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Reato continuato: come si calcolano le attenuanti?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46620/2024, chiarisce le regole per il calcolo della pena in caso di reato continuato. La Corte ha stabilito che il bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti si applica solo al reato più grave. Le circostanze relative ai reati satellite influenzano unicamente l’aumento di pena per la continuazione, senza poter essere confrontate con quelle del reato base. La sentenza ha quindi rigettato il ricorso di un imputato che chiedeva una riduzione di pena basata su un’attenuante riconosciuta per i reati meno gravi.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Guida al Calcolo della Pena e alle Attenuanti

Il calcolo della pena in presenza di un reato continuato rappresenta uno degli aspetti più tecnici e complessi del diritto penale. Quando un imputato è accusato di più crimini legati da un unico disegno criminoso, come si determina la sanzione finale? E soprattutto, come incidono le circostanze attenuanti, specialmente se riconosciute solo per i reati meno gravi? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46620 del 2024, ha offerto un’importante chiarificazione su questi temi, ribadendo principi consolidati e cruciali per la corretta applicazione della legge.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un complesso procedimento penale. L’imputato, già condannato per un grave reato (considerato il ‘reato base’), aveva ottenuto dalla Corte di Cassazione l’annullamento con rinvio di una precedente sentenza d’appello. Il motivo dell’annullamento era la mancata concessione di una specifica attenuante (il concorso del fatto doloso della persona offesa, ex art. 62 n. 5 c.p.) per due reati minori, cosiddetti ‘reati satellite’, legati al principale dal vincolo della continuazione.

La Corte d’Assise d’Appello, giudicando in sede di rinvio, pur riconoscendo la suddetta attenuante per i due reati satellite, aveva confermato la pena complessiva inflitta in precedenza. Questa decisione ha spinto la difesa a ricorrere nuovamente in Cassazione, sollevando tre questioni principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha basato il proprio ricorso su tre argomentazioni:

1. Errato bilanciamento delle circostanze: Si sosteneva che la Corte d’Appello avesse sbagliato a non bilanciare l’attenuante riconosciuta per i reati satellite con la circostanza aggravante della recidiva reiterata, contestata per il reato più grave. Secondo la difesa, tale operazione avrebbe dovuto portare a una riduzione della pena complessiva.
2. Illegittimità costituzionale: È stata sollevata una questione di legittimità costituzionale dell’art. 69, quarto comma, del codice penale. Questa norma vieta la prevalenza delle attenuanti sulla recidiva reiterata, impedendo al giudice, secondo la tesi difensiva, di adeguare la pena alla reale gravità del fatto.
3. Violazione del divieto di reformatio in peius: La difesa lamentava che, nonostante la concessione dell’attenuante, la pena finale fosse rimasta invariata. Questo, a loro avviso, violava il principio che vieta di peggiorare la posizione dell’imputato in appello.

Le Motivazioni della Cassazione sul reato continuato

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una spiegazione chiara e metodica delle regole che governano il reato continuato.

Il Principio del Bilanciamento delle Circostanze

Il punto cruciale della sentenza riguarda il primo motivo di ricorso. La Cassazione ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: nel reato continuato, il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, previsto dall’art. 69 c.p., si svolge esclusivamente con riferimento al reato più grave. Le circostanze (sia aggravanti che attenuanti) relative ai reati satellite non entrano in questo giudizio di comparazione. Esse vengono considerate unicamente nella fase successiva, ovvero per determinare l’aumento di pena da applicare per ciascun reato satellite.

In pratica, il calcolo avviene in due fasi distinte:
1. Pena base: Si individua il reato più grave e si calcola la sua pena, effettuando il bilanciamento solo tra le circostanze a esso relative.
2. Aumento per la continuazione: Per ogni reato satellite, si calcola un aumento di pena, tenendo conto delle eventuali circostanze specifiche di quel reato. L’attenuante riconosciuta nel caso di specie poteva quindi solo ridurre l’aumento di pena per i reati 93 e 94, ma non poteva essere ‘usata’ per controbilanciare la recidiva del reato base.

La Questione di Costituzionalità

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale. Poiché il bilanciamento tra l’attenuante dei reati satellite e l’aggravante del reato base era strutturalmente escluso, la norma sul divieto di prevalenza delle attenuanti (art. 69, comma 4, c.p.) non era pertinente al caso concreto. La sua applicazione non era richiesta, rendendo la questione irrilevante ai fini della decisione.

Il Divieto di Reformatio in Peius

Infine, anche il terzo motivo è stato respinto. La Corte ha chiarito che il divieto di reformatio in peius presuppone che la pena di partenza sia stata determinata legalmente. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva rilevato che la pena precedentemente inflitta era il frutto di un errore di calcolo che l’aveva resa più bassa del minimo legale. Sebbene il giudice del rinvio non potesse aumentare la pena per correggere l’errore (proprio per il divieto di peggioramento), non era nemmeno obbligato a ridurla ulteriormente a seguito della concessione dell’attenuante, quando il risultato sarebbe stato ancora più illegale.

Le Conclusioni

La sentenza n. 46620/2024 consolida principi fondamentali in materia di reato continuato. La decisione sottolinea la netta separazione tra il trattamento sanzionatorio del reato più grave e quello dei reati satellite. Il bilanciamento delle circostanze è un’operazione che si esaurisce nella determinazione della pena base per la violazione principale. Le vicende circostanziali dei reati meno gravi hanno un’incidenza limitata al solo aumento di pena per la continuazione. Questa rigorosa impostazione garantisce certezza e uniformità nell’applicazione della legge, chiarendo che le attenuanti riconosciute per fatti minori non possono ‘annacquare’ la gravità di circostanze, come la recidiva, legate al crimine principale.

In caso di reato continuato, come si bilanciano le circostanze attenuanti che riguardano solo i reati ‘satellite’?
Secondo la Corte di Cassazione, non si effettua un bilanciamento tra le circostanze del reato più grave e quelle dei reati satellite. Il giudizio di bilanciamento (art. 69 c.p.) si applica solo alle circostanze relative al reato più grave. Le attenuanti dei reati satellite possono solo ridurre l’aumento di pena previsto per quegli specifici reati.

È possibile sollevare una questione di legittimità costituzionale su una norma che di fatto non deve essere applicata nel caso specifico?
No. La Corte ha stabilito che una questione di legittimità costituzionale è inammissibile per irrilevanza se la norma contestata non è pregiudiziale alla definizione del giudizio. Nel caso di specie, poiché il bilanciamento era escluso per ragioni procedurali, la norma che ne regola le modalità non doveva essere applicata, rendendo la questione irrilevante.

Il divieto di ‘reformatio in peius’ obbliga il giudice a ridurre una pena già illegalmente bassa?
No. Il principio che vieta di peggiorare la pena dell’imputato appellante non si applica se la pena di partenza è stata determinata illegalmente in misura inferiore al minimo edittale. In tal caso, il giudice, pur non potendo aumentarla, non è tenuto a ridurla ulteriormente, anche se concede una nuova attenuante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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