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Reati ostativi: cumulo di pene e accesso ai benefici

Un detenuto, in esecuzione di un cumulo di pene per diversi reati ostativi, si è visto rigettare il ricorso dalla Corte di Cassazione. Aveva chiesto un accertamento sull’impossibilità di collaborazione per un reato la cui pena era già stata interamente scontata, al fine di accedere a un permesso premio per la pena residua. La Corte ha confermato il principio secondo cui la pena scontata va imputata prima ai reati ostativi più gravi, rendendo inammissibile una valutazione postuma su una pena già espiata.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Reati Ostativi: Cumulo di Pene e Accesso ai Benefici Penitenziari

La gestione della pena in presenza di reati ostativi rappresenta uno degli aspetti più complessi del diritto penitenziario. Questi reati, a causa della loro gravità, limitano fortemente l’accesso ai benefici come i permessi premio o le misure alternative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13518/2024) ha fornito chiarimenti cruciali su come viene calcolata la pena scontata quando un detenuto deve espiare un cumulo di pene per diversi reati, alcuni dei quali ostativi. La decisione ribadisce un principio fondamentale: la pena si sconta partendo dai delitti più gravi.

I fatti del caso

Il caso riguarda un detenuto che sta scontando una pena cumulativa derivante da due diverse condanne. La prima era di dodici anni per un reato assolutamente ostativo, previsto dall’art. 4-bis, comma 1-bis dell’Ordinamento Penitenziario. La seconda, di diciassette anni e due mesi, includeva quindici anni e quattro mesi per reati ostativi di seconda fascia (art. 4-bis, comma 1-ter) e una parte residua per reati comuni.

Avendo interamente espiato la pena di dodici anni per il reato più grave, il detenuto ha presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza. La sua richiesta era finalizzata a ottenere una valutazione sull’impossibilità di collaborazione con la giustizia relativa a quel primo reato. L’obiettivo era eliminare retroattivamente la sua natura ostativa e poter così utilizzare il periodo di detenzione già sofferto per raggiungere prima la soglia necessaria a richiedere un permesso premio per la pena residua.

Il Tribunale di Sorveglianza ha respinto la richiesta, ritenendo che, una volta espiata la pena per un reato, diventa irrilevante e inammissibile qualsiasi accertamento sulle condizioni che avrebbero potuto superarne l’ostatività. Contro questa decisione, il detenuto ha proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sui reati ostativi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e confermando pienamente la decisione del Tribunale di Sorveglianza. I giudici hanno stabilito che l’operazione richiesta dal ricorrente – ossia, accertare le condizioni per superare l’ostatività di un reato la cui pena è già stata completamente espiata – non è consentita dalla legge.

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su consolidati principi giurisprudenziali. Ecco i punti chiave del ragionamento:

1. Imputazione della pena scontata: In caso di cumulo materiale di pene che includono reati ostativi, la parte di pena già scontata deve essere imputata prioritariamente a questi ultimi. Ciò significa che il detenuto estingue prima le pene per i reati che bloccano l’accesso ai benefici. Solo una volta esaurite queste, la detenzione sofferta inizia a valere per le pene relative a reati comuni o meno gravi.

2. Inammissibilità dell’accertamento postumo: L’accertamento sull’impossibilità oggettiva di collaborazione con la giustizia, previsto per superare il divieto di concessione dei benefici, è un’indagine incidentale. Deve essere necessariamente collegata a una specifica richiesta di beneficio (es. permesso premio, semilibertà) per il reato a cui si riferisce. Poiché la pena per il reato ostativo di prima fascia era già stata interamente scontata, non era più possibile richiedere alcun beneficio in relazione ad esso. Di conseguenza, è diventata impossibile e priva di scopo anche la richiesta di un accertamento preliminare.

3. Irrilevanza del ‘favor rei’: Il ricorrente ha invocato il principio del favor rei (il principio che impone l’interpretazione più favorevole all’imputato). Tuttavia, la Corte ha chiarito che tale principio non può essere utilizzato per sovvertire le regole procedurali e sostanziali del calcolo della pena. L’interpretazione richiesta avrebbe creato un meccanismo non previsto dalla legge, volto a eludere i rigorosi presupposti per l’accesso ai benefici in caso di reati ostativi.

Le conclusioni

La sentenza n. 13518/2024 rafforza un’interpretazione rigorosa delle norme sull’esecuzione della pena in presenza di reati ostativi. Le implicazioni pratiche sono significative:

* Nessuna valutazione retroattiva: Non è possibile “ripulire” la propria posizione giudiziaria chiedendo un accertamento su un reato la cui pena è già stata saldata. La valutazione sull’ostatività e sulla sua superabilità deve essere attuale e funzionale a una richiesta concreta.
* Certezza nel calcolo della pena: Viene confermato il criterio per cui il “debito” con la giustizia si estingue partendo dai reati più gravi. Questo garantisce che le pene per i crimini di maggiore allarme sociale vengano effettivamente scontate prima di poter accedere a qualsiasi percorso di reinserimento esterno.
* Limite alle strategie difensive: La pronuncia chiude la porta a tentativi di utilizzare lo scioglimento del cumulo e gli accertamenti incidentali in modo strategico per accelerare l’accesso ai benefici, ribadendo che le condizioni previste dalla legge devono essere soddisfatte secondo una precisa sequenza temporale e procedurale.

In caso di cumulo di pene per più reati ostativi, quale pena si considera scontata per prima?
La pena si considera scontata per prima per i reati ostativi. La giurisprudenza costante stabilisce che la pena espiata deve essere previamente computata su quella inflitta per i delitti che ostacolano l’accesso ai benefici, partendo da quelli più gravi.

È possibile chiedere un accertamento sull’impossibilità di collaborare per un reato ostativo la cui pena è già stata completamente scontata?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale richiesta è inammissibile. L’accertamento sulle condizioni che permettono di superare gli ostacoli (come l’impossibilità di collaborazione) deve essere funzionale alla richiesta di un beneficio specifico per quel reato e non può essere richiesto “a posteriori” quando la relativa pena è già stata espiata.

L’aver scontato la pena per un reato ostativo di “prima fascia” rende automaticamente più facile l’accesso ai benefici per i restanti reati?
No. L’aver scontato la pena per il reato più grave non modifica le regole per l’accesso ai benefici per i reati residui. Il detenuto dovrà comunque scontare la frazione di pena richiesta dalla legge per gli altri reati ostativi ancora in esecuzione prima di poter avanzare istanza per un permesso premio o altri benefici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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