Reato Continuato: La Cassazione Valuta un Caso di Pluralità di Reati
Il concetto di reato continuato rappresenta un pilastro del diritto penale sostanziale, volto a mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono frutto di un’unica pianificazione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per analizzare come questo principio venga applicato e discusso nelle aule di giustizia, fino al massimo grado di giudizio. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato avverso una condanna per una serie di delitti contro il patrimonio, legati tra loro dal cosiddetto ‘vincolo della continuazione’.
I Fatti di Causa
La vicenda processuale ha origine dalla condanna emessa dal Giudice per l’Udienza Preliminare (GUP) del Tribunale di Bergamo nei confronti di due soggetti. Gli imputati erano stati ritenuti responsabili di diversi reati, tra cui furti, tentati furti e ricettazione, commessi in varie località nell’arco di un paio di mesi. La sentenza di primo grado era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Brescia.
Elemento centrale della condanna è stata l’applicazione del ‘vincolo della continuazione’, che ha permesso di unificare giuridicamente i diversi episodi criminosi. I difensori degli imputati, non condividendo la valutazione dei giudici di merito, hanno proposto ricorso per Cassazione, contestando la legittimità della sentenza d’appello.
Il Ruolo della Cassazione e il concetto di reato continuato
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, non decide nel merito della colpevolezza, ma prende atto dei ricorsi proposti. Il suo compito è valutare se, nei precedenti gradi di giudizio, la legge sia stata applicata correttamente. In questo contesto, il focus è sulla corretta identificazione del ‘medesimo disegno criminoso’ che giustifica l’applicazione del reato continuato.
Questo istituto, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, presuppone che l’agente abbia pianificato fin dall’inizio la commissione di una serie di reati, come tappe di un unico progetto. La prova di tale disegno criminoso è fondamentale e spesso oggetto di dibattito, poiché consente di applicare la pena prevista per il reato più grave, aumentata fino al triplo, anziché sommare matematicamente le pene per ogni singolo reato commesso.
Le Motivazioni
L’ordinanza emessa dalla Settima Sezione Penale ha una funzione prevalentemente interlocutoria. La Corte, nella sezione ‘OSSERVA’, ripercorre sinteticamente l’iter processuale: dà atto dei ricorsi presentati dai difensori dei due imputati avverso la sentenza della Corte d’Appello di Brescia. Viene inoltre menzionato il deposito di una memoria difensiva da parte di uno dei legali, con la quale si contestava la valutazione preliminare del ricorso.
La motivazione implicita di tale provvedimento è quella di registrare formalmente le istanze difensive e di preparare il caso per la discussione o la decisione finale. La Corte, quindi, si limita a fotografare lo stato del procedimento, confermando che il contraddittorio è stato regolarmente instaurato e che tutte le parti hanno avuto modo di esporre le proprie ragioni.
Conclusioni
L’ordinanza analizzata, pur nella sua brevità, evidenzia un momento cruciale del processo penale: il vaglio di legittimità della Corte di Cassazione. La decisione finale che verrà presa avrà importanti conseguenze pratiche per gli imputati. Se la Corte dovesse accogliere i ricorsi, la sentenza impugnata potrebbe essere annullata, con o senza rinvio a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame.
In caso contrario, la condanna diverrebbe definitiva. La questione centrale rimane la corretta applicazione della disciplina del reato continuato, un istituto che bilancia l’esigenza di punire tutte le condotte illecite con il principio di proporzionalità della pena, tenendo conto dell’unicità del progetto criminoso che le ha ispirate.
Qual è l’oggetto del ricorso davanti alla Corte di Cassazione?
L’oggetto del ricorso è la sentenza della Corte d’Appello di Brescia che ha confermato una condanna per più reati (tra cui furti e ricettazione), unificati dal vincolo della continuazione.
Chi sono le parti coinvolte nel procedimento?
Le parti sono due imputati, condannati nei gradi di merito, che hanno proposto ricorso tramite i loro difensori contro la sentenza di secondo grado.
Qual è il principio giuridico centrale discusso nel caso?
Il principio giuridico centrale è il ‘reato continuato’, disciplinato dall’art. 81 c.p., che si applica quando più reati sono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, comportando un trattamento sanzionatorio unitario.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23186 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 23186 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 29/05/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da: COGNOME nato il DATA_NASCITA COGNOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 26/09/2023 della CORTE APPELLO di BRESCIA
dato avviso alle parti;
svolta la relazione dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
I difensori di COGNOME NOME e COGNOME NOME hanno proposto separati ricorsi avverso la sentenza della Corte d’appello di Brescia, con la quale è stata confermata quella del GUP del Tribunale di Bergamo di condanna di costoro per più reati di cui all’art. 73, comma 1, d.P.R. n. 309/1990 (tra cui furti e tentati furti ai danni di plurime persone offese, ricettazione altro), riuniti nel vincolo della continuazione (in varie località tra ottobre e novembre 2019);
vista la memoria depositata dal difensore di COGNOME NOME, con la quale si è contestata la valutazione operata in sede di esame preliminare del ricorso, chiedendosi la rimessione degli