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Reato continuato: calcolo pena errato, Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza per un errore nel calcolo della pena in un caso di reato continuato. La Corte ha ribadito che il giudice dell’esecuzione, quando unifica più condanne, deve prima scorporare le pene, identificare il reato più grave e la relativa sanzione, e poi applicare aumenti specifici e motivati per ogni reato satellite. Nel caso di specie, il giudice di merito non aveva seguito questa procedura, portando all’annullamento della decisione con rinvio per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato continuato: la Cassazione chiarisce come si calcola la pena

Il concetto di reato continuato rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, volto a mitigare il trattamento sanzionatorio per chi commette più reati in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Tuttavia, la sua applicazione in fase esecutiva, quando si devono unificare pene inflitte con sentenze diverse, presenta complessità procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 648/2025) ha ribadito con forza i criteri che il giudice dell’esecuzione deve seguire per una corretta rideterminazione della pena, pena l’annullamento del provvedimento.

I fatti del caso

Il caso trae origine dal ricorso di un condannato che, avendo riportato diverse sentenze di condanna divenute irrevocabili, aveva richiesto al Tribunale di Torino, in funzione di giudice dell’esecuzione, di applicare la disciplina del reato continuato ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale. Il Tribunale accoglieva l’istanza, riconoscendo il vincolo della continuazione tra i reati giudicati in tutte le sentenze indicate, e rideterminava la pena complessiva in otto anni e otto mesi di reclusione.

Tuttavia, la difesa del ricorrente lamentava un duplice errore: una violazione di legge nel metodo di calcolo della pena e un errore di fatto nell’individuazione di una delle pene inflitte. Secondo il ricorso, il giudice non aveva seguito il corretto iter logico-giuridico previsto dalla giurisprudenza di legittimità per questi casi.

La disciplina del reato continuato e i principi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondate le censure relative al metodo di calcolo della sanzione. La giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, stabilisce un percorso preciso che il giudice dell’esecuzione deve obbligatoriamente seguire quando riconosce la continuazione tra reati già giudicati, specialmente se alcuni di essi erano già stati unificati in precedenti sentenze.

Il procedimento corretto prevede i seguenti passaggi:

1. Scorporo dei reati: Il giudice deve ‘scorporare’ tutti i reati già riuniti dal giudice della cognizione nelle singole sentenze.
2. Individuazione del reato più grave: Tra tutti i reati oggetto della continuazione, il giudice deve individuare quello più grave, che funge da ‘reato base’ per il calcolo.
3. Determinazione degli aumenti: Sulla pena stabilita per il reato più grave, il giudice deve operare autonomi e specifici aumenti per ciascuno degli altri reati, i cosiddetti ‘reati satellite’.

Le motivazioni della Cassazione

Nel caso in esame, la Corte ha rilevato che il Tribunale di Torino non aveva rispettato questo principio. L’ordinanza impugnata, infatti, non aveva individuato la pena inflitta per il singolo reato più grave né aveva indicato in modo specifico le singole frazioni di pena determinate in aumento per ciascun reato satellite. Questo modo di procedere viola la legge perché non permette di verificare la congruità e la proporzionalità degli aumenti applicati, rendendo il calcolo della pena finale opaco e non controllabile.

La Suprema Corte ha sottolineato che tale principio si applica non solo quando si unificano reati giudicati separatamente, ma anche quando, come nel caso di specie, un precedente riconoscimento della continuazione era già stato effettuato per alcuni dei reati coinvolti. L’omissione di questi passaggi fondamentali costituisce un vizio di legge che impone l’annullamento della decisione.

Le conclusioni

Per le ragioni esposte, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al trattamento sanzionatorio. Il caso è stato rinviato al Tribunale di Torino, che dovrà procedere a un nuovo giudizio sul punto, attenendosi scrupolosamente ai principi di diritto enunciati. Il nuovo giudice dovrà quindi scorporare i reati, identificare quello più grave, e calcolare in modo trasparente e motivato gli aumenti per ogni reato satellite. La sentenza riafferma l’importanza del rigore procedurale nel calcolo della pena, a garanzia dei diritti del condannato e della corretta applicazione della legge.

Come deve calcolare la pena il giudice dell’esecuzione in caso di reato continuato?
Il giudice deve prima scorporare tutti i reati oggetto della continuazione, poi individuare il reato più grave e la relativa pena base, e infine applicare aumenti specifici e motivati per ciascun altro reato (definito ‘satellite’).

Qual è stato l’errore commesso dal Tribunale nell’ordinanza annullata?
Il Tribunale non ha individuato la pena per il singolo reato più grave né ha indicato le specifiche frazioni di pena applicate in aumento per i reati satellite, rendendo il calcolo complessivo non trasparente e non conforme ai principi di legge.

Qual è la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione?
La Corte ha annullato la parte dell’ordinanza relativa alla determinazione della pena e ha rinviato il caso al Tribunale di Torino per un nuovo giudizio. Un diverso giudice dovrà ricalcolare la pena seguendo il corretto procedimento indicato dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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