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Reato continuato guida senza patente: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato continuato può essere applicato alle violazioni multiple di guida senza patente, in quanto tale illecito ha natura dolosa e non colposa. Il caso riguardava un imputato condannato per due episodi distinti. La Corte ha annullato la sentenza d’appello che aveva escluso la continuazione, rinviando il caso per una nuova valutazione sulla pena, pur confermando la responsabilità penale dell’imputato.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato continuato per guida senza patente: la Cassazione ne afferma la natura dolosa

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 38522 del 2025, offre un importante chiarimento sulla configurabilità del reato continuato in caso di violazioni multiple della norma sulla guida senza patente. La Suprema Corte ha stabilito che tale fattispecie ha natura intrinsecamente dolosa, aprendo così alla possibilità di applicare il più favorevole istituto della continuazione, a condizione che sia provato un medesimo disegno criminoso. Analizziamo la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato sia in primo grado che in appello per due distinti episodi di guida senza patente, avvenuti a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. L’imputato era stato fermato alla guida di un autoveicolo in due occasioni (il 1° giugno 2020 e il 4 novembre 2020) senza aver mai conseguito la patente di guida. A rendere la sua posizione più grave, vi erano precedenti sanzioni amministrative per la stessa infrazione ricevute nel biennio precedente. La Corte di Appello di L’Aquila aveva confermato la condanna a tre mesi di arresto e 3.000 euro di ammenda per ciascuna delle due violazioni, negando però l’applicazione del reato continuato.

La Decisione della Cassazione e il reato continuato

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando la violazione dell’art. 81 del codice penale, che disciplina appunto il reato continuato. La tesi difensiva sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non concedere la continuazione, basando la propria decisione sulla presunta natura colposa dei reati contestati. Secondo i giudici di merito, infatti, la natura colposa escluderebbe la possibilità di un “medesimo disegno criminoso”, requisito essenziale per l’applicazione dell’istituto.

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici di legittimità hanno ribaltato l’interpretazione della Corte territoriale, affermando un principio di diritto cruciale: la fattispecie di guida senza patente prevista dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada, deve essere considerata di natura dolosa.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella qualificazione dell’elemento soggettivo del reato. La Cassazione ha spiegato che la condotta di chi si pone alla guida di un veicolo senza aver mai conseguito la patente richiede necessariamente la “coscienza e volontà” di compiere tale azione. Si tratta, quindi, di una scelta consapevole che esclude la possibilità che l’illecito si perfezioni per mera negligenza o imprudenza. Non si può, in altre parole, guidare senza patente “per sbaglio”.

Dato che il reato ha natura dolosa, cade il presupposto su cui la Corte d’Appello aveva fondato il proprio diniego. L’istituto del reato continuato è infatti applicabile anche alle contravvenzioni, a patto che l’elemento soggettivo che le accomuna sia il dolo e che sia ravvisabile un’unica ideazione criminosa che lega i diversi episodi. La Corte territoriale ha quindi commesso un errore di diritto nel non esaminare nel merito la richiesta difensiva sulla base di un’errata qualificazione giuridica del reato.

Per questo motivo, la sentenza impugnata è stata annullata, ma limitatamente alla questione della continuazione. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Perugia per un nuovo giudizio sul punto. Contestualmente, la Cassazione ha dichiarato irrevocabile l’affermazione della responsabilità penale dell’imputato per i fatti contestati.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che chi viene sorpreso a guidare senza patente in più occasioni può beneficiare del trattamento sanzionatorio più mite previsto dal reato continuato. Invece di subire la somma aritmetica delle pene per ogni singola violazione, l’imputato sarà punito con la pena prevista per il reato più grave, aumentata fino al triplo. La decisione, tuttavia, non è automatica: spetterà al giudice di merito valutare, caso per caso, la sussistenza in concreto di un “medesimo disegno criminoso”. La sentenza chiarisce in modo definitivo che la natura dolosa del reato di guida senza patente non è un ostacolo a tale valutazione, ma ne costituisce, al contrario, il presupposto necessario.

Il reato di guida senza patente è doloso o colposo?
Secondo la Corte di Cassazione, la fattispecie prevista dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada è di natura dolosa, poiché richiede la coscienza e la volontà di porsi alla guida senza il titolo abilitativo, escludendo che possa essere commessa per semplice negligenza o imprudenza.

È possibile applicare il reato continuato a più episodi di guida senza patente?
Sì, è possibile. La sentenza afferma che, data la natura dolosa del reato, l’istituto della continuazione può essere applicato a più violazioni, a condizione che il giudice accerti la presenza di un medesimo disegno criminoso che le collega.

Cosa comporta l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione in questo caso?
L’annullamento con rinvio significa che la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata solo per quanto riguarda la mancata applicazione del reato continuato. La responsabilità penale dell’imputato è stata confermata e resa definitiva. Un’altra Corte d’Appello dovrà riesaminare il caso solo per decidere se applicare o meno la continuazione e, di conseguenza, ricalcolare la pena finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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