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Reato continuato: come si calcola la pena?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33316/2024, ha confermato la decisione di un giudice dell’esecuzione che, riconoscendo il reato continuato tra diverse truffe, ha rideterminato la pena complessiva. L’aumento di pena per i reati ‘satellite’ è stato ritenuto legittimo perché motivato in base all’omogeneità del disvalore dei fatti, anche se applicato in misura fissa.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato continuato: come si calcola l’aumento di pena?

La corretta determinazione della pena in caso di reato continuato è una questione cruciale in fase esecutiva. Quando più reati, commessi in attuazione di un medesimo disegno criminoso, vengono unificati, come deve operare il giudice per stabilire gli aumenti per i cosiddetti ‘reati satellite’? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 33316 del 2024, offre importanti chiarimenti sui poteri discrezionali del giudice e sui suoi obblighi di motivazione, confermando che un aumento fisso può essere legittimo se adeguatamente giustificato.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso di un soggetto condannato per una serie di truffe con sei sentenze divenute irrevocabili. Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Chieti, in funzione di giudice dell’esecuzione, accoglieva la richiesta di riconoscere il vincolo della continuazione tra tutti i reati. Di conseguenza, unificava i delitti e rideterminava la pena finale in due anni, sei mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa.

Il condannato, tuttavia, presentava ricorso in Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge e un’illogicità nella motivazione. La critica principale si concentrava sulla decisione del giudice di applicare un aumento di pena indiscriminato e identico per tutti i reati satellite, fissato in quattro mesi di reclusione, senza tenere conto delle diverse sanzioni originariamente inflitte per ciascun singolo reato.

La decisione della Corte sul reato continuato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Secondo gli Ermellini, il giudice dell’esecuzione ha operato in modo corretto e conforme ai principi giurisprudenziali. Il potere del giudice in questa fase è discrezionale, ma deve essere esercitato nel rispetto dei parametri fissati dagli artt. 132 e 133 del codice penale e, soprattutto, deve essere motivato.

La Corte ha sottolineato che il giudice deve rendere conto dei criteri utilizzati, non solo per individuare il reato più grave e la relativa pena base, ma anche per calcolare l’entità dei singoli aumenti per i reati satellite. La motivazione, seppur concisa, deve permettere un controllo esterno del percorso logico-giuridico seguito.

Le motivazioni

Nel caso specifico, la scelta di applicare un aumento identico di quattro mesi per ogni reato satellite è stata considerata giustificata e non manifestamente illogica. Il giudice dell’esecuzione aveva fondato la sua decisione facendo riferimento a elementi concreti, come l’entità dei danni causati e dei profitti conseguiti, riscontrando una ‘sostanziale omogeneità di disvalore’ tra i vari illeciti.

La Cassazione ha chiarito che, sebbene il giudice debba calcolare e motivare l’aumento per ciascun reato satellite, ciò non vieta che gli aumenti possano essere di misura identica se i reati presentano un disvalore omogeneo. Inoltre, gli aumenti applicati erano comunque inferiori alle pene originariamente irrogate per quei reati, e la motivazione fornita è stata ritenuta sufficiente e adeguata, senza necessità di ulteriori e più rafforzate argomentazioni.

La Corte ha anche confermato la corretta applicazione della diminuzione di un terzo per il reato satellite che era stato giudicato con rito abbreviato, operazione eseguita dopo aver calcolato la pena complessiva.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale nella gestione del reato continuato in fase esecutiva: il giudice dispone di un’ampia discrezionalità nel determinare gli aumenti di pena, ma questa non è mai arbitraria. È necessario fornire una motivazione che, pur sintetica, si basi su criteri oggettivi e consenta di comprendere la logica della decisione. Un aumento fisso per reati omogenei non è di per sé illegittimo, a condizione che tale scelta sia supportata da una giustificazione plausibile, come la simile gravità dei fatti commessi.

Come deve motivare il giudice l’aumento di pena per i reati satellite nel reato continuato?
Il giudice dell’esecuzione deve motivare l’entità dei singoli aumenti per i reati satellite facendo riferimento ai parametri degli artt. 132 e 133 c.p., in modo da rendere controllabile il percorso logico-giuridico seguito. La motivazione può essere concisa ma deve basarsi sugli elementi oggetto del ragionamento e sui canoni adottati.

È legittimo applicare un aumento di pena identico per tutti i reati satellite?
Sì, è legittimo. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il giudice riscontra una ‘sostanziale omogeneità di disvalore’ tra i diversi illeciti (ad esempio, per l’entità dei danni e dei profitti), può giustificatamente applicare aumenti di pena di misura identica per ciascun reato satellite.

L’aumento di pena per un reato satellite può essere superiore a quello stabilito nella sentenza originale?
No, la giurisprudenza citata nel provvedimento (Sez. U, n. 6296 del 2017) stabilisce che gli aumenti di pena per i reati satellite, determinati in sede esecutiva, non possono essere superiori a quelli fissati dal giudice della cognizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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