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Reati stessa indole: revoca sospensione condizionale

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava la revoca della sospensione condizionale della pena. Il caso riguardava un soggetto, già condannato per spaccio, che successivamente si era rifiutato di sottoporsi a controlli per la guida sotto l’effetto di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la nozione di ‘reati della stessa indole’ non va interpretata in modo restrittivo, basandosi solo sul bene giuridico tutelato, ma richiede un’analisi concreta dei fatti, delle modalità esecutive e dei motivi che accomunano le condotte criminose.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati della Stessa Indole: Quando un Nuovo Reato Revoca la Sospensione Condizionale

La sospensione condizionale della pena è un istituto fondamentale del nostro ordinamento penale, ma le condizioni per la sua revoca possono essere complesse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 18157/2025) offre un importante chiarimento sulla nozione di reati della stessa indole, un concetto chiave per decidere se un nuovo illecito debba comportare l’esecuzione della pena precedentemente sospesa.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte prende le mosse da un provvedimento di esecuzione di pene concorrenti. Un individuo aveva ottenuto una prima sospensione condizionale della pena nel 2014 per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). Successivamente, nel 2016, all’interno del quinquennio di prova, commetteva un nuovo delitto della medesima specie, ottenendo una seconda condanna con annessa sospensione condizionale.

Infine, nel 2021, la stessa persona veniva condannata per la contravvenzione di cui all’art. 187, comma 8, del Codice della Strada, per essersi rifiutata di sottoporsi agli accertamenti per la guida in stato di alterazione psico-fisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti.

Il Pubblico Ministero chiedeva la revoca di entrambe le sospensioni condizionali. Tuttavia, il Giudice dell’udienza preliminare rigettava l’istanza, sostenendo che la contravvenzione stradale non fosse della stessa indole del delitto in materia di stupefacenti, basando la sua valutazione sulla diversità dei beni giuridici tutelati dalle norme (la salute pubblica per il reato di spaccio, la sicurezza della circolazione per quello stradale).

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza impugnata. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata e lacunosa la valutazione del giudice di merito su due fronti.

In primo luogo, il giudice non aveva correttamente considerato la richiesta di revoca della prima sospensione, che avrebbe dovuto essere disposta già a seguito della commissione del secondo delitto (quello del 2016), avvenuta entro il quinquennio.

In secondo luogo, e punto centrale della sentenza, la Corte ha censurato l’interpretazione restrittiva e formalistica del concetto di reati della stessa indole.

Le motivazioni: L’interpretazione estensiva dei reati della stessa indole

La Suprema Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: la nozione di reati della stessa indole, richiamata dall’art. 101 del codice penale, non si limita a reati che violano la stessa disposizione di legge. Essa comprende anche illeciti previsti da norme diverse che presentano, in concreto, “caratteri fondamentali comuni”.

Questa valutazione deve essere condotta analizzando:
1. La natura dei fatti: le modalità concrete con cui i reati sono stati commessi.
2. I motivi determinanti: le ragioni soggettive che hanno spinto l’autore a delinquere.

Limitarsi a confrontare astrattamente i beni giuridici tutelati dalle norme incriminatrici, come fatto dal giudice di merito, è un approccio insufficiente e viziato. Nel caso specifico, il giudice avrebbe dovuto approfondire se il rifiuto di sottoporsi al test non fosse motivato proprio dalla volontà di nascondere una condizione di alterazione legata all’uso di stupefacenti, creando così un collegamento sostanziale con i precedenti reati.

Le motivazioni: L’errore del giudice di merito

La motivazione del provvedimento impugnato è stata definita “sincopata” e “viziata”, perché non ha esteso l’analisi alle motivazioni sottese alla scelta di delinquere. Il giudice ha trascurato di considerare che il rifiuto di sottoporsi all’accertamento poteva essere strettamente connesso alla precedente condotta legata agli stupefacenti, manifestando una persistente inclinazione verso lo stesso tipo di illegalità.

In sostanza, la Corte afferma che per stabilire se due reati sono della stessa indole, non basta guardare al titolo del reato, ma bisogna scendere nel dettaglio del comportamento concreto e delle sue cause.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un’interpretazione sostanziale e non formalistica del diritto penale. La valutazione sulla revoca della sospensione condizionale deve essere rigorosa e completa, tenendo conto di tutti gli elementi che possono rivelare una comune radice tra il primo reato e quello successivo. Per i cittadini, ciò significa che anche la commissione di un reato apparentemente slegato da quello precedente (come una contravvenzione stradale rispetto a un delitto di spaccio) può portare a conseguenze gravi come la revoca di un beneficio e l’esecuzione della pena, se il giudice individua un collegamento concreto tra le due condotte.

Cosa si intende per ‘reati della stessa indole’ secondo la Cassazione?
Non solo i reati che violano la stessa norma di legge, ma anche quelli che, pur essendo diversi, presentano in concreto caratteri fondamentali comuni, basati sulla natura dei fatti, sulle modalità di esecuzione o sui motivi che li hanno determinati.

Una contravvenzione può causare la revoca di una sospensione condizionale concessa per un delitto?
Sì, può causarla, ma solo se la contravvenzione è ritenuta ‘della stessa indole’ del delitto precedente. La valutazione non si basa solo sulla diversa gravità o sul diverso bene giuridico protetto, ma su un’analisi concreta dei fatti.

Come deve agire un giudice per valutare se due reati sono della stessa indole?
Il giudice non deve limitarsi a un confronto astratto tra le norme violate. Deve invece condurre un’analisi approfondita e concreta delle condotte, esaminando le modalità esecutive e le motivazioni soggettive che hanno portato alla commissione di entrambi i reati per trovare eventuali punti di contatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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