Reato Continuato: La Cassazione Spiega i Criteri per il Riconoscimento
L’istituto del reato continuato rappresenta un concetto fondamentale nel diritto penale, poiché consente di mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in esecuzione di un unico piano. Con la sentenza in esame, la Corte di Cassazione torna a precisare i confini applicativi di questa figura, sottolineando la differenza tra una programmazione criminale unitaria e la semplice occasionalità o abitualità nel delinquere.
Il Caso: Dall’Unificazione delle Pene al Ricorso in Cassazione
Il caso trae origine dalla decisione di un Tribunale che, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva accolto l’istanza di un condannato. Il giudice aveva riconosciuto il vincolo della continuazione tra i reati oggetto di due distinte sentenze, una del Tribunale di Velletri e una del Tribunale di Trento. Di conseguenza, aveva rideterminato la pena complessiva in una misura più favorevole: un anno e otto mesi di reclusione e seicento euro di multa.
Avverso questa ordinanza, che di fatto applicava il trattamento più mite previsto per il reato continuato, è stato proposto ricorso per cassazione. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a verificare la corretta applicazione dei principi giuridici che governano la materia.
I Criteri per il Riconoscimento del Reato Continuato
La Corte di Cassazione, nel motivare la sua decisione, ha richiamato la sua consolidata giurisprudenza sui presupposti del reato continuato. L’elemento centrale è l’esistenza di un “medesimo disegno criminoso”, ovvero una programmazione iniziale che abbraccia tutti gli episodi delittuosi.
Per accertare tale disegno, il giudice deve basarsi su elementi indiziari concreti, quali:
* Contesto unitario: I reati si inseriscono in un unico scenario fattuale.
* Spinta a delinquere comune: La motivazione alla base dei vari reati è la stessa.
* Brevità del lasso temporale: Il tempo che intercorre tra un reato e l’altro è limitato.
* Natura identica dei reati: I crimini commessi sono della stessa specie.
* Analogia del modus operandi: Le modalità di esecuzione sono simili.
* Costante compartecipazione: I reati sono commessi dagli stessi soggetti.
Al contrario, l’identità del disegno criminoso deve essere esclusa quando, nonostante la vicinanza nel tempo e nello spazio, la successione dei reati appare frutto di decisioni estemporanee e occasionali, piuttosto che di un piano preordinato.
La Differenza con l’Abitualità e la Recidiva
È cruciale, secondo la Corte, non confondere il reato continuato con altre situazioni. La semplice ricaduta nel reato o l’abitualità a delinquere non sono di per sé sufficienti a integrare il disegno criminoso. Manca in questi casi l’elemento intellettivo caratterizzante: l’unità di ideazione che lega i diversi episodi in un progetto unitario concepito in anticipo.
Le Motivazioni della Decisione
Alla luce di questi principi, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso. La decisione del Tribunale di Trento di riconoscere la continuazione è stata ritenuta corretta e in linea con l’interpretazione della giurisprudenza. Il giudice dell’esecuzione aveva evidentemente ravvisato negli atti elementi sufficienti a dimostrare l’esistenza di una programmazione preventiva dei reati, andando oltre la semplice constatazione di una sequenza di crimini.
La Suprema Corte, respingendo il ricorso, ha implicitamente confermato che la valutazione del giudice di merito era ben motivata e fondata sui criteri indicati. La decisione impugnata non presentava vizi logici o giuridici tali da giustificarne l’annullamento.
Le Conclusioni
La sentenza rafforza un principio cardine in materia di reato continuato: la necessità di un’indagine rigorosa sull’elemento soggettivo dell’agente. Il beneficio della continuazione non è un automatismo derivante dalla commissione di più reati, ma il risultato di un accertamento probatorio che deve dimostrare, senza equivoci, l’esistenza di un’unica volontà programmatica che precede e avvolge l’intera sequenza criminosa. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di distinguere attentamente tra chi pianifica una serie di illeciti e chi, invece, delinque in modo seriale ma occasionale.
Quando si può parlare di reato continuato?
Si può parlare di reato continuato quando più violazioni della legge penale sono commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, ovvero un piano unitario ideato prima della commissione del primo reato.
Quali sono gli indizi di un medesimo disegno criminoso?
Gli indizi includono l’unitarietà del contesto e della spinta a delinquere, la brevità del tempo tra gli episodi, l’identica natura dei reati, l’analogia del modus operandi e la costante partecipazione dei medesimi soggetti.
La semplice ripetizione di reati è sufficiente per il reato continuato?
No. Secondo la Corte, la ricaduta nel reato e l’abitualità a delinquere non integrano di per sé il reato continuato, poiché manca l’elemento intellettivo essenziale: un’unica ideazione che abbracci preventivamente i diversi reati da commettere.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 27620 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 27620 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 08/07/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 2344/2025
CC – 08/07/2025
R.G.N. 16884/2025
– Relatore –
ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da:
avverso l’ordinanza del 09/04/2025 del TRIBUNALE di TRENTO
udita la relazione del Consigliere NOME COGNOME;
Il Tribunale di Trento in composizione monocratica – in funzione di giudice dell’esecuzione – ha accolto l’istanza presentata da NOME COGNOME e, quindi, ha riconosciuto la sussistenza del vincolo della continuazione tra i reati di cui alle sentenze del Tribunale di Velletri del 06/10/2023, passata in giudicato il 06/12/2023 e del Tribunale di Trento del 21/02/2024, passata in giudicato il 06/07/2024; per l’effetto, la pena complessiva Ł stata rideterminata nella misura di anni uno e mesi otto di reclusione ed euro seicento di multa.
L’esistenza di un medesimo disegno criminoso va dunque desunta da elementi indizianti, quali l’unitarietà del contesto e della spinta a delinquere, la brevità del lasso temporale che separa i diversi episodi, l’identica natura dei reati, l’analogia del modus operandi e la costante compartecipazione dei medesimi soggetti (Sez. 5, n. 1766 del 06/07/2015 – dep. 2016, Esposti, Rv. 266413). L’identità del disegno criminoso deve essere invece negata qualora, malgrado la contiguità spazio-temporale ed il nesso funzionale tra le diverse fattispecie incriminatrici, la successione degli episodi sia tale da escludere la preventiva programmazione dei reati ed emerga, invece, l’occasionalità di quelli compiuti successivamente rispetto a quello cronologicamente anteriori (da ultimo Sez. 6, n. 44214 del 24/10/2012, Natali, Rv. 254793). La ricaduta nel reato e l’abitualità a delinquere non integrano di per sØ il caratteristico elemento intellettivo (unità di ideazione che abbraccia i diversi reati commessi) che caratterizza il reato continuato (Sez. 2, n. 40123 del 22/10/2010, Marigliano, Rv. 248862).
Alla luce delle considerazioni che precedono, si impone il rigetto del ricorso; segue ex lege la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
P.Q.M
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Così Ł deciso, 08/07/2025
Il Consigliere estensore NOME COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME