Reato Continuato: La Cassazione Impone la Motivazione per Ogni Aumento di Pena
Quando un individuo viene condannato con sentenze diverse per crimini commessi in esecuzione di un medesimo disegno, può chiedere l’applicazione dell’istituto del reato continuato. Questa disciplina consente di unificare le pene in un’unica sanzione più mite. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 29511/2025, chiarisce un aspetto fondamentale del calcolo della pena in questi casi, affermando che il giudice deve motivare ogni singolo aumento e non può procedere con un ricalcolo forfettario.
I fatti del caso
Un soggetto, già condannato con due sentenze definitive per reati gravi tra cui associazione di tipo mafioso, detenzione di armi e traffico di stupefacenti, ha presentato un’istanza al Tribunale in funzione di giudice dell’esecuzione. L’obiettivo era ottenere il riconoscimento del reato continuato tra i crimini oggetto delle due diverse condanne e, di conseguenza, il ricalcolo della pena complessiva.
Il Tribunale ha accolto l’istanza, riconoscendo l’unicità del disegno criminoso. Tuttavia, nel determinare la nuova pena, ha commesso un errore procedurale: ha operato un aumento cumulativo per i reati satellite legati a una delle sentenze, senza specificare l’entità dell’aumento per ciascun singolo reato. Contro questa decisione, la difesa del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione dei principi di quantificazione della pena.
Il calcolo della pena nel reato continuato secondo la Cassazione
La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso alla Corte di Appello per un nuovo giudizio sul trattamento sanzionatorio. Il principio espresso dai giudici è di cruciale importanza per la corretta applicazione della disciplina del reato continuato.
Secondo la Cassazione, il giudice dell’esecuzione non può limitarsi a un generico aumento di pena per i reati satellite. Al contrario, è tenuto a seguire un percorso logico-giuridico trasparente e verificabile. Questo significa che deve:
1. Individuare la pena-base: Stabilire la sanzione per il reato più grave tra tutti quelli uniti dalla continuazione.
2. Applicare aumenti singoli: Calcolare un aumento specifico per ciascuno dei reati-satellite, motivando l’entità di ogni singolo aumento sulla base dei parametri fissati dagli artt. 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere del reo).
Le motivazioni della sentenza
La Corte ha sottolineato che un “aumento cumulativo” contravviene a un principio fondamentale: la necessità di rendere possibile un controllo effettivo sul percorso logico e giuridico seguito dal giudice. Senza una motivazione specifica per ogni aumento, diventa impossibile per le parti e per il giudice superiore verificare se la discrezionalità del magistrato sia stata esercitata correttamente e nel rispetto dei parametri di legge. Il potere discrezionale del giudice nella quantificazione della pena non è arbitrario, ma deve essere ancorato a criteri legali e reso esplicito attraverso una motivazione adeguata. L’operato del giudice dell’esecuzione deve essere trasparente, consentendo di comprendere come si è giunti alla determinazione della pena finale. Un aumento unico e indifferenziato per più reati rende questo controllo impossibile, trasformando l’esercizio della discrezionalità in un atto insindacabile e, pertanto, illegittimo.
Conclusioni
La sentenza in esame rafforza le garanzie difensive nella fase esecutiva della pena. Stabilisce chiaramente che il beneficio del reato continuato non può essere vanificato da un calcolo sbrigativo o immotivato della sanzione. I giudici dell’esecuzione sono chiamati a un rigoroso dovere di motivazione, che deve dettagliare non solo la scelta della pena-base, ma anche l’entità di ogni singolo aumento per i reati satellite. Questa pronuncia assicura che il potere discrezionale del giudice sia sempre esercitato in modo trasparente e controllabile, garantendo l’equità del trattamento sanzionatorio e il pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto penale.
Come deve essere calcolata la pena in caso di reato continuato riconosciuto in sede esecutiva?
Il giudice deve individuare il reato più grave, fissare la relativa pena-base e poi applicare aumenti distinti e motivati per ciascun reato-satellite, basandosi sui criteri degli artt. 132 e 133 del codice penale.
È legittimo che il giudice applichi un aumento di pena unico e cumulativo per tutti i reati satellite?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che questa pratica è illegittima. Ogni aumento per i reati-satellite deve essere individuale e specificamente motivato per consentire un controllo sul ragionamento del giudice.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del giudice dell’esecuzione in questo caso?
L’ordinanza è stata annullata perché il giudice aveva applicato un aumento cumulativo per i reati satellite, contravvenendo al principio che impone una motivazione distinta per ogni aumento di pena, rendendo così impossibile verificare il corretto esercizio del potere discrezionale.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 1 Num. 29511 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 1 Num. 29511 Anno 2025
Presidente: NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 15/05/2025
PRIMA SEZIONE PENALE
NOME COGNOME
Sent. n. sez. 1681/2025
CC – 15/05/2025
R.G.N. 10214/2025
– Relatore –
ha pronunciato la seguente
sul ricorso proposto da
avverso l’ordinanza del Tribunale di Reggio Calabria del 17/9/2024
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
Con ordinanza resa in data 17.9.2024, il Tribunale di Reggio Calabria ha provveduto, in funzione di giudice dell’esecuzione, su un’istanza di applicazione della disciplina della continuazione, presentata da NOME COGNOME tra i reati oggetto delle seguenti sentenze di condanna irrevocabili: a) sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria del 13.10.2019 di condanna alla pena di sei anni di reclusione e 22.000 euro di multa per i reati di cui agli artt. 1 L. n. 895 del 1967, 7 D.L. n. 152 del 1991, 56, 81, cod. pen., 73 DPR n. 309 del 1990 (accertati il 10.3.2014); b) sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria del 15.4.2022 di condanna alla pena di undici anni di reclusione per i reati di cui agli artt. 416bis , commi 1, 3, 4 e 5 cod. pen., 3 L. n. 146 del 2006 (commesso nel 2012) e 1, 2, 4 e 7 L. n. 895 del 1967, 7 L. n. 203 del 1991 (commesso l’8.10.2012).
Il ricorso Ł fondato nei termini di seguito esposti.
Inoltre, anche per i reati oggetto della prima sentenza del 13.10.2019 l’ordinanza ha operato un aumento cumulativo per la continuazione, così contravvenendo al principio secondo cui, in tema di quantificazione della pena a seguito di applicazione della disciplina del reato continuato in sede esecutiva, il giudice – in quanto titolare di un potere discrezionale esercitabile secondo i parametri fissati dagli artt. 132 e 133 cod. pen. – Ł tenuto a motivare, non solo in ordine all’individuazione della pena-base, ma anche in ordine all’entità dei singoli aumenti per i reati-satellite ex art. 81, comma secondo, cod. pen., in modo da rendere possibile un controllo effettivo del percorso logico e giuridico seguito nella
Annulla l’ordinanza impugnata, con riguardo al trattamento sanzionatorio, con rinvio per nuovo giudizio alla Corte di Appello di Reggio Calabria.
Il Consigliere estensore NOME COGNOME