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Reato continuato e patteggiamento: guida completa

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza del giudice dell’esecuzione che aveva rigettato una richiesta di riconoscimento del reato continuato tra sentenze di patteggiamento. La Corte ha rilevato un vizio procedurale fondamentale: in caso di patteggiamento, la richiesta di continuazione deve seguire la procedura speciale dell’art. 188 disp. att. c.p.p., che prevede un accordo con il pubblico ministero. In assenza di tale accordo, la domanda è inammissibile e non può essere decisa nel merito.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato e Patteggiamento: La Procedura Corretta Secondo la Cassazione

L’istituto del reato continuato rappresenta un pilastro del nostro sistema penale, permettendo di unificare diverse condotte criminose sotto un unico disegno, con benefici significativi sulla pena finale. Tuttavia, la sua applicazione può nascondere insidie procedurali, specialmente quando le condanne originarie derivano da un patteggiamento. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: la mancata osservanza della procedura speciale prevista dalla legge rende la richiesta inammissibile, impedendo al giudice di valutarla nel merito.

Il Caso in Esame: Una Richiesta di Continuazione tra Reati Diversi

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato con due distinte sentenze di patteggiamento. La prima, emessa dal Tribunale di Pavia, riguardava i reati di reingresso illegale nel territorio dello Stato e possesso di documenti falsi, commessi a febbraio 2022. La seconda, del Tribunale di Ancona, era per un furto aggravato commesso a gennaio 2022.

L’interessato si rivolgeva al Giudice dell’esecuzione di Ancona per ottenere il riconoscimento del reato continuato, sostenendo che il reingresso illegale e il possesso dei documenti falsi fossero stati azioni preparatorie e strumentali alla commissione del furto, tutti parte di un unico progetto criminoso. Il Giudice, però, rigettava l’istanza, basando la sua decisione sulla diversa natura dei reati e commettendo un errore di valutazione, includendo nel suo ragionamento una terza sentenza del 2019 (del Tribunale di Trieste) che non era oggetto della richiesta.

La Procedura Speciale per il Reato Continuato e il Patteggiamento

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha spostato il focus dal merito della richiesta a un vizio procedurale preliminare e assorbente. I giudici hanno sottolineato che, quando si intende applicare la disciplina del reato continuato a sentenze di patteggiamento, non si applica la procedura ordinaria dell’art. 671 del codice di procedura penale.

È necessario, invece, seguire il percorso specifico delineato dall’art. 188 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il condannato deve prima concordare con il pubblico ministero l’entità della pena complessiva da applicare. Solo dopo aver raggiunto questo accordo, è possibile presentare l’istanza al giudice dell’esecuzione. Questo meccanismo preserva la natura ‘negoziale’ del patteggiamento, estendendola anche alla fase esecutiva.

L’Errore del Giudice dell’Esecuzione

Nel caso di specie, la richiesta era stata presentata direttamente al giudice senza il preventivo accordo con il pubblico ministero. Il giudice dell’esecuzione, anziché dichiarare l’istanza inammissibile per questo vizio di procedura, è entrato nel merito della questione, rigettandola. Questo comportamento, secondo la Cassazione, è un errore, poiché il giudice non ha il potere di decidere in assenza del presupposto processuale richiesto dalla legge (l’accordo tra le parti).

le motivazioni

La Suprema Corte ha affermato che la richiesta di applicazione del reato continuato in fase esecutiva su sentenze di patteggiamento, se non formulata secondo lo schema dell’art. 188 disp. att. c.p.p., è da considerarsi inammissibile. L’inammissibilità è una sanzione processuale grave, rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, che travolge l’atto e impedisce qualsiasi valutazione sul merito. Poiché il giudice di primo grado si è pronunciato su una domanda inammissibile, il suo provvedimento è da considerarsi come non consentito dalla legge. Di conseguenza, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che annullarlo senza rinvio.

le conclusioni

La sentenza stabilisce un principio procedurale inderogabile: chi intende beneficiare del reato continuato dopo aver patteggiato più reati deve necessariamente percorrere la via del dialogo e dell’accordo con l’accusa. La decisione della Cassazione, annullando l’ordinanza, non preclude al condannato la possibilità di riproporre la sua istanza, ma lo obbliga a farlo nel modo corretto. Gli atti sono stati quindi restituiti al Giudice dell’esecuzione di Ancona, affinché il procedimento possa essere introdotto validamente, nel rispetto delle forme essenziali previste dalla legge.

È possibile chiedere il riconoscimento del reato continuato tra reati giudicati con sentenze di patteggiamento?
Sì, è possibile, ma è necessario seguire una procedura specifica che prevede un accordo preventivo con il pubblico ministero sull’entità della pena da applicare, come stabilito dall’art. 188 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale.

Cosa succede se la richiesta di reato continuato viene presentata al giudice senza il preventivo accordo con il pubblico ministero?
La richiesta viene considerata inammissibile. Il giudice non può entrare nel merito della questione e deve respingere l’istanza per il vizio procedurale. Se il giudice si pronuncia comunque, il suo provvedimento è illegittimo e può essere annullato dalla Corte di Cassazione.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza del giudice dell’esecuzione, poiché era stata emessa in seguito a una richiesta inammissibile. Gli atti sono stati restituiti al giudice di primo grado per consentire al richiedente di presentare una nuova domanda, questa volta seguendo la procedura corretta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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