Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 38211 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 1 Num. 38211 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/06/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a BENEVENTO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 11/03/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni del PG, in persona di NOME COGNOME, che ha chiesto il rigetto del ricorso,
RITENUTO IN FATTO
Con la pronuncia sopra indicata, la Corte d’appello di Napoli, quale giud dell’esecuzione, applicava l’istituto della continuazione, richiesto nell’intere NOME COGNOME ai sensi dell’art. 81 cod. pen., delle seguenti sentenze:
Corte di appello di Napoli, emessa in data 19/01/2017, per art. 416-bi cod. pen. (quale partecipe) alla pena di anni 11 di reclusione, mesi 1 e giorn di reclusione (pena base anni 10, aumentata per la recidiva ad anni 16, mesi 8 reclusione, ridotta per il rito a anni 11 di reclusione, mesi 1 e giorn reclusione);
Corte di appello di Napoli, emessa in data 21/10/2022, per artt. 81, 41 bis cod. pen. (con ruolo direttivo), 81, 110, 629 in relazione all’art. 628, co terzo, n. 3 e 416-bis.1 cod. pen., 73, commi 1 e 1 -bis, d.P.R. n. 309 del 1990 e 416-bis.1 cod. pen., alla pena di anni 10 di reclusione;
In particolare, la Corte ha ritenuto quale violazione più grave la pr sentenza e ha così deciso:
pena base anni dieci di reclusione, per il reato associativo di cui all’art bis cod. pen. di cui alla sentenza a., aumentata ad anni sedici e mesi otto recidiva, con ulteriore aumento, per l’art. 416-bis cod. pen. di cui alla sente di anni cinque di reclusione, più un altro anno, per artt. 81, 110, 629 in rel all’art. 628, comma terzo, n. 3 e 416-bis.1 cod. pen., e altri mesi quattro, p commi 1 e 1 -bis, d.P.R. n. 309 del 1990 e 416-bis.1 cod. pen., con risultato final pari ad anni ventitré di reclusione, ridotti ad anni quindici e mesi quattro scelta del rito.
NOME COGNOME ricorre per cassazione, tramite rituale minister difensivo, affidandosi a un unico motivo.
Con tale motivo, il difensore dell’interessato denuncia la violazione di legg relazione agli artt. 187 disp att. cod. proc. pen. e 671 cod. proc. pen., pe Corte territoriale avrebbe individuato correttamente il reato più grave in qu della sentenza a., errando, però, nell’indicare la pena base che sarebbe do essere in quella complessiva di anni 11, mesi 1 e giorni 10 su cui operare aumenti per la continuazione dei reati già “riuniti” nella sentenza b., aggiunge che la pena base, così individuata e aumentata per la recidiva, non sarebbe st oggetto della doverosa riduzione per il rito prescelto. Ancora, si afferma invece il reato più grave sarebbe dovuto essere considerato quello associativo c l’aggravante del ruolo direttivo di cui alla sentenza b., salvo poi concl nuovamente che la pena base doveva essere considerata quella di cui al reat associativo di cui alla sentenza b.
Il Procuratore generale, intervenuto con requisitoria scritta, ha chiesto il rigetto del ricorso.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il motivo di ricorso, formulato con qualche incertezza, è infondato e, come tale, meritevole di un rigetto.
La Corte territoriale ha ben applicato i principi consolidati di legittimità, cos come invocati dal ricorrente, avendo ben individuato, innanzitutto, il reato più grave, secondo i criteri stabiliti da Sez. U, n. 7029 del 28/09/2023, dep. 2024, Rv. 285865, GLYPH secondo GLYPH cui, GLYPH ai GLYPH fini GLYPH dell’individuazione della violazione più grave nel reato continuato in sede esecutiva, ai sensi dell’art. 187 disp. att. cod. proc. pen., deve essere considerata come “pena più grave inflitta”, che identifica la “violazione più grave”, quella concretamente irrogata dal giudice della cognizione, come indicata nel dispositivo di sentenza.
2.1. La Corte distrettuale ha poi correttamente operato gli aumenti in continuazione sulla pena base (aumentata per la recidiva) come stabilito da Sez. 1, n. 17948 del 31/01/2024, Rv. 286261, secondo cui, in tema di reato continuato, il giudice dell’esecuzione che ridetermini le pene inflitte con distinte condanne, ciascuna delle quali pronunciata per una pluralità di reati unificati a norma dell’art. 81, comma secondo, cod. pen., deve scorporare i reati già riuniti dal giudice della cognizione, individuare quello più grave ed infine operare, sulla pena che è stata inflitta per quest’ultimo, autonomi aumenti per ciascun reato satellite, compresi quelli già riuniti in continuazione con il reato posto a base del nuovo computo.
2.2. Solo al termine di tali operazioni la Corte d’appello ha calcolato la diminuente per il rito sulla pena complessivamente determinata come già affermato da Sez. 1, n. 37168 del 19/07/2019, Rv. 276838 secondo cui il riconoscimento in sede esecutiva della continuazione tra i reati oggetto di condanne emesse all’esito di distinti giudizi abbreviati comporta, previa individuazione del reato più grave, la determinazione della pena base nella sua entità precedente all’applicazione della diminuente per il rito abbreviato, l’applicazione dell’aumento per continuazione su detta pena base e, infine, il computo sull’intero in tal modo ottenuto della diminuente per il rito abbreviato, senza alcuna possibilità di duplicare la diminuzione per il rito abbreviato, come desumibile dal testo del ricorso.
Sulla base delle precedenti considerazioni deriva il rigetto del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.
P.Q.M.
Rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso il 28/6/2024