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Reato continuato: la Cassazione annulla diniego

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava l’applicazione del reato continuato a un condannato per diversi episodi di spaccio. Il giudice di merito aveva erroneamente escluso l’unicità del disegno criminoso basandosi solo sulla parziale diversità dei luoghi e dei tempi, senza considerare l’omogeneità delle condotte e la sovrapposizione dei periodi di commissione dei reati, elementi che invece deponevano a favore della continuazione.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Quando Tempo e Luogo non Bastano a Escluderlo

L’istituto del reato continuato rappresenta un pilastro del diritto penale sostanziale, volto a mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più violazioni della legge penale in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri che il giudice dell’esecuzione deve seguire per riconoscerlo, sottolineando che elementi come la diversità di luogo e tempo non sono, di per sé, sufficienti a negarlo.

I Fatti del Caso: Due Sentenze per Stupefacenti

Il caso riguarda un soggetto che aveva chiesto al Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, di applicare il vincolo della continuazione tra i reati accertati in due distinte sentenze. Entrambe le sentenze riguardavano reati in materia di stupefacenti:

1. La prima sentenza copriva un arco temporale dal 2014 al 2017 e aveva già riunito i fatti contestati sotto il vincolo della continuazione.
2. La seconda sentenza riguardava fatti commessi tra febbraio e settembre 2016, anch’essi già considerati in continuazione tra loro.

È evidente che il periodo della seconda condanna rientrava completamente in quello, più ampio, della prima.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione e il Ricorso in Cassazione

Nonostante la sovrapposizione temporale, il giudice dell’esecuzione aveva respinto l’istanza. La motivazione del rigetto si basava su due elementi: i reati erano stati commessi in zone parzialmente diverse (seppur nella stessa provincia) e in periodi cronologicamente diversi. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, il giudice non aveva considerato che i fatti erano tutti avvenuti nella medesima provincia, con le stesse modalità e, soprattutto, in un arco temporale comune.

La Valutazione del Reato Continuato da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la motivazione del giudice dell’esecuzione “carente e manifestamente illogica”. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: il giudice dell’esecuzione non può prescindere dal riconoscimento della continuazione già operato in una precedente sentenza di cognizione. Per escludere che i nuovi reati rientrino nel medesimo disegno criminoso, è necessaria la dimostrazione di “specifiche e significative circostanze” che ne provino l’autonomia.

le motivazioni

La Corte ha censurato il provvedimento impugnato per diverse ragioni. In primo luogo, il giudice non ha analizzato le ragioni per cui la prima sentenza aveva già riconosciuto la continuazione per un periodo (2014-2017) che inglobava totalmente quello della seconda sentenza (febbraio-settembre 2016). Questo elemento, da solo, avrebbe dovuto indurre a una valutazione più approfondita.

In secondo luogo, la motivazione basata sulla diversità di luogo e tempo è stata giudicata generica e insufficiente. Il giudice ha omesso di considerare e confrontarsi con specifici elementi indiziari che deponevano a favore della continuazione, quali:

* L’omogeneità delle condotte: si trattava sempre di reati in materia di stupefacenti.
* La vicinanza dei luoghi di commissione: i reati erano stati commessi in comuni limitrofi, all’interno della stessa provincia.
* La sovrapposizione temporale: il periodo più breve era interamente contenuto in quello più lungo.

Questi elementi, nel loro complesso, suggerivano fortemente l’esistenza di un unico disegno criminoso, probabilmente legato al fatto che lo spaccio rappresentava l’unica fonte di sostentamento del soggetto. Il giudice, invece, li ha ignorati, fondando il diniego su basi fragili e illogiche.

le conclusioni

La sentenza in esame riafferma l’importanza di una valutazione complessiva e non frammentaria per il riconoscimento del reato continuato. Non ci si può fermare a dati apparentemente ostativi come la diversità di tempo e luogo, ma occorre un’analisi approfondita di tutti gli indici fattuali che possono rivelare un’unica programmazione criminosa. La Corte ha quindi annullato l’ordinanza, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo esame che dovrà attenersi ai principi esposti, procedendo a una valutazione più concreta e logica degli elementi a disposizione.

È possibile riconoscere il reato continuato tra fatti giudicati con sentenze diverse?
Sì, l’articolo 671 del codice di procedura penale prevede espressamente che il giudice dell’esecuzione possa applicare la disciplina del reato continuato anche in relazione a reati giudicati con più sentenze divenute irrevocabili.

La diversità di luogo e tempo dei reati esclude automaticamente il reato continuato?
No. La sentenza chiarisce che la parziale diversità dei luoghi (specie se nella stessa provincia) e la collocazione in momenti diversi non sono, da sole, sufficienti a escludere il reato continuato. Il giudice deve valutare la presenza di un unico disegno criminoso analizzando tutti gli elementi, come l’omogeneità delle condotte e l’eventuale sovrapposizione temporale.

Cosa deve fare il giudice dell’esecuzione se una precedente sentenza ha già riconosciuto la continuazione per alcuni reati?
Il giudice non può ignorare tale riconoscimento. Deve esaminare le ragioni della precedente decisione e può escludere l’estensione della continuazione ai nuovi fatti solo dimostrando l’esistenza di circostanze specifiche e significative che li rendano non riconducibili al disegno criminoso già accertato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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