importante è che la decisione rispetti i limiti legali (l’aumento totale non può superare il triplo della pena base) e il principio di proporzionalità, evitando un mascherato cumulo materiale di pene. La Corte d’Appello, secondo gli Ermellini, ha rispettato questi criteri.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale sul reato continuato, confermando l’imprescindibile necessità di motivare ogni singolo aumento di pena per i reati satellite. Tuttavia, introduce un criterio di flessibilità, legando il livello di dettaglio della motivazione all’entità concreta dell’aumento. Questa precisazione è di fondamentale importanza pratica: da un lato, guida i giudici nella stesura delle sentenze, indicando che per aumenti minimi può bastare una motivazione sintetica; dall’altro, orienta gli avvocati, chiarendo che un ricorso basato su una presunta carenza di motivazione ha poche possibilità di successo se l’aumento di pena è stato contenuto e giustificato dalla gravità dei fatti, seppur implicitamente.

In caso di reato continuato, il giudice deve motivare l’aumento di pena per ogni singolo reato satellite?
Sì, il giudice ha l’obbligo di individuare il reato più grave, stabilire la pena base e, successivamente, calcolare e motivare l’aumento di pena in modo distinto per ciascun reato satellite.

Quanto deve essere dettagliata la motivazione per l’aumento di pena nel reato continuato?
Il livello di dettaglio della motivazione è correlato all’entità dell’aumento di pena. Per aumenti minimi, specialmente in presenza di reati omogenei, la motivazione può essere anche implicita, purché sia possibile verificare il rispetto della proporzionalità e dei limiti di legge.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione è ritenuto generico e riproduttivo di censure già esaminate?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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