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Reato continuato: la Cassazione annulla l’ordinanza

Un uomo condannato per truffe simili chiede il riconoscimento del reato continuato. Il Tribunale nega, ma la Cassazione annulla la decisione, stabilendo che il giudice deve valutare tutti gli indici (modus operandi, vicinanza temporale tra alcuni reati), non solo il lasso di tempo totale, per accertare un unico disegno criminoso.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Sottolinea l’Importanza di Tutti gli Indizi

L’istituto del reato continuato rappresenta un principio di favore per l’imputato, consentendo di unificare sotto un’unica pena più violazioni di legge commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Ma quali sono i criteri che un giudice deve seguire per riconoscerlo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 37212/2024) ha annullato l’ordinanza di un Tribunale, chiarendo che la valutazione non può essere parziale, ma deve tenere conto di tutti gli indicatori disponibili, anche quando l’arco temporale tra i reati appare ampio.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato con tre sentenze distinte per una serie di truffe commesse in un arco di tempo di alcuni mesi, tra aprile e agosto 2018. Il modus operandi era sempre lo stesso: l’uomo si recava in esercizi commerciali, faceva effettuare una ricarica su una carta prepagata e, con un pretesto, si allontanava momentaneamente per poi sparire senza pagare, lasciando talvolta documenti di identità contraffatti. Le sentenze erano state emesse dai Tribunali di Cassino, Campobasso e Benevento.

In fase esecutiva, la difesa dell’uomo presentava un’istanza al Tribunale di Benevento per ottenere l’applicazione della disciplina del reato continuato, sostenendo che tutti i reati fossero frutto di un unico progetto criminoso, come dimostrato dalla vicinanza temporale e geografica dei fatti, dall’identica tipologia di reato e dalle medesime modalità esecutive.

La Decisione del Tribunale in Sede di Esecuzione

Il Tribunale di Benevento, in qualità di giudice dell’esecuzione, respingeva la richiesta. Secondo il giudice, non emergeva una programmazione unitaria e originaria dei delitti. In particolare, il Tribunale valorizzava la distanza temporale di alcuni mesi tra i fatti di aprile e quelli di agosto, ritenendola eccessiva. Inoltre, sminuiva la prossimità geografica, considerandola semplicemente una conseguenza della volontà del reo di non allontanarsi troppo dalla propria residenza. La condotta, concludeva il Tribunale, era più indicativa di una generica ‘propensione a delinquere’ e di uno ‘stile di vita’ criminale, piuttosto che di un piano prestabilito.

Reato Continuato e l’Analisi della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, ritenendo la motivazione del Tribunale carente e non conforme ai principi consolidati in materia. Gli Ermellini hanno sottolineato che, per riconoscere il reato continuato, il giudice deve compiere un’analisi approfondita di una serie di indicatori concreti. Tra questi rientrano:

* L’omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* La contiguità spazio-temporale.
Le modalità della condotta (il cosiddetto modus operandi*).
* La sistematicità e le abitudini di vita.

La Corte ha specificato che la mancanza di uno solo di questi indici non può automaticamente portare a escludere la continuazione. Il giudice ha il dovere di valutare tutti gli altri elementi a disposizione.

Le Motivazioni

Nel caso specifico, la Cassazione ha censurato il Tribunale per due motivi principali. In primo luogo, pur riconoscendo come plausibile il dubbio sulla preordinazione tra i reati di aprile e quelli di agosto a causa della distanza temporale, il giudice di merito ha completamente omesso di considerare la strettissima prossimità temporale tra i fatti giudicati dai Tribunali di Campobasso e Benevento, entrambi commessi nel mese di agosto 2018. Questa omissione ha reso la motivazione incompleta.

In secondo luogo, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 28659/2017), la Corte ha ribadito che il giudice deve sempre verificare se la continuazione possa essere riconosciuta almeno per ‘singoli gruppi di reati’ commessi in epoca contigua, anche all’interno di un arco temporale più ampio. Il Tribunale, invece, si era fermato a una valutazione complessiva e superficiale, senza scendere in questa analisi più dettagliata.

Le Conclusioni

Per questi motivi, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Benevento per un nuovo esame. Il nuovo giudice dovrà rivalutare la richiesta tenendo conto di tutti gli indicatori previsti dalla giurisprudenza, con particolare attenzione alla possibilità di riconoscere il vincolo della continuazione almeno tra i reati commessi nel mese di agosto 2018. Questa decisione riafferma un principio fondamentale: la valutazione sul reato continuato deve essere olistica e rigorosa, non potendosi basare sull’esclusione aprioristica di elementi potenzialmente significativi.

Per riconoscere il reato continuato è sufficiente considerare solo la distanza di tempo tra i crimini?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice deve effettuare una valutazione complessiva di tutti gli indicatori, come l’omogeneità dei reati, le modalità operative e la vicinanza geografica, e non può escludere la continuazione basandosi solo sulla mancanza di uno di essi, come la prossimità temporale tra tutti i fatti.

Se alcuni reati sono commessi a distanza di mesi, si può comunque applicare il reato continuato?
Sì, è possibile. La Corte ha chiarito che, anche in presenza di un arco temporale ampio tra il primo e l’ultimo reato, il giudice ha l’obbligo di verificare se la continuazione possa essere riconosciuta per singoli gruppi di reati commessi in un’epoca più ravvicinata all’interno di tale arco.

Cosa succede quando la Corte di Cassazione annulla un’ordinanza del giudice dell’esecuzione con rinvio?
L’ordinanza viene cancellata e il caso torna a un altro giudice dello stesso grado (in questo caso, il Tribunale di Benevento in diversa composizione) che dovrà riesaminare la questione, seguendo i principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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