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Reati ostativi e pene sostitutive: la Cassazione chiarisce

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato per reati ostativi legati agli stupefacenti che chiedeva la detenzione domiciliare sostitutiva. La Corte ha confermato che tali reati precludono l’accesso alle pene sostitutive, salvo specifiche eccezioni non applicabili al caso.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati Ostativi e Pene Sostitutive: Stop dalla Cassazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di esecuzione della pena: la commissione di reati ostativi preclude l’accesso alla detenzione domiciliare sostitutiva. Questa decisione chiarisce l’impatto della cosiddetta Riforma Cartabia sulle pene sostitutive, delineando confini precisi per l’applicazione dei benefici di legge. L’analisi del provvedimento è cruciale per comprendere quando un condannato può sperare in una misura alternativa al carcere e quando, invece, la porta resta chiusa.

I fatti del processo

Il caso ha origine da una condanna per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, aggravati ai sensi degli artt. 73 e 80 del D.P.R. 309/90. La Corte d’Appello aveva rideterminato la pena in due anni, nove mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una cospicua multa. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, lamentando il mancato accoglimento della richiesta di sostituire la pena detentiva con la detenzione domiciliare sostitutiva. Secondo il ricorrente, la Corte territoriale avrebbe errato nel negare il beneficio, violando la legge e fornendo una motivazione carente.

La decisione della Cassazione sui reati ostativi

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura dei reati per cui era intervenuta la condanna. I giudici hanno sottolineato che tali crimini rientrano nel novero dei cosiddetti reati ostativi, elencati nell’art. 4-bis della legge sull’ordinamento penitenziario (L. 354/1975). Questa qualificazione, come vedremo, ha un effetto preclusivo diretto sull’applicabilità delle pene sostitutive.

Le motivazioni: perché i reati ostativi bloccano le pene sostitutive

La Corte ha fondato il proprio ragionamento sull’interpretazione dell’art. 59 della legge n. 689/1981, così come modificato dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia). La norma esclude esplicitamente la possibilità di sostituire la pena detentiva quando la condanna riguarda uno dei reati ostativi. Questa esclusione rappresenta una ‘condizione soggettiva ostativa’: la caratteristica del reato commesso dall’imputato impedisce a priori la concessione del beneficio.

I giudici hanno evidenziato come la stessa Relazione illustrativa della riforma avesse chiarito l’intento del legislatore: coordinare la nuova disciplina delle pene sostitutive con le preclusioni già esistenti per l’accesso alle misure alternative. L’unica eccezione a questa regola ferrea è rappresentata dal riconoscimento dell’attenuante speciale della collaborazione, prevista dall’art. 323 bis, secondo comma, del codice penale. Poiché nel caso di specie tale attenuante non era stata concessa, la preclusione operava in modo automatico e invalicabile.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza consolida un’interpretazione rigorosa della normativa sulle pene sostitutive. La conseguenza pratica è netta: per i condannati per reati ostativi, come quelli in materia di stupefacenti (nelle forme aggravate), mafia o terrorismo, la via della detenzione domiciliare sostitutiva è sbarrata. La decisione serve da monito: la gravità del reato commesso è un fattore determinante non solo per la quantificazione della pena, ma anche per le modalità della sua esecuzione. Solo una collaborazione effettiva con la giustizia, legalmente riconosciuta, può aprire uno spiraglio verso benefici altrimenti negati. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle Ammende.

È possibile ottenere la detenzione domiciliare sostitutiva per un reato grave legato agli stupefacenti?
No, se il reato rientra nella categoria dei cosiddetti ‘reati ostativi’ (come nel caso degli artt. 73 e 80 del D.P.R. 309/90), la legge esclude esplicitamente la possibilità di accedere a pene sostitutive come la detenzione domiciliare.

Cosa sono i reati ostativi?
Sono reati considerati di particolare allarme sociale per i quali la normativa penitenziaria prevede forti limitazioni all’accesso ai benefici e alle misure alternative alla detenzione, a causa della loro gravità.

Esiste un’eccezione che permette la pena sostitutiva anche per i reati ostativi?
Sì, la sentenza chiarisce che l’unica eccezione è il riconoscimento della circostanza attenuante della collaborazione con la giustizia, prevista dall’articolo 323 bis, secondo comma, del codice penale. In assenza di tale attenuante, il divieto è assoluto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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