Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 26619 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 26619 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 11/07/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
NOME COGNOME
ha pronunciato la seguente sul ricorso proposto da:
avverso l’ordinanza del 03/04/2025 del GIP TRIBUNALEdi Busto Arsizio
Vista la requisitoria del Sost. Procuratore Generale NOME COGNOME che ha concluso per la declaratoria di inammissibilità del ricorso;
RITENUTO IN FATTO
In motivazione si afferma che nonostante la omogeneità dei reati (delitti contro il patrimonio) le modalità di consumazione depongono per una realizzazione ‘casuale’ dei fatti delittuosi (ad esempio il furto di una auto dell’aprile 2009 perchØ parcheggiata sulla pubblica via) incompatibile con la programmazione unitaria.
Avverso detta ordinanza ha proposto ricorso per cassazione – nelle forme di legge NOME Il ricorso Ł affidato ad un unico motivo con cui si deduce erronea applicazione di legge e vizio di motivazione.
In premessa il ricorrente evidenzia che in sede di domanda si era specificato che talune condotte di reato (furto) erano state consumate in un arco di tempo circoscritto (due condotte del 2009) e che il riconoscimento della continuazione era stato chiesto ‘per grupppi’ tra taluni fatti commessi tra il 2014 e 2015 e tra fatti commessi tra il 2009 e il 2011.
Il giudice della esecuzione avrebbe fornito una risposta del tutto evanescente, scarsamente comprensibile e priva di una reale analisi dei potenziali nessi tra i reati, in realtà derivanti dalle disagiate condizioni di vita.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso Ł fondato, per le ragioni che seguono.
Va premesso che in tema di riconoscimento della continuazione il giudice di merito –
– Relatore –
Sent. n. sez. 2388/2025
CC – 11/07/2025
attraverso un concreto esame dei tempi e delle modalità di realizzazione delle diverse violazioni commesse – deve apprezzare l’esistenza o meno di indici rivelatori tali da consentire – ove rinvenuti – la qualificazione delle condotte in termini di unicità del disegno criminoso.
Per tale va intesa la rappresentazione unitaria sin dal momento ideativo delle diverse condotte violatrici – almeno nelle loro linee essenziali – da parte del soggetto agente, sì da potersi escludere una successione di autonome risoluzioni criminose ed in tal modo giustificandosi la valutazione di ridotta pericolosità sociale che giustifica il trattamento sanzionatorio piø mite rispetto al cumulo materiale ( ex multis Sez. I n. 40123 del 22.10.2010, rv 248862) .
Ciò perchŁ la ricaduta nel reato e l’abitualità a delinquere non integrano di per sØ il caratteristico elemento intellettivo (unità di ideazione che abbraccia i diversi reati commessi) che caratterizza il reato continuato.
La ricostruzione del processo ideativo di una serie di episodi Ł – per natura – indiziaria, atteso che trattandosi di accertamento relativo ad atteggiamento psicologico lo stesso può alimentarsi esclusivamente dall’apprezzamento di nessi esteriori – tra le diverse condotte poste in essere-, che non siano però espressivi di una indefinita adesione ad un sistema di vita.
I nessi esteriori sono, per costante orientamento interpretativo, la medesima direzione finalistica e la contiguità temporale delle condotte, ferma restando la varietà delle situazioni concrete.
Va riaffermato dunque che la unicità di disegno criminoso, richiesta dall’art. 81 c.p., comma 2, non può identificarsi con una scelta di vita che implica la reiterazione di determinate condotte criminose o comunque con una generale tendenza a porre in essere determinati reati.
Al contempo la nozione di continuazione neppure può ridursi all’ipotesi che tutti i singoli reati siano stati dettagliatamente progettati e previsti, in relazione al loro graduale svolgimento, nelle occasioni, nei tempi, nelle modalità delle condotte, giacchØ siffatta definizione di dettaglio oltre a non apparire conforme al dettato normativo, che parla soltanto di “disegno” porrebbe l’istituto fuori dalla realtà concreta, data la variabilità delle situazioni di fatto e la loro prevedibilità, quindi e normalmente, solo in via approssimativa.
Quello che occorre, invece, Ł che si abbia una visibile programmazione e deliberazione iniziale di una pluralità di condotte in vista di un unico fine.
La programmazione può essere perciò ab origine anche di massima, purchØ i reati da compiere risultino previsti almeno in linea generale, con riserva di ‘adattamento’ alle eventualità del caso, come mezzo per il conseguimento di un unico scopo o intento, prefissato e sufficientemente specifico (in tal senso Sez. I n. 12905 del 17.3.2010, rv 246838).
Tali principi sono stati ribaditi, con specifico riferimento ai contenuti della valutazione da compiersi in sede esecutiva, da Sez. Un. n. 28659 del 18.5.2017, rv 270074, che si Ł espressa nel modo che segue :il riconoscimento della continuazione, necessita, anche in sede di esecuzione, non diversamente che nel processo di cognizione, di una approfondita verifica della sussistenza di concreti indicatori, quali l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità spazio-temporale, le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di vita, e del fatto che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero stati programmati almeno nelle loro linee essenziali, non essendo sufficiente, a tal fine, valorizzare la presenza di taluno degli indici
suindicati se i successivi reati risultino comunque frutto di determinazione estemporanea.
Ora, nel caso in esame va rilevato che il rigetto della domanda – pure a fronte di indicatori rilevanti in termini di omogeneità e di relativa contiguità temporale, anche segmentando la domanda per gruppi – risulta del tutto assertivo e non Ł preceduto da alcuna reale analisi delle condotte di reato e dei tempi e modalità di realizzazione delle medesime, con un eccesso di semplificazione che rende meramente apparente il percorso argomentativo.
NØ appare carente la prospettazione difensiva iniziale, dovendosi intendere l’onere di allegazione come onere di «valorizzazione dialettica» dei possibili indicatori di rappresentazione della identità del proposito criminoso complessivo, qui di certo realizzata.
Va pertanto disposto un nuovo giudizio, previo annullamento della decisione impugnata.
P.Q.M.
Annulla l’ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Busto Arsizio – ufficio GIP.
Così Ł deciso, 11/07/2025
Il Consigliere estensore COGNOME
Il Presidente NOME COGNOME