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Reato continuato: come si calcola la pena base?

La Cassazione ha annullato una sentenza per errato calcolo della pena in un caso di reato continuato tra furto di bancomat e uso indebito. La Corte ha stabilito che, per determinare la pena base, si deve considerare il reato con la pena edittale più alta (l’uso indebito), anche in presenza di attenuanti. È stato inoltre ribadito l’obbligo di confisca del profitto del reato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato Continuato: Come si Calcola la Pena Corretta? Il Caso del Furto e Uso Indebito di Bancomat

Quando una persona commette più reati legati da un unico disegno criminoso, si parla di reato continuato. In questi casi, la legge prevede un trattamento sanzionatorio di favore: invece di sommare le pene per ogni singolo reato, si parte dalla pena prevista per la violazione più grave e la si aumenta. Ma come si stabilisce qual è il reato ‘più grave’? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su questo aspetto cruciale, correggendo l’errore di un tribunale in un caso di furto e successivo utilizzo indebito di una carta bancomat.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva condannato dal Tribunale di Gorizia per due reati commessi lo stesso giorno: il furto pluriaggravato di una carta bancomat e il successivo utilizzo indebito della stessa. Il giudice di primo grado, nel determinare la pena, aveva applicato l’istituto del reato continuato. Aveva concesso all’imputato le circostanze attenuanti generiche, ritenendole equivalenti alle aggravanti contestate.

Crucialmente, il Tribunale aveva identificato il furto della carta come il reato più grave su cui basare il calcolo della pena. Dopo aver applicato le attenuanti e la riduzione per il rito abbreviato, aveva condannato l’imputato a una pena finale di un anno e due mesi di reclusione, oltre a una multa.

Il Ricorso del Procuratore Generale

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello non ha condiviso la decisione del Tribunale e ha proposto ricorso in Cassazione per due motivi principali:

1. Errata individuazione del reato più grave: Secondo il ricorrente, il reato di utilizzo indebito di carte di pagamento (art. 493-ter c.p.), che prevede una pena da uno a sei anni di reclusione, è palesemente più grave del furto semplice (art. 624 c.p.), la cui pena, una volta neutralizzate le aggravanti, va da sei mesi a tre anni. Pertanto, la pena base avrebbe dovuto essere calcolata partendo da questo secondo reato.
2. Omessa confisca obbligatoria: Il Procuratore ha inoltre evidenziato che il Tribunale aveva completamente omesso di disporre la confisca obbligatoria del profitto del reato, una misura prevista inderogabilmente dall’art. 493-ter c.p.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla determinazione del reato continuato

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondati entrambi i motivi di ricorso. In primo luogo, ha ribadito un principio fondamentale per il calcolo della pena in caso di reato continuato: l’individuazione della violazione più grave deve avvenire in astratto, sulla base della pena edittale prevista dalla legge per ciascun reato.

La Corte ha specificato che il reato di utilizzo indebito di carte di pagamento è punito con una pena massima edittale superiore a quella del furto. Questo lo qualifica come il reato più grave ai fini dell’art. 81 c.p., anche se al caso concreto vengono applicate delle circostanze attenuanti. Il giudizio di comparazione tra circostanze non modifica la gravità astratta del reato, che rimane il punto di partenza per il calcolo sanzionatorio. L’errore del Tribunale ha quindi portato a una determinazione illegittima della pena, partendo da una base di calcolo errata.

L’obbligatorietà della confisca

Anche il secondo motivo è stato accolto. La Corte ha ricordato che l’art. 493-ter, comma 2, del codice penale, prevede espressamente che, in caso di condanna per utilizzo indebito di carte di pagamento, ‘è ordinata la confisca’ del profitto del reato. L’uso del verbo ‘è ordinata’ non lascia spazio a discrezionalità: si tratta di una misura obbligatoria.

L’omissione da parte del Tribunale ha costituito una violazione di legge, configurando una ‘illegalità’ della pena nel suo aspetto patrimoniale. La confisca, ha precisato la Corte, deve essere disposta anche se non è stato effettuato un sequestro preventivo, essendo sufficiente che i beni da confiscare (o il loro valore equivalente) siano individuabili al momento dell’esecuzione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale di Gorizia limitatamente al trattamento sanzionatorio e alla mancata disposizione della confisca. Ha rinviato il caso a un nuovo giudice dello stesso Tribunale, che dovrà procedere a una nuova determinazione della pena. Il nuovo giudice dovrà:

1. Individuare correttamente il reato di utilizzo indebito della carta come il più grave.
2. Calcolare la pena base partendo da tale reato, per poi applicare l’aumento per la continuazione.
3. Disporre la confisca, diretta o per equivalente, del profitto ottenuto illecitamente.

Questa pronuncia rafforza due principi cardine del diritto penale: la necessità di un rigoroso calcolo astratto per determinare la pena base nel reato continuato e l’inderogabilità delle misure patrimoniali, come la confisca, quando previste come obbligatorie dalla legge.

In caso di reato continuato, come si determina quale sia la violazione più grave?
La violazione più grave si identifica attraverso un confronto in astratto delle pene edittali (minimo e massimo) previste dalla legge per ciascun reato. Il reato con la pena massima più elevata è considerato il più grave e costituisce la base per il calcolo della pena complessiva.

Le circostanze attenuanti generiche possono cambiare quale sia il reato più grave in un reato continuato?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la determinazione del reato più grave si basa esclusivamente sulla pena edittale prevista dalla norma, a prescindere dall’eventuale applicazione di circostanze attenuanti o aggravanti e dal giudizio di bilanciamento tra di esse nel caso concreto.

La confisca del profitto per il reato di utilizzo indebito di carte di pagamento è sempre obbligatoria?
Sì, la sentenza conferma che l’articolo 493-ter del codice penale prevede la confisca obbligatoria del profitto o del prodotto del reato. L’omessa disposizione di tale misura da parte del giudice costituisce una violazione di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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