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Reato continuato: come si calcola l’aumento di pena?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35501/2024, ha chiarito i criteri per calcolare l’aumento di pena in caso di reato continuato. Nel caso di specie, un soggetto condannato per due distinti reati di spaccio ha ottenuto il riconoscimento della continuazione. La Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione, nel determinare l’aumento per il reato satellite, può legittimamente basarsi non solo sulla vicinanza temporale dei fatti, ma anche sulla gravità oggettiva delle condotte e sulla personalità del reo, come i suoi precedenti penali.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: La Cassazione Chiarisce i Criteri per l’Aumento di Pena

L’istituto del reato continuato rappresenta un caposaldo del nostro sistema penale, offrendo un trattamento sanzionatorio più favorevole a chi commette più reati in esecuzione di un unico disegno criminoso. Ma come si determina concretamente l’aumento di pena per i reati ‘satellite’? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35501/2024, fa luce sulla discrezionalità del giudice in questa delicata fase, sottolineando l’importanza di valutare non solo gli elementi costitutivi della continuazione, ma anche la gravità complessiva dei fatti e la personalità dell’imputato.

I Fatti del Caso: Due Sentenze per Stupefacenti

Il caso sottoposto all’attenzione della Suprema Corte riguardava un individuo condannato con due sentenze distinte, emesse dal Tribunale di Crotone, per reati legati agli stupefacenti. Le condotte illecite si erano svolte in un arco temporale molto ristretto, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2021. L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato un’istanza al giudice dell’esecuzione per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati oggetto delle due condanne, chiedendo di rideterminare la pena complessiva in un’unica sanzione.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale di Crotone, in qualità di giudice dell’esecuzione, ha accolto la richiesta, riconoscendo l’esistenza di un medesimo disegno criminoso. Conformemente a quanto previsto dall’art. 81 cpv. del codice penale, ha individuato la violazione più grave, ha assunto la relativa pena come ‘pena base’ (tre anni di reclusione e 20.000 euro di multa) e l’ha aumentata per il secondo reato.

L’aumento è stato significativo, portando la pena finale a quattro anni e dieci mesi di reclusione e 24.000 euro di multa. Nella sua motivazione, il giudice ha fatto riferimento ai ‘corposi quantitativi’ di stupefacenti trattati.

Il Ricorso in Cassazione e l’Aumento di Pena per il Reato Continuato

Il difensore dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’illogicità della motivazione sull’aumento di pena. Secondo la tesi difensiva, il giudice avrebbe errato nel giustificare un aumento così cospicuo facendo riferimento alla minima distanza temporale tra i due reati. Tale vicinanza, sosteneva il ricorrente, è un elemento che serve a dimostrare l’esistenza del reato continuato, ma non dovrebbe essere utilizzato per determinare un aggravamento della pena quasi pari a quella che sarebbe stata inflitta per il secondo reato se giudicato separatamente.

In sostanza, si contestava che un elemento costitutivo dell’istituto venisse usato come fattore di aggravamento, vanificando di fatto i benefici sanzionatori previsti dalla legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che la valutazione del giudice dell’esecuzione non era affatto illogica. Il ricorrente, infatti, aveva isolato un solo aspetto della motivazione (la distanza temporale), ignorando la portata complessiva del ragionamento del Tribunale.

La Corte ha sottolineato che il giudice di merito aveva correttamente basato la sua decisione su due elementi cruciali:

1. La gravità delle condotte: Entrambi i reati avevano ad oggetto ingenti quantità di stupefacenti, un dato oggettivo che giustifica un aumento di pena proporzionato.
2. La personalità del reo: L’imputato risultava gravato da numerosi precedenti penali, un fattore che il giudice può e deve considerare nel personalizzare la sanzione.

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la discrezionalità del giudice dell’esecuzione nel determinare la pena per il reato continuato è ampia. Il risultato aritmetico finale, seppur significativo, era comunque inferiore alla somma algebrica delle pene inflitte con le due sentenze separate, rispettando quindi il principio del trattamento più favorevole. Il richiamo alla breve distanza temporale non era l’unico fondamento della decisione, ma si inseriva in una valutazione più ampia e logica della gravità complessiva del fatto e della pericolosità del soggetto.

Le Conclusioni: Discrezionalità del Giudice e Limiti

La sentenza in esame conferma che, nel calcolare l’aumento di pena per il reato satellite in un contesto di reato continuato, il giudice dell’esecuzione gode di un’ampia discrezionalità. Tale potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato attraverso una motivazione logica che tenga conto di tutti gli indici rilevanti ai sensi dell’art. 133 c.p., quali la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. Non è illogico considerare, accanto alla vicinanza temporale, anche elementi come i precedenti penali e l’entità del danno o del pericolo cagionato. L’unico limite invalicabile è il rispetto del giudicato formatosi in sede di cognizione in favore del condannato. Questa decisione offre un importante chiarimento per gli operatori del diritto, ribadendo la necessità di una valutazione complessiva e non parcellizzata dei fatti al fine di commisurare una pena giusta ed equa.

Come viene calcolata la pena in caso di reato continuato?
Si individua il reato più grave e si determina la sua pena (pena base). Successivamente, questa pena viene aumentata per ciascuno degli altri reati (reati satellite) commessi in esecuzione del medesimo disegno criminoso.

Quali fattori può considerare il giudice per decidere l’entità dell’aumento di pena?
Il giudice può basare l’aumento su una valutazione complessiva che include la gravità specifica dei reati satellite (ad esempio, l’ingente quantità di stupefacenti) e la personalità del condannato, desunta anche dai suoi precedenti penali.

La vicinanza temporale tra i reati può essere usata per giustificare un aumento di pena?
La vicinanza temporale è principalmente un indicatore dell’esistenza del medesimo disegno criminoso. Tuttavia, secondo la Corte, non è illogico che il giudice la consideri nel contesto di una valutazione più ampia che include altri fattori di gravità, senza che questo vanifichi i benefici del reato continuato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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