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Reato commesso all’estero: la richiesta del Ministro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36905/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di reato commesso all’estero da un cittadino italiano. Nel caso di una truffa ai danni di una società straniera, la Corte ha confermato che la sola richiesta di procedimento del Ministro della Giustizia non è sufficiente per avviare l’azione penale. Se il reato, secondo la legge italiana, è procedibile a querela, quest’ultima rimane una condizione indispensabile e non può essere surrogata dall’atto ministeriale. La decisione sottolinea la preminenza della volontà della persona offesa.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reato commesso all’estero: la richiesta del Ministro non sempre basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 36905 del 2025, affronta una questione complessa e di grande rilevanza pratica: la procedibilità di un reato commesso all’estero da un cittadino italiano ai danni di uno straniero. In particolare, la Corte ha chiarito se la richiesta di procedimento del Ministro della Giustizia possa sostituire la querela della persona offesa, quando quest’ultima è richiesta dalla legge italiana come condizione per avviare l’azione penale. Questa decisione stabilisce un principio di diritto cruciale, riaffermando la centralità della volontà della vittima anche in contesti transnazionali.

I Fatti del Caso

Un cittadino italiano veniva accusato di truffa (art. 640 c.p.), un reato commesso in Austria ai danni di una società di capitali straniera. Il Tribunale di Bari, investito della questione, dichiarava di non doversi procedere per mancanza di querela. Il reato di truffa semplice, infatti, secondo la legge italiana è procedibile solo su querela della persona offesa. Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che, trattandosi di un delitto commesso all’estero, la richiesta del Ministro della Giustizia – che era stata presentata – fosse sufficiente a soddisfare la condizione di procedibilità, anche in assenza della querela.

La Decisione della Corte di Cassazione sul reato commesso all’estero

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del Procuratore, confermando la decisione del Tribunale di Bari. Gli Ermellini hanno stabilito che, per i reati che la legge italiana subordina alla presentazione di una querela, questa condizione di procedibilità non viene meno solo perché il fatto è stato commesso all’estero. La richiesta del Ministro della Giustizia, prevista dall’art. 9 del codice penale per i delitti comuni commessi da un cittadino italiano all’estero in danno di uno straniero, non ha una funzione sostitutiva, ma si aggiunge agli altri requisiti previsti dalla normativa interna.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione sistematica dell’articolo 9 del codice penale. La Corte ha analizzato la struttura della norma, che disciplina la punibilità dei delitti comuni commessi dal cittadino italiano in territorio estero.

La disposizione distingue tra delitti più gravi (puniti con pena minima di tre anni o superiore) e meno gravi. Per questi ultimi, come la truffa semplice, il secondo comma dell’art. 9 prevede che il colpevole sia punito «a richiesta del ministro della giustizia, ovvero a istanza o a querela della persona offesa».

La Corte ha chiarito che la congiunzione “ovvero” non rende le tre condizioni (richiesta, istanza, querela) perfettamente fungibili o alternative in ogni caso. L’analisi deve partire da un presupposto fondamentale: il rinvio alla “legge italiana” contenuto nel primo comma dell’art. 9. Questo significa che le condizioni di procedibilità previste dalla legge italiana per il singolo reato devono sempre essere rispettate.

Di conseguenza:
1. La natura del reato non cambia: Se un reato è procedibile a querela in Italia, lo rimane anche se commesso all’estero.
2. La querela è insostituibile: La querela è l’espressione della volontà della persona offesa, titolare del bene giuridico protetto. La richiesta del Ministro, invece, risponde a valutazioni di opportunità politica e di rapporti internazionali. Le due condizioni hanno finalità diverse e non possono essere considerate equivalenti.
3. Requisito aggiuntivo, non sostitutivo: Per un reato commesso all’estero contro uno straniero, che in Italia sarebbe procedibile a querela, devono sussistere entrambe le condizioni: la querela della persona offesa e la richiesta del Ministro della Giustizia.

La Corte ha sottolineato che un’interpretazione diversa porterebbe a conseguenze illogiche, come l’espropriazione della vittima dal suo diritto di decidere se avviare o meno un procedimento penale, magari preferendo una risoluzione stragiudiziale della controversia.

Le Conclusioni

La sentenza n. 36905/2025 fissa un principio di diritto chiaro e garantista: per la perseguibilità in Italia di un reato commesso all’estero da un cittadino italiano in danno di un soggetto straniero, qualora si tratti di un reato che la legge italiana rende procedibile a querela, la presentazione di quest’ultima è una condizione imprescindibile. La sola richiesta del Ministro della Giustizia non è sufficiente a rendere procedibile l’azione penale. Questa decisione rafforza la tutela della persona offesa, la cui volontà rimane sovrana anche quando il reato supera i confini nazionali.

Per un reato commesso all’estero da un cittadino italiano, la richiesta del Ministro della Giustizia sostituisce la querela della persona offesa?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che se il reato, secondo la legge italiana, è punibile solo su querela, questa rimane una condizione necessaria per la sua prosecuzione. La richiesta del Ministro della Giustizia è un requisito aggiuntivo ma non può sostituire la volontà della vittima.

Qual è la funzione della richiesta del Ministro della Giustizia per i reati commessi all’estero?
Secondo la sentenza, la richiesta del Ministro risponde a valutazioni discrezionali di politica criminale e di gestione dei rapporti istituzionali con autorità straniere. Serve a bilanciare l’opportunità di esercitare la giurisdizione italiana su fatti avvenuti all’estero, ma non interferisce con le condizioni di procedibilità legate alla natura del reato, come la querela.

Cosa succede se un cittadino italiano commette all’estero un reato procedibile a querela contro uno straniero e manca la querela?
In assenza della querela, l’azione penale non può essere validamente iniziata o, se iniziata, deve essere conclusa con una pronuncia di non doversi procedere. La mancanza della querela costituisce un difetto di una condizione legittimante per la valida instaurazione del rapporto processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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