Reato Continuato: La Cassazione Fissa i Paletti sulla Programmazione Criminosa
L’istituto del reato continuato rappresenta un pilastro del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di mitigare la pena per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una rigorosa verifica da parte del giudice. Con la recente ordinanza n. 10501 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a precisare i confini di questo istituto, sottolineando come la profonda diversità tra i reati possa essere un ostacolo insormontabile al suo riconoscimento.
I Fatti del Caso
Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava la richiesta di un condannato di vedere riconosciuta la continuazione tra reati di natura molto differente. Nello specifico, si trattava di una rapina, da un lato, e di partecipazione a un’associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti e singoli episodi di spaccio, dall’altro. Il Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Bari aveva respinto la richiesta, ritenendo che non sussistesse quella “volizione unitaria” necessaria a legare crimini così eterogenei. Contro questa decisione, l’interessato ha proposto ricorso per cassazione.
I Criteri per il Riconoscimento del Reato Continuato
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia, già espressi in una fondamentale sentenza delle Sezioni Unite (la n. 28659/2017). Per riconoscere il reato continuato, non è sufficiente la semplice successione di più crimini, ma è indispensabile un’analisi approfondita che dimostri l’esistenza di un progetto criminoso unitario, deliberato prima della commissione del primo reato.
Gli indicatori da valutare sono molteplici:
* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra i fatti.
* Unicità della causale o del movente.
* Similitudine delle modalità della condotta.
* Sistematicità e abitudini programmate di vita.
Il punto cruciale, evidenziato dalla Corte, è che i reati successivi al primo devono essere stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, sin dall’inizio. Non basta che alcuni di questi indicatori siano presenti se i reati successivi appaiono come il frutto di una decisione estemporanea e non di un piano prestabilito.
Le Motivazioni della Decisione sul Reato Continuato
Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto la decisione del giudice di merito del tutto logica e corretta. La marcata eterogeneità tra i reati contestati – rapina e traffico di droga – rappresenta uno degli indici più significativi per escludere l’esistenza di una volizione unitaria. È difficile, infatti, sostenere che al momento della commissione della rapina, il soggetto avesse già pianificato di entrare a far parte di un’associazione per delinquere dedita allo spaccio e di commettere i relativi reati.
La diversità della natura dei crimini, dei beni giuridici offesi (patrimonio e persona da un lato, salute pubblica dall’altro) e delle modalità operative, ha portato la Corte a concludere che i reati successivi non potevano essere considerati come parte di un unico programma criminoso iniziale. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato manifestamente infondato e dichiarato inammissibile.
Le Conclusioni
Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: il beneficio del reato continuato è riservato a quelle situazioni in cui emerge chiaramente un’unica deliberazione criminosa che avvolge tutti gli episodi delittuosi. La semplice reiterazione di condotte illecite, soprattutto se di natura diversa, non è sufficiente. La decisione del giudice deve fondarsi su una verifica concreta e approfondita di tutti gli indicatori, e l’eterogeneità dei reati costituisce un elemento di forte peso nel negare l’unicità del disegno criminoso. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questo significa che la richiesta di applicazione della continuazione deve essere supportata da elementi concreti che dimostrino una programmazione iniziale e non una mera successione di scelte criminali indipendenti.
Quando è possibile applicare il reato continuato?
Il reato continuato si può applicare quando più reati sono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, che deve essere stato programmato, almeno nelle sue linee essenziali, già al momento della commissione del primo reato.
La diversità dei reati commessi impedisce il riconoscimento del reato continuato?
Sì, secondo la Corte l’eterogeneità tra i reati (ad esempio, rapina e spaccio di droga) è un forte indicatore che contrasta l’esistenza di una volizione unitaria, rendendo illogico ritenere che i reati successivi fossero già stati pianificati al momento del primo.
Quali sono gli elementi che il giudice valuta per riconoscere un’unica programmazione criminale?
Il giudice valuta una serie di indicatori concreti, tra cui: l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la vicinanza nel tempo e nello spazio, le singole motivazioni, le modalità della condotta, la sistematicità e il fatto che i reati successivi fossero già stati programmati fin dall’inizio.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 10501 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 10501 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 22/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a BARI DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 23/03/2023 del GIP TRIBUNALE di BARI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che NOME COGNOME ricorre per cassazione contro il provvedimento indicato in intestazione;
Ritenuto che gli argomenti dedotti nell’unico motivo di ricorso siano manifestamente infondati, in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza della Corte di legittimi punto di individuazione dei criteri da cui si può desumere l’esistenza di una volizione unita (cfr., per tutte, Sez. U, Sentenza n. 28659 del 18/05/2017, COGNOME, Rv. 270074: Il riconoscimento della continuazione, necessita, anche in sede di esecuzione, non diversamente che nel processo di cognizione, di una approfondita verifica della sussistenza di concre indicatori, quali l’omogeneità delle violazioni e del bene protetto, la contiguità spazio-tempo le singole causali, le modalità della condotta, la sistematicità e le abitudini programmate di e del fatto che, al momento della commissione del primo reato, i successivi fossero stat programmati almeno nelle loro linee essenziali, non essendo sufficiente, a tal fine, valorizzare presenza di taluno degli indici suindicati se i successivi reati risultino comunque frut determinazione estemporanea), atteso che l’eterogeneità tra i reati che si chiede di porre i continuazione è uno degli indici di valutazione della esistenza o meno di una volizione unitari ed, in presenza di tale eterogeneità nel caso in esame (rapina da un lato, partecipazione ad una associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti e singoli reati di spaccio dall’altro), illogica la decisione del giudice dell’esecuzione che ha ritenuto che al momento di commissione del primo reato in ordine temporale i successivi non potessero essere stati programmati almeno nelle loro linee essenziali;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento, nonché al versamento in favore della Cassa delle ammende di una somma determinata, in via equitativa, nella misura indicata in dispositivo;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 22 febbraio 2024.