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Reato continuato: come si calcola la pena base?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Roma che aveva erroneamente calcolato la pena per un reato continuato. La Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione deve ‘scorporare’ le pene di sentenze precedenti, individuare il reato più grave tra tutti quelli unificati, e usare la pena per quest’ultimo come pena base. Inoltre, gli aumenti per i reati satellite devono essere motivati specificamente, non con formule generiche. Il caso è stato rinviato per un nuovo calcolo della pena.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato continuato: come si calcola correttamente la pena base?

La corretta determinazione della pena è un principio cardine del diritto penale. Quando un soggetto viene condannato con più sentenze per diversi reati, sorge la necessità di unificare le pene attraverso l’istituto del reato continuato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15864/2025, chiarisce con precisione i criteri che il giudice dell’esecuzione deve seguire, sottolineando l’importanza di un calcolo analitico e di una motivazione trasparente.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Roma. Il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, aveva accolto parzialmente l’istanza di applicazione della disciplina del reato continuato tra i reati oggetto di diverse sentenze di condanna.

Nel rideterminare la pena complessiva, il giudice aveva individuato come pena base quella risultante da una delle sentenze, senza però distinguere tra le pene inflitte per i due reati (rapina e resistenza a pubblico ufficiale) già unificati in quella sede. Di fatto, aveva utilizzato come punto di partenza una pena già comprensiva di un aumento per la continuazione. Inoltre, aveva disposto aumenti di pena per gli altri reati satellite senza fornire alcuna motivazione specifica.

Il condannato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando due violazioni di legge:
1. L’errata individuazione della pena base, che non era quella del singolo reato più grave, ma una pena già ‘cumulata’.
2. La totale assenza di motivazione riguardo agli aumenti di pena applicati per i reati satellite.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Reato Continuato

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, annullando l’ordinanza impugnata limitatamente alla determinazione del trattamento sanzionatorio. La Corte ha rinviato il caso al Tribunale di Roma per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati.

I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui il calcolo della pena in sede esecutiva richiede un’operazione precisa e metodica, che non può basarsi su calcoli sommari o motivazioni apparenti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato la sua decisione su tre punti fondamentali, che costituiscono una guida chiara per i giudici dell’esecuzione.

1. Lo ‘Scorporo’ delle Pene e l’Individuazione della Pena Base
Il cuore della motivazione risiede nel principio dello ‘scorporo’. Quando il giudice deve unificare pene inflitte con diverse sentenze, alcune delle quali già pronunciate per una pluralità di reati in continuazione, non può assumere come base la pena complessiva di una di queste sentenze. Deve, invece, ‘scorporare’ i reati già riuniti, analizzare singolarmente ogni reato oggetto di tutte le sentenze da unificare, e solo allora individuare quello punito con la pena più grave. Sarà questa pena, e solo questa, a costituire la ‘pena base’ per il nuovo cumulo giuridico.

Nel caso specifico, il Tribunale ha errato perché ha preso la pena finale di una sentenza (che già includeva un aumento per una continuazione interna tra rapina e resistenza) come punto di partenza, violando così gli artt. 81 c.p. e 671 c.p.p.

2. L’Aumento di Pena per Ciascun Reato Satellite
Un altro errore censurato dalla Corte è stato quello di applicare un unico aumento di pena per due reati satellite (una rapina e lesioni aggravate) provenienti da un’altra sentenza. Questo modo di operare, secondo la Cassazione, impedisce di comprendere quale sia la porzione di pena attribuita a ciascun singolo reato, rendendo il calcolo oscuro e non verificabile.

3. Il Difetto di Motivazione
Infine, la Corte ha stigmatizzato la totale assenza di motivazione riguardo agli aumenti di pena. Il Tribunale si era limitato a usare la formula di stile ‘valutati tutti gli indici di cui all’art. 133 cod. pen.’, senza fornire alcuna indicazione concreta sui parametri effettivamente considerati (gravità del fatto, capacità a delinquere, etc.). Una simile motivazione è stata definita ‘apparente’, ovvero al di sotto della soglia minima richiesta dalla legge, poiché non consente di comprendere il percorso logico seguito dal giudice per quantificare gli aumenti.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa sentenza riafferma con forza l’importanza del rigore analitico e della trasparenza motivazionale nella fase di esecuzione della pena. La determinazione della sanzione non è un atto discrezionale arbitrario, ma un processo logico-giuridico che deve essere comprensibile e controllabile.

Per il condannato, ciò significa garanzia di un trattamento sanzionatorio giusto e conforme alla legge. Per i giudici, rappresenta un richiamo a non utilizzare scorciatoie o formule generiche, ma a esplicitare chiaramente le ragioni di ogni passaggio del calcolo della pena, specialmente nell’applicazione complessa dell’istituto del reato continuato.

Come si individua la pena base in caso di reato continuato in fase esecutiva?
Il giudice deve ‘scorporare’ i reati già unificati in sentenze precedenti, analizzare ogni singolo reato oggetto del cumulo e identificare quello più grave. La pena inflitta per quest’ultimo costituirà la pena base per il nuovo calcolo, sulla quale operare gli aumenti per gli altri reati.

È possibile applicare un unico aumento di pena per più reati satellite?
No. La Corte ha chiarito che il giudice deve applicare aumenti distinti per ciascun reato satellite. Un aumento unico per più reati è illegittimo perché non permette di comprendere quale porzione di pena sia stata attribuita a ciascun illecito.

Una motivazione generica come ‘valutati gli indici dell’art. 133 c.p.’ è sufficiente a giustificare gli aumenti di pena?
No. Secondo la Cassazione, una tale espressione, se non accompagnata da ulteriori indicazioni concrete sulla valutazione dei fatti, costituisce una motivazione solo apparente e, quindi, insufficiente. Il giudice deve spiegare a quali parametri si è riferito e perché ha scelto una determinata misura dell’aumento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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