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Reato continuato e motivazione della pena: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati condannati per traffico internazionale di stupefacenti. La sentenza chiarisce i limiti dell’obbligo di motivazione del giudice nel calcolare la pena per il reato continuato. Se gli aumenti per i reati satellite sono modesti e inferiori alla media edittale, non è necessaria una giustificazione specifica per ciascuno, essendo sufficiente un richiamo generale alla congruità della pena desumibile dal complesso della sentenza.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato e Motivazione della Pena: Quando il Giudice Può Essere Sintetico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3397/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: l’obbligo di motivazione del giudice nella determinazione della pena in caso di reato continuato. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla discrezionalità del giudice di merito, specialmente quando gli aumenti di pena per i cosiddetti reati satellite sono di entità modesta. Il caso analizzato riguarda una complessa vicenda di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

I Fatti di Causa

Tre individui venivano condannati per aver importato ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia. Inizialmente, la loro pena era stata aggravata dalla finalità di agevolazione mafiosa. La Corte di Cassazione, in un precedente giudizio, aveva annullato la sentenza di appello limitatamente a tale aggravante, rinviando il caso alla Corte d’Appello per una nuova determinazione della pena.

La Corte territoriale, escludendo l’aggravante, ricalcolava la sanzione, apportando degli aumenti a titolo di continuazione per i vari capi di imputazione. Gli imputati, ritenendo la riduzione di pena insufficiente e la nuova motivazione carente, proponevano nuovamente ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Questione del Reato Continuato

I difensori sollevavano diverse censure, tutte incentrate sulla determinazione della pena e sull’obbligo di motivazione del giudice. In sintesi, le doglianze riguardavano:

1. Omessa valutazione di una memoria difensiva: Uno degli imputati lamentava che la Corte d’Appello non avesse tenuto in alcuna considerazione una memoria scritta depositata, violando il diritto di difesa.
2. Carenza di motivazione sulla pena: Tutti i ricorrenti contestavano che la Corte non avesse adeguatamente giustificato l’entità degli aumenti di pena applicati per i reati satellite in continuazione, in violazione degli articoli 81 e 133 del codice penale.
3. Disparità di trattamento: Si lamentava una presunta ingiustificata differenza di pena rispetto ad altri coimputati giudicati in un procedimento separato.

Il fulcro della questione verteva, quindi, su quanto debba essere dettagliata la motivazione del giudice nel quantificare l’aumento di pena per ciascun reato unificato dal vincolo del reato continuato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza ribadisce e consolida principi giurisprudenziali importanti in materia di dosimetria della pena.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni difensive, fornendo una chiara guida sull’applicazione dei principi in materia.

In primo luogo, riguardo all’omessa valutazione della memoria difensiva, la Cassazione ha ricordato che tale omissione non comporta automaticamente la nullità della sentenza. È onere della difesa, in sede di ricorso, dimostrare la decisività degli argomenti contenuti nella memoria, spiegando come questi avrebbero potuto concretamente modificare l’esito del giudizio. Un’affermazione generica non è sufficiente.

Il cuore della decisione, tuttavia, risiede nella questione della motivazione per il reato continuato. La Corte ha stabilito un principio di economia processuale e di ragionevolezza: quando l’aumento di pena per un reato satellite è di ‘entità modesta’ e si colloca al di sotto della media edittale, non è richiesto al giudice un obbligo di motivazione specifica e dettagliata per ogni singolo aumento. È ritenuta sufficiente una motivazione complessiva, anche implicita, che faccia riferimento alla congruità e adeguatezza della pena totale, desumibile dal contesto generale della sentenza. Nel caso di specie, gli aumenti (un anno e due mesi per un’importazione e un anno per un tentativo di importazione) sono stati considerati modesti, giustificando una motivazione più sintetica.

Infine, la Corte ha liquidato come generica la censura sulla disparità di trattamento, poiché la difesa si era limitata ad affermare l’assimilabilità delle posizioni senza fornire elementi concreti a supporto di tale tesi.

Conclusioni

La sentenza n. 3397/2024 rafforza la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena e traccia un confine netto sull’obbligo di motivazione. Il principio è chiaro: un obbligo di giustificazione analitica scatta solo in presenza di aumenti di pena significativi. Per le sanzioni contenute entro limiti modesti, il controllo di legittimità si arresta di fronte a una valutazione complessivamente logica e non manifestamente arbitraria. Questa pronuncia offre quindi un importante strumento per bilanciare il diritto di difesa con l’esigenza di efficienza e ragionevolezza del processo decisionale giudiziario.

Quando è obbligatorio per un giudice motivare in modo dettagliato l’aumento di pena per i reati satellite in un reato continuato?
Secondo la sentenza, un obbligo di motivazione specifica e dettagliata non sussiste quando la misura dell’aumento di pena è di entità modesta e non si pone al di sopra della media della pena edittale prevista. In tali casi, è sufficiente un richiamo generico alla congruità dell’aumento.

L’omessa valutazione di una memoria difensiva da parte del giudice causa automaticamente la nullità della sentenza?
No, l’omessa valutazione di una memoria difensiva non determina di per sé la nullità del provvedimento. Per far valere tale vizio, è necessario che la parte che impugna la sentenza dimostri il carattere di decisività delle argomentazioni contenute nella memoria, cioè spieghi come esse avrebbero potuto influenzare la decisione del giudice.

Può un imputato lamentare una disparità di trattamento sanzionatorio rispetto a coimputati giudicati separatamente?
Sì, ma la censura non può essere generica. La difesa deve addurre elementi concreti in grado di supportare l’asserita assimilabilità delle posizioni processuali e l’irragionevolezza della differenza di pena. Una semplice affermazione di disparità, senza prove a sostegno, viene considerata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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